Arno a Firenze: a lavoro sui sedimenti sotto lungarno Amerigo Vespucci

Il Consorzio di Bonifica sta intervenendo su indicazione e in convenzione con il Genio Civile della Regione Toscana


I sedimenti fluviali, la sabbia per capirci, in Arno così come in tutti gli altri fiumi e torrenti del comprensorio del Medio Valdarno sono un problema idraulico? La risposta non può essere netta, dicotomica, semplicistica; come ogni fenomeno naturale, quando connesso anche alle trasformazioni antropiche e alle attività, esigenze e sensibilità umane, si fa complesso e la soluzione necessita di grande equilibrio, attenzione e professionalità.

In questi giorni sono cominciati i lavori, frutto di una convenzione fra il Consorzio di Bonifica Medio Valdarno e il Genio Civile Valdarno Superiore della Regione Toscana, per la movimentazione e la riduzione di due grandi barre di sedimenti fluviali presenti in Arno a Firenze a valle della Pescaia di Santa Rosa e a valle della Pescaia di San Niccolò.

Proprio qui infatti, a causa della trasversalità delle antiche opere di derivazione idraulica del fiume, si vengono a formare flussi e riflussi d’acqua che fanno perdere di energia alla corrente e dunque fanno fermare a valle, piena dopo piena, ingenti quantità di sabbie e detriti. Basti pensare che uno studio promosso e sostenuto proprio dal Consorzio e condotto dalla Università degli Studi di Firenze nel 2016 ha rilevato come ogni piena con una portata d’acqua di 1400 mc al secondo porta con sé circa 120 kg al secondo di trasporto solido, di cui quasi la metà sono sabbie.

E fin qui niente di anormale, si tratta della fisiologica dinamica fluviale che permette di far arrivare al mare, insieme all’acqua dei fiumi anche le sabbie necessarie per contrastare l’erosione delle spiagge: fenomeno che si è andato aggravando negli ultimi decenni proprio a causa anche del proliferare di molte opere e infrastrutture che arrestano, ritardano o impediscono l’apporto di sabbie dai corsi d’acqua dolce.

Il problema dal punto di vista della sicurezza idraulica si pone quando questi depositi si trasformano col tempo, negli anni, in accumuli sovrabbondanti, in continua estensione e via via sempre più stabili, magari perché fermi da lungo tempo e vegetati. Per questo servono ogni tanto, ciclicamente, interventi come quello in corso in Lungarno Vespucci, sotto le pile dell’omonimo ponte ormai quasi completamente bloccate dal passaggio delle acque con portate di magra: per alleggerire un po’ il carico dei depositi, riprofilare la spiaggia, rimovimentare i sedimenti sotto il ponte e sulla sponda a contatto con l’acqua.

“Qui si andrà avanti per tutto il corso dell’estate per poi fare lo stesso tipo di lavoro anche in Lungarno Serristori, nel tratto di spiaggia a valle della cosiddetta “Fabbrica dell’acqua” – spiegano i tecnici del Consorzio di Bonifica – le sabbie accumulate saranno trasportate e rilasciate, sempre in Arno a valle dell’ultima traversa cittadina, quelle dell’Isolotto-Cascine in modo che qui possano riprendere la via della corrente e piena dopo piena arrivare – si spera – a rimpinguare le spiagge, sempre più in erosione di Marina di Pisa”.

Fonte: Ufficio Stampa

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