Ospedale a Pitigliano: una storia lunga più di 100 anni

Una struttura di servizio voluta dai pitiglianesi


L’ospedale Petruccioli nasce il 24 agosto 1924 in quella che oggi è la casa di riposo Don Francesco Rossi. Solo alla metà degli anni Cinquanta si trasferisce nel nuovo edificio di Via M.Ciacci.Tutto ha inizio nel 1922 quando l’Ente Morale ‘Opera Pia Don Francesco Rossi’ (che nel 1918 era stato istituito per la creazione di un ricovero per vecchi inabili al lavoro) stipula con la Congregazione della Carità pitiglianese un contratto d’affitto di parte dell’edificio (costruito direttamente dal Fondatore a sue spese, su progetto dell’ing. Temistocle Sadun) per adibirlo ad Ospedale. L’inaugurazione dell’Ospedale (nei locali di quella che oggi è l’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona di via don Francesco Rossi, 103) avviene il 24 agosto 1924, dopo l’effettuazione di tutta una serie di lavori di adattamento. Prende il nome ‘Ospedale O.P. Francesco Petruccioli’, a seguito dell’accettazione del lascito testamentario dell’ing. Francesco Petruccioli, di antica famiglia pitiglianese, avvenuto nel 1912 dal notaio Pietro Rossi di Pitigliano.

È dotato di un ambulatorio per la visita del medico a piano terra e al primo piano di due stanzoni, divisi per sesso e di una sala operatoria. La guida medica è del dottor Bruscalupi e quella chirurgica del professor B. Bognomini.

"Ricordare i 100 anni del Petruccioli – commentano i sindaci dell'Unione dei Comuni delle Colline del Fiora - significa festeggiare un punto fermo che è stato messo nella storia e nel futuro del territorio delle colline del Fiora.Il Petruccioli è stato negli anni, ed è tuttora, un grande riferimento per le nostre popolazioni. A fasi alterne ha vissuto momenti di ottimo funzionamento e momenti di crisi. Gli anni Ottanta e Novanta possono essere considerati il punto più alto toccato in termini di servizi offerti e prestigio del presidio ospedaliero. Guardando alla storia dell’ospedale però si vede anche come sia cambiata la sanità nel corso degli anni fino alla crisi del post Covid finalmente superata con la riapertura del reparto di medicina e l’assunzione del nuovo primario. Nel frattempo però la sanità sta cambiando, perché sta cambiando la società, e la volontà di affiancare le cure territoriali a quelle ospedaliere ha portato a investire sulla creazione di 20 nuovi posti letto di ospedale di comunità e della nuova palazzina per la casa di comunità. Sono investimenti importanti e resi possibili grazie ad una scelta forte, ma anche al fatto che questo fosse un polo ospedaliero già esistente ed operante. Il Petruccioli è quello che più ha ottenuto in termini di finanziamenti PNRR proprio perché ha storicamente avuto meno. Vogliamo guardare al futuro con speranza e celebrare la data della sua fondazione, ringraziando tutti i professionisti che ci hanno lavorato e che hanno contribuito al suo funzionamento e al suo prestigio".

"Un grande e sentito ringraziamento va a tutto il personale sanitario presente e quello passato per l’impegno dimostrato a garantire servizi e prestazioni per rispondere alla domanda di salute attraverso questo ospedale - dichiarano la direttrice sanitaria della Asl Toscana sud est Assunta De Luca e il direttore della Rete ospedaliera Massimo Forti - In una fase complessa del comparto sanitario pubblico, la Asl continua ad investire nelle strutture di riferimento qual è l’ospedale di Pitigliano. In particolare, alcuni giorni fa abbiamo annunciato l’avvio dei lavori, un investimento da 4,5 milioni di euro grazie a fondi Pnrr, per rafforzare l'integrazione tra l'ospedale e il territorio: la Casa di comunità che sorgerà di fronte all'ospedale e la creazione di ambienti in grado di ospitare 20 posti letto per le cure intermedie. Gli spazi sono pensati affinché medici specialisti, medici di medicina generale, infermieri di comunità e di famiglia e altri professionisti sanitari possano attivarsi insieme per la presa in carico completa della persona occupandosi della prevenzione, cura, assistenza in sede fino al suo domicilio".

I pazienti e le persone che afferiranno a queste strutture saranno i primi attori coinvolti nello sviluppo dei servizi, in una vera e concreta logica di "comunità".

Fonte: Ufficio Stampa

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