"Patate a rischio per caldo e umidità": l'allarme di Coldiretti Toscana

Patate

Cassette vuote, varietà autoctone in pericolo ed economie di montagna in difficoltà. Non è l’anno della patata (Solano tuberosum) in Toscana. I cambiamenti climatici dimezzano la produzione di patate costringendo, per la prima volta dopo tanti anni l’azienda agricola Latera ed il Consorzio Granaio de Medici, ci troviamo nel Mugello, ad annullare la tradizionale raccolta fai da te: l’iniziativa in difesa dei consumatori e contro il caro spesa che consentiva a centinaia di famiglie di fare la scorta di patate pagandole molto meno rispetto a supermercati ed altri canali di vendita. Situazione analoga a Zeri, siamo dalla parte opposta della Toscana, nel nord al confine con l’Emilia Romagna e così sulla Montagna Pistoiese dove il prezioso tubero è una risorsa importante per sostenere il reddito delle aziende agricole che presidiano territori difficili e marginali. A dirlo è Coldiretti Toscana secondo cui la produzione di patate, a causa del caldo estremo e dell’umidità, sarà più che dimezzata rispetto ai 130 mila quintali del 2023. Uno scenario che rappresenta una minaccia anche per le varietà autoctone locali come la patata del Melo o di Zeri. “Parliamo di una riduzione della produzione tra il 30% e l’80% a seconda della zona e dell’altitudine che inciderà pesantemente sulle imprese agricole che attraverso la vendita diretta e la loro lavorazione traggono una redditività importante soprattutto in quei territori, come quelli montani, dove fare agricoltura è più difficile ed oneroso e dove l’azienda agricola è il motore sociale, economico ed umano di borghi e paesi. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – I cambiamenti climatici stanno mettendo in pericolo il Made in Italy agroalimentare, dal vino ai formaggi fino ai salumi, insieme ad un patrimonio inestimabile fatto di piccole produzioni agricole tradizionali di cui gli agricoltori sono custodi senza dimenticare che nove tipicità su dieci regionali nascono e vengono prodotte nei piccoli comuni con meno di 5 mila abitanti. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze del surriscaldamento ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Una nuova sfida per le imprese agricole che – prosegue la presidente di Coldiretti Toscana – devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.

Il passaggio della raccoglitrice che “scava”  con delicatezza per portare alla luce le radici nascoste sottoterra non lascia dietro la solita generosa scia di patate che vengono selezionate poi a mano dagli agricoltori. Le cassette sono per metà vuote e le pezzature piccole. “Quest’anno abbiamo avuto una forte perdita del prodotto con calo medio della produttività tra il 30% e 40%. – spiega Giacomo Tatti dell’azienda agricola Latera -  Le alte temperature surriscaldano la parte fertile del terreno provocando una evapotraspirazione importante togliendo di fatto l’acqua a disposizione del tubero per il proprio accrescimento portando a pezzature minori e di poco peso. E’ un danno anche per la nostra filiera perché viene a mancare un prodotto fondamentale per il nostro agriturismo e la produzione del tortello mugellano che basa la sua ricetta proprio sulla patata”.

Nella valle di Zeri, in provincia di Massa Carrara, la varietà autoctona è inserita nella lista dei prodotti tradizionali regionali ed è considerata a rischio estinzione. Prodotta ancora da un piccolo gruppo di pataticoltori in quella che è storicamente una terra di pascoli ad oltre 1000 metri di altitudine, la sua coltivazione risale al 1777. Viene anche chiamata la patata di Formentara. Barbara Conti, pastora custode di prima generazione ne raccoglie ogni anno tra i 60 e gli 80 quintali. “E’ un’annata negativa per la patata. La produzione ha avuto una riduzione di due terzi: siamo nell’ordine del 70% di prodotto raccolto in meno. Qui da noi ha piovuto molto ma ha anche fatto molto caldo creando le condizioni di umidità perfette per attivare la peronospora che infetta le foglie. Quest’anno non potremo contare su un prodotto molto ricercato legato a questi territori e che coltiviamo con grande passione ed attenzione. Per la nostra piccola azienda, che basa la sua sostenibilità anche sulla produzione di patate, è un duro colpo”.

Sulla Montagna Pistoiese, ad oltre mille metri di quota, si coltiva un'altra eccellenza: la patata bianca del Melo (il Melo è una frazione del Comune di Abetone Cutigliano). Una varietà resiliente caratterizzata da un gusto delicato, consistenza farinosa e un alto contenuto di amico e fosforo. “Nonostante gli adeguamenti alle continue novità, dal clima all’eccesso di fauna selvatica, per gli agricoltori della montagna ogni anno c’è una nuova piaga - spiega Giuseppe Corsini, dell’Agriturismo Le Roncacce e presidente provinciale di Terranostra, l’associazione che promuove gli agriturismi della rete Coldiretti-Campagna Amica-. Abbiamo dovuto seminare tardi, per le tante continue giornate di pioggia di aprile-maggio. Poi non si è più vista acqua ed il risultato è devastante. Stimiamo il calo produttivo nell’80%”.

I danni per le aziende non sono solo la minor quantità di patate prodotte, a pesare sui bilanci sono anche “le tante ore di lavoro impiegate a preparare il terreno per la semina, per le altre lavorazioni ed il gasolio utilizzato. – spiega Daniela Pagliai, dell’Agriturismo I Taufi - Noi avevamo seminato 75 quintali di patate, ma rispetto al raccolto previsto raccoglieremo molto meno di quanto seminato, con un crollo dell’80% rispetto alla resa normale“.

Arrivato in Europa dopo la scoperta dell’America con l’etichetta di “tubero del demonio”, la patata è tra gli alimenti agricoli più coltivati al mondo insieme a mais, riso e frumento. La sua versatilità e capacità di adattarsi ad ogni latitudine e a diverse condizioni climatiche insieme alle sue proprietà nutritive ne fanno un prodotto fondamentale per molte filiere agroalimentari. In Toscana, questo tubero, viene coltivato soprattutto da piccoli produttori su circa 800 ettari di terreno dedicati con le superfici in crescita del 4% rispetto al 2022.

Fonte: Coldiretti - ufficio stampa

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