Pistoia Blues Festival, l'edizione 2024 colleziona 25mila presenze. Commosso omaggio di Nick Becattini

(foto di archivio)

Si è chiusa sabato sera con il doppio concerto di Antonello Venditti in Piazza Duomo e The Devon Allman Project al Teatro Bolognini, la 43esima edizione del Pistoia Blues Festival: nove serate totali tra quelle ufficiali del festival ed eventi speciali che hanno portato al Festival oltre 25.000 persone. A queste vanno poi ad aggiungersi le numerose presenze agli eventi collaterali targati “Blues City” nel centro storico della città . Un bilancio estremamente positivo per gli organizzatori che hanno visto quasi duplicate le presenze rispetto all’edizione precedente.

Un festival che ha emozionato un pubblico trasversale ma che non ha rinunciato alla sua anima blues. Si è iniziato con il sold out alla Fortezza Santa Barbara (lo scorso 4 luglio) per il concerto dei texani Calexico: la band ha regalato un meravigliosa performance di qualità contaminando rock, blues, country con ritmi etnici dell’America più profonda. Da segnalare la meravigliosa esibizione di Dee Dee Bridgewater (12 luglio) icona del jazz sempre in grande forma che ha stupito per dinamicità e freschezza. Dopo di lei il crooner Mario Biondi è una certezza senza tempo di classe ed eleganza che ha incantato oltre 2000 presenti. Anche la serata del 13 luglio ha visto la consacrazione del giovanissimo chitarrista Matteo Mancuso davanti a oltre un migliaio di spettatori estasiati dalla sua tecnica (prima di lui anche un Mark Lettieri in gran forma). Gli appassionati non potevano perdere lo spettacolo del figlio di Greg Allman, The Devon Allman Project sabato 13 in un teatro bolognini che ha chiuso con una standing ovation verso la potentissima band dell’artista.

La sezione “Storytellers” che da qualche anno porta il meglio del cantautorato italiano in Piazza Duomo, ha visto un inarrestabile Antonello Venditti (tre ore di concerto per una Piazza piena in ogni posto) e un Tommaso Paradiso che ha fatto capire che oltre a essere un hitmaker ha lo spessore dell’autore di razza. Un discorso a parte per Elio e le Storie Tese: musicisti top che non sfigurerebbero in qualsiasi kermesse di genere (prog, blues, jazz) ma dediti totalmente al divertimento dissacrante.

Uno dei momenti più toccanti ed emozionanti del festival è stato l’omaggio a Nick Becattini durante la serata del 12 luglio. Un artista di caratura internazionale che ha portato il nome della nostra città nel mondo. Sulle note di “Sweet Home Pistoia”, brano inedito che ha scritto proprio per il festival ricordando tante persone che hanno reso possibile 43 edizioni del Blues, è salito sul palco nonostante la sua grave malattia per raccogliere l’applauso del pubblico di Piazza Duomo.

Non certo di minore importanza gli eventi speciali del festival: la band britannica dei Blue ha letteralmente fatto impazzire il pubblico della piazza il 5 luglio. Il Teenage Dream Party ha fatto cantare un’intera generazione (6 luglio): una generazione al centro della conferenza spettacolo di Paolo Crepet con le sue riflessioni sociologiche incluse nel suo ultimo libro.

Un’ultima analisi sul concept di musica diffusa Blues City: eventi collaterali di matrice blues disseminati nel centro storico (Piazza Gavinana, Sala, Spirito Santo, Giovanni XXIII) ha permesso anche a chi non ha trovato un biglietto per il festival, di godere appieno dell’atmosfera con musica di qualità (Poddighe e Meek Hokum su tutti) e approfondimenti di giornalisti esperti come Ezio Guaitamacchi, Luca Garrò e Francesco Brunale che hanno presentato i rispettivi ultimi libri.

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