In sei mesi oltre 1000 agressioni al personale sociosanitario toscano, 207 le aggressioni fisiche

Le aggressioni al personale sociosanitario sono in costante aumento anche in Toscana. Per questo, negli ultimi anni, la Regione Toscana si è mossa definendo precise linee di indirizzo per prevenire e gestire gli atti di violenza. Nell’ottobre 2023 la Giunta regionale, con una delibera, ha deciso di potenziare le misure di prevenzione e stanziato a questo proposito complessivamente 2 milioni e 100 mila euro per la sicurezza degli operatori sanitari e sociosanitari.

Questa mattina, in commissione Sanità presieduta da Enrico Sostegni (Pd), è stato fatto il punto sull’attuazione della delibera. “La Commissione, dopo aver affrontato a più riprese il tema – ha spiegato Sostegni – aveva preso l’impegno di fare il punto, a distanza di un anno, dello stato degli interventi in corso a livello regionale”. Per questo sono stati ascoltati i direttori generali delle Aziende Usl della Toscana, i direttori generali delle Aziende Ospedaliero-Universitarie della Toscana, i direttori generali dell’Ispro, dell’Aou Ircss Meyer e della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio e il segretario generale Anaao Assomed Regione Toscana.

Giovanna Bianco, responsabile del settore Prevenzione e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro della Regione Toscana, ha illustrato le azioni regionale messe in atto per la prevenzione. Non solo in Toscana è attivo dal 2018 un Osservatorio regionale aggressioni, ma è anche attivo Si-Grc, il Sistema integrato gestione rischio clinico, che segnala tra l’altro gli eventi sentinella. Dal 2019 sono monitorate trimestralmente tutte le aggressioni, indipendentemente dalla loro gravità e dalle conseguenze. Dal 2022 la Regione Toscana partecipa all’Osservatorio nazionale aggressioni.

I dati raccolti dall’Osservatorio regionale dimostrano un aumento, negli ultimi anni, degli episodi denunciati. Nel primo semestre del 2024 sono stati registrati 1136 casi di aggressione (207 casi di aggressione fisica, 903 verbale, 26 contro la proprietà).

Nel 2023 i casi totali erano stati 2356, 1258 nel 2022, 817 nel 2021, 752 nel 2020. Le aggressioni avvengono nella maggioranza dei casi nei pronto soccorso, in ambito ospedaliero, e in ambito territoriale nei servizi di psichiatria. Solo il 5% delle aggressioni diviene un caso di infortunio sul lavoro.

Con il finanziamento stanziato di 2 milioni e 100 mila euro è stato fornito un elenco di azioni raccomandate che aziende ed enti del sistema sanitario regionale possono mettere in atto contro il rischio aggressioni; si tratta di azioni aggiuntive rispetto alle misure di prevenzione e tutela già individuate nell’ambito della valutazione dei rischi aziendali.

"Ci si è mossi su alcune direttive - hano spiegato dalla Regione -: migliorare la comunicazione con i cittadini e la risposta ai bisogni dell’utente, fornire indicazioni per la tutela legale degli operatori che prevedano la presa in carico da parte dell’azienda, migliorare gli strumenti di tutela. Tutte le aziende e strutture sanitarie, come hanno spiegato i vari responsabili durante l’audizione, hanno messo in campo alcuni interventi durante quest’anno: si va dall’affissione di poster tematici e da campagne di comunicazione per sensibilizzare sulla gravità degli episodi di violenza nel confronto del personale sanitario e invitare al rispetto, all’adozione di dispositivi di rilevamento personale, con la possibilità di chiedere aiuto, per gli operatori delle principali attività territoriali che richiedono il lavoro “in solitario”; dall’installazione di nuove telecamere di videosorveglianza all’interno e all’esterno degli edifici sanitari, di pulsanti di allarme collegati ad una sala di controllo presidiata alla progettazione di ‘vie di fuga’, a serrature adeguate e illuminazione. Sono partiti anche vari corsi di formazione per il personale sanitario e socio-sanitario tesi al riconoscimento precoce e alla gestione di comportamenti potenzialmente aggressivi e violenti, così come sono state implementati le procedure per la tutela legale e i servizi di supporto psicologico al personale. Dubbi sono stati espressi invece, da parte di alcune aziende, sui corsi di difesa personale, che pure sono partiti in alcune realtà".

In generale, è stata messa in evidenza la necessità di una migliore interlocuzione con le forze dell’ordine. Se pure sono stati migliorati i presidi nelle strutture (ad esempio a Careggi il posto di polizia è stato spostato accanto al Pronto soccorso) non sempre, segnalano gli operatori, gli interventi sono così tempestivi o così incisivi da evitare i danni delle aggressioni. Da parte dei sindacati è stata sottolineata l’esigenza di non lasciare soli gli operatori che “spesso sono stufi delle trafile burocratiche a cui si devono sottoporre dopo una denuncia” e di effettuare “giri per la sicurezza per effettuare le buone pratiche”.

“Dall’audizione di questa mattina sono usciti un quadro aggiornato e spunti importanti, come le criticità dei rapporti con i soggetti esterni e la necessità di omogeneizzare le prestazioni, su cui la Commissione lavorerà nelle prossime settimane” ha commentato il presidente Sostegni alla fine della seduta.

Anche da parte degli altri membri della Commissione sono partite considerazioni: Andrea Ulmi (Gruppo misto-Merito e lealtà) ha sottolineato la necessità di tutelare gli operatori delle zone isolate e di abbattere la burocrazia per la tutela legale; Federica Fratoni (Pd) quella di ricorrere a interventi di carattere regionale sulle aggressioni anziché riferirsi all’ambito contrattuale che ha riferimenti diversi; Giovanni Galli (Lega) quella di omogeneizzare i servizi; Vincenzo Ceccarelli (Pd), ricordando che ormai atteggiamenti di individualismo spinto pervadono tutta la società, quella di migliorare la comunicazione; Donatella Spadi (Pd) quella di far sentire protetti gli operatori sanitari anche e soprattutto applicando la tutela legale.

Fonte: Ufficio Stampa



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