Il Comitato 'Salviamo la Collina dal Cemento' di Vinci scrive una lettera ai consiglieri comunali contro il progetto delle nuove RSA di Sovigliana a Vinci. Il Comitato esprime preoccupazione per la possibile concessione di tre ettari di suolo agricolo vergine per la costruzione di una struttura privata su cui, secondo il Comitato, ci sarebbero anche delle questioni da chiarire in merito alla compatibilità con la normativa regionale in materia di RSA.
"Concedere l’utilizzo di tre ettari di suolo vergine agricolo per la costruzione di un imponente progetto privato è un errore di cui dovrete rendere conto proprio alle generazioni future. È una vostra responsabilità personale. Molti di voi sono giovani, questo è probabilmente il primo atto importante che siete chiamati a votare. Volete veramente essere responsabili del deturpamento di una bellissima parte di Sovigliana, della creazione di gravi criticità di traffico e sicurezza stradale, e dell’irrimediabile perdita di suolo?", si legge.
L'appello sottolinea l'importanza del suolo come risorsa ecosistemica limitata e non rinnovabile, e "rivolgendosi in particolare ai consiglieri PD", dichiara che "non si può non sottolineare come la realizzazione di questo progetto non sia in linea con il mandato ricevuto da vostri elettori".
Il Comitato evidenzia anche come la costruzione di nuove RSA non risolva a suo modo di vedere il problema della mancanza di fondi statali per le cure sanitarie, aggravando invece la situazione. Suggeriscono alternative come il riutilizzo di edifici esistenti e chiedono ai consiglieri di riflettere sulla decisione e votare contro il progetto per proteggere il territorio per le generazioni future.
Ecco il testo:
Appello ai Consiglieri del Comune di Vinci,
vi indirizziamo questo appello nella speranza che vogliate leggerlo con mente e coscienza aperte.
Il suolo è vivo e ha delle funzioni ecosistemiche fondamentali e gratuite (autorigenerazione del suolo, riserva e depurazione dell’acqua, biodiversità, regolazione climatica, assorbimento della CO2, ecc.).
Sebbene pensiamo che il fattore economico non debba essere l’unico metro di giudizio, è rilevante che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il più autorevole ente Statale in materia, abbia calcolato in 100.000 € il costo annuale per ettaro di suolo perduto.
Il suolo è limitato: sul nostro Pianeta, nella nostra Nazione, nella nostra Regione, nel nostro Comune, la quantità di suolo è quella, e non aumenterà.
Il suolo è non rinnovabile: nell’incontro di venerdì 6 settembre, al quale alcuni di voi erano presenti, Luca Mercalli ha ribadito più volte con una chiarezza desolante cosa succede quanto si cementifica: il suolo muore, per sempre, e non è più recuperabile. Anche laddove vengano rimossi asfalto e cemento, il suolo è perso. Sono necessari molti secoli per ricreare 1 solo cm di suolo vivo.
Il suolo è insostituibile: non esiste niente in natura o creato dall’uomo che potrà sostituire la funzione e il valore ecosistemico del suolo.
Per tutto questo, il suolo è un bene prezioso ed è dovere collettivo salvaguardarlo e custodirlo per le generazioni future. E i primi chiamati a farlo siete voi, che avete ricevuto democraticamente da molti di noi un mandato per gestire la cosa pubblica. La cosa pubblica però non è di vostro possesso, dovete gestirla per la collettività e trasmetterla alle generazioni future.
Tanti errori che umanamente anche gli amministratori possono compiere sono rimediabili. Concedere l’utilizzo di tre ettari di suolo vergine agricolo per la costruzione di un imponente progetto privato è un errore di cui dovrete rendere conto proprio alle generazioni future, perché su quello non si torna più indietro, non è un errore a cui c’è un rimedio.
In alcune occasioni, è stato ricordato che il Regolamento Urbanistico prevedeva sulla collina già dei progetti di edilizia residenziale. Su questo è necessario che abbiate chiaro che i nuovi strumenti urbanistici adottati (PSI e POC), recependo la L.R. n.65 del 2014, hanno dovuto ridefinire i confini del territorio urbanizzato, sancendo che la collina NON è territorio urbanizzato, e previsioni di edilizia residenziale non sarebbero più state consentite.
Il destino di quel suolo, dunque, sarebbe stato rimanere campagna, e invece, districandosi tra gli spazi interpretativi della Normativa Urbanistica, e sulla spinta di enormi interessi privati, tre ettari di campagna, 50 meravigliose piante di olivo, una vigna e l’arbusteto potrebbero essere destinati al cemento. Non si può dire che il suolo della collina fosse già consumato, perché non lo è e non lo sarà se avrete il coraggio, la forza e la coscienza di dire no a questo progetto.
È una vostra responsabilità personale. Molti di voi sono giovani, questo è probabilmente il primo atto importante che siete chiamati a votare. Volete veramente essere responsabili del deturpamento di una bellissima parte di Sovigliana, della creazione di gravi criticità di traffico e sicurezza stradale, e dell’irrimediabile perdita di suolo? I luoghi per fare le RSA si possono trovare altrove. Siamo assolutamente convinti che sul nostro territorio o nei territori limitrofi, se ce ne fosse la reale volontà, sarebbe possibile trovare immobili esistenti da riutilizzare (o da abbattere e ricostruire) che non comporterebbero la perdita di un prezioso bene come il suolo.
[...] Rivolgendosi in particolare ai consiglieri PD, non si può, inoltre, non sottolineare come la realizzazione di questo progetto non sia in linea con il mandato ricevuto da vostri elettori.
“La legge di Riforma n.33/2023 (legge delega sulla non autosufficienza) è una occasione unica per fare scelte innovative che passino dal riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio.
Occorre realizzare [...] una pianificazione d’area che preveda: la promozione di misure a favore dell’invecchiamento attivo, dell’inclusione sociale, la promozione di nuove forme di coabitazione solidale tra persone anziane e tra le generazioni, [...] l'integrazione degli istituti dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e del Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD); il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla somministrazione di cure palliative domiciliari e presso hospice; la previsione d’interventi a favore dei caregiver familiari; la valorizzazione del ruolo del Terzo settore nell’ambito dell’assistenza domiciliare.”
Questo è un estratto del vostro programma. Questo è il mandato per cui siete stati eletti. La costruzione di poli sanitari privati non era nel vostro programma.
Le RSA non possono essere l’unica alternativa, ma se si continua a permettere la costruzione di questi colossi, senza una reale pianificazione politica alle spalle, si avrà come risultato il drenaggio di tutto il budget pubblico e non resteranno contributi per altri tipi di assistenza come quelli da voi inseriti nel programma.
Una retta in una RSA costa mediamente 3.000 € al mese.
Come certamente saprete, la retta per le RSA, in regime di convenzione, è composta di due voci: quota sanitaria (pagata dal Servizio Sanitario Nazionale, circa il 50% della retta) e la quota alberghiera (o sociale, pagata dall’assistito o, se ne ha diritto, dal Comune). Il problema riscontrato dagli operatori del settore, non è la mancanza di posti nelle RSA, ma la mancanza di fondi statali per pagare le quote sanitarie: i cittadini che non possono permettersi di pagare la retta privatamente, sono inseriti nelle liste di attesa. Non mancano i posti letto, mancano i fondi per le quote sanitarie. E questo non cambierà con la costruzione di nuove strutture come la RSA di Sovigliana!
Lo Stato paga mediamente 1.500 € al mese per un assistito in RSA, a cui vanno sommati eventuali contributi Comunali. Con questi stessi fondi, si potrebbero probabilmente aiutare due o tre famiglie che preferirebbero assistere un loro caro a casa.
L’RSA è sicuramente un servizio indispensabile per qualcuno, ma è anche sicuramente il più oneroso per le casse dello Stato e può non essere la giusta risposta per tutti. C’è necessità di differenziare la tipologia di assistenza. E il vostro programma elettorale lo sosteneva.
Detto tutto ciò, vi poniamo una domanda: siete veramente, intimamente, profondamente certi della bontà di questa operazione? Se solo albergasse dentro di voi un dubbio, non sarebbe doveroso nei confronti dei vostri elettori e delle generazioni future chiedere di fermare il progetto? Ne avete lo strumento: votando “NO”! Una RSA si potrà sempre costruire, auspicabilmente sulla base di una seria pianificazione di politica sanitaria e urbanistica, il suolo, invece, è perso per sempre.
Ci sarà un PRIMA e un DOPO nella storia di Sovigliana, e sarete voi a deciderlo, sarete voi a cui i vostri elettori e le generazioni future chiederanno merito di quanto fatto.
Il Comitato Salviamo la Collina dal Cemento
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