Ventilatori accesi nelle stalle per il caldo. Coldiretti: "Raccolti giù per vino, olio e latte"

Costi sempre più alti per gli allevatori: nel 2023 la contrazione di latte prodotto è stata dell’1,1%. Lo scorso anno a causa eventi estremi, caldo, grandinate e gelate la produzione agricola si è ridotta del 3,1%.

Ventilatori e abbeveratoi a pieno regime nelle stalle per dare sollievo alle mucche in difficoltà a causa dell’afa. I primi giorni di caldo sfiancante, oltre a causare disagi agli abitanti delle città e a far scattare le misure di prevenzione nei campi per proteggere i lavoratori dallo stress da calore, impattano anche sugli animali della fattoria. È quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti Toscana in riferimento agli effetti dell’anticiclone Minosse che ha portato anche sulla nostra regione la colonnina di mercurio oltre i 30 gradi. Le stalle dotate di ventilazione, in particolare quelle per l’allevamento di mucche da latte che in Toscana sono circa 200 con poco più di 15 mila capi, sono state costrette ad azionare le varie strumentazioni a disposizione per cercare di sostenere gli animali, con un ulteriore aggravio dei costi energetici che già, nel 2023, erano aumentati del 7,1% a fronte di un “taglio” della produzione di latte in volume dell’1,1% secondo l’Istat.

Con le alte temperature ogni singolo animale arriva, infatti, a bere fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Per le mucche specialmente – sottolinea Coldiretti Toscana – il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. Le condizioni avverse della precedente annata agraria, tra alluvioni ed eventi estremi, grandinate e gelate tardive, hanno avuto conseguenze molto pesanti sulle molte delle produzioni più importanti dell’agricoltura regionale con raccolti negativi per uva (-24,3%), olive (-18,3%), frutta (-23,3%) ma anche per il settore floricolo (-3,8%) e orticolo (-1,7%) secondo l’ultimo report dell’Istat. Allargando il campo la produzione del settore agricoltura, silvicoltura e pesca ha subito una contrazione del 3,1% nel 2023, peggiore della media nazionale (-1,8%) e del - 4,4% del valore aggiunto ed anche in questo caso superiore al dato italiano (-2,5%).

L’inverno eccezionalmente caldo, il più bollente degli ultimi 70 anni in Toscana, e le precipitazioni cadute in abbondanza in primavera hanno reso impraticabili i terreni, molti dei quali sono ancora fangosi, e ritardato la semina di molte varietà cerealicole come in Valdinievole, terra vocata al granturco, dove gli appezzamenti incolti sono il 20% stima Coldiretti Toscana. “E così, il combinato disposto di questi elementi fa temere un calo della resa per ettaro fino al 30/40%. Senza contare la mancata semina dei terreni ancora fangosi. Accade in Valdinievole, terra vocata alla coltura del granturco che vive l’ennesima stagione di passione - commenta amaro Paolo Giorgi, produttore di mais che usa per alimentare i suoi bovini da carne - Occorre - è l’appello di Giorgi- accelerare l’implementazione di una rete di invasi piccoli e grandi, sfoltendo l’iter dalle norme inutili, e stimolando gli investimenti, sia delle imprese, sia degli enti pubblici”.

Senza la disponibilità di acqua la Toscana rischia di perdere per strada, nei prossimi anni, una fetta importante del suo tesoro agricolo che vale oltre 4 miliardi di euro e qualcosa come quasi 3,5 miliardi di euro di export. “Il quadro che emerge oggi, analizzando le ultime annate agricole, è di profonda incertezza. Le frequenti anomalie climatiche portano con se, a fianco dell’effetto evidente e visibile di quella che è una stagiona siccitosa o eccessivamente piovosa sulle produzioni, una serie di problematiche connesse come l’esplosione dei patogeni che ha caratterizzato l’ultima annata: fattori che, messi insieme, riducono la nostra capacità di produrre cibo e destabilizzano le attività agricole dal punto di vista economico. Cosa fare? Investire in prevenzione, sulla sicurezza del territorio, la gestione delle acque e, sulla riforestazione urbana e cambiare drasticamente il nostro approccio nei confronti della gestione del territorio considerando che il 100% dei comuni si trova in aree a rischio idrogeologo di cui 9 su 10 ad elevato rischio frane ed alluvioni. Un quinto del nostro territorio è già a rischio desertificazione nonostante ciò ogni anno continuiamo a consumare suolo fertile, ad impermeabilizzare ettari dopo ettari di terreno con cemento e capannoni rendendo così più fragili le nostre città e mettendo quindi a rischio la nostra vita”.

Infine, ma non ultimo, il tema fondamentale degli invasi e soprattutto il recupero dei migliaia di piccoli laghetti aziendali. “Stiamo cercando di sbloccare con la Regione Toscana il groviglio di normative e vincoli che oggi impediscono il loro recupero. – conclude la presidente di Coldiretti Toscana - Sono infrastrutture già presenti sul territorio e quindi che potrebbero dare risposte immediate salvando le acque piovane che sarebbero poi utilizzate per l’irrigazione ma anche per uso civile e per spegnere gli incendi che purtroppo, il clima siccitoso, favorisce durante l’estate”.



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