Donata a Barberino Tavarnelle una moneta d’argento con l’effigie di papa Urbano VIII

Le tre api che campeggiano sul fondo della moneta sono ben riconoscibili e riconducibili allo stemma del papa di origini barberinesi che passò alla storia come una delle figure religiose più significative e carismatiche del suo tempo, in grado di attuare una profonda opera di rinnovamento architettonico, culturale e artistico nella capitale. Si tratta di papa Urbano VIII, o meglio Maffeo Vincenzo Barberini, nato nella terra un tempo chiamata Tafania (Barberino Val d'Elsa) nel 1568 ed eletto papa nel 1623.

È una curiosa e interessante coincidenza quella legata alla consegna di una moneta d'argento a lui legata, in occasione dei 400 anni dall'elezione a pontefice, ricorrenza che si è tenuta ed è stata celebrata lo scorso anno. La moneta, detta grosso d'argento, che riporta sulla parte frontale la sua effigie, è stata ritrovata nella campagna di Barberino Tavarnelle, tra Sambuca e Badia e Passignano. I donatori, Giovanni Bellomo e Antonio Taddei, che l’hanno rinvenuta casualmente, hanno deciso di metterla a disposizione della collettività e l'hanno consegnata in forma di donazione al sindaco David Baroncelli.

"Una testimonianza così importante che racconta le origini, le radici di Barberino Tavarnelle e del suo illustre inquilino, - affermano i donatori - non poteva che passare nelle mani del sindaco Baroncelli che riteniamo persona colta, particolarmente sensibile e amante della storia e dell'arte del passato". Il sindaco non ha perso tempo e ha appeso nel suo ufficio il dono particolarmente gradito per il quale esprime gratitudine a Giovanni Bellomo e Antonio Taddei. “Ringrazio i donatori anche per la consegna di una stampa del 1855 che raffigura papa Urbano VIII ed incornicia e arricchisce la bellezza storica della moneta”.

Papa Urbano VIII ripristinò le funzioni dell'Inquisizione e condannò Galileo Galilei e le sue teorie eliocentriche. Fu un uomo colto, poeta, scrittore e amante dell'arte e lasciò traccia di sé come uno dei più grandi mecenati della storia, innovatore del Barocco, estimatore e committente di Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini, Nicolas Poussin e Claude Lorrain fra i tanti altri artisti dell'epoca. Il pontefice, attivo in vari ambiti, dalle arti alla letteratura, dalla storia alla scienza, dalla diplomazia alla lingua, è vissuto in un’epoca di aspri conflitti confessionali, di guerre, di censura e repressione del dissenso, ma anche di straordinaria fioritura delle arti e della lingua italiana. Per questa ragione il pontefice, figlio di sarti e mercanti di stoffe, uomo di grande intuito e cultura, riveste un ruolo centrale per la comprensione del Seicento, non solo italiano ed europeo, ma anche globale.

Fonte: Ufficio Stampa Associato Del Chianti Fiorentino - Ufficio Stampa



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