Centinaia di tricolori sventolati da bambini e ragazzi, rappresentanze istituzionali, militari e religiose e tantissimi cittadini in attesa già dalla prima mattina. Poi le note dell'inno d'Italia che risuonano mentre qualcuno tra la folla grida 'Viva la Costituzione': è così che Civitella in Val di Chiana ha accolto il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, che l'ha scelta per celebrare il 25 aprile a 80 anni dalla Liberazione della Toscana.
Nella 79esimo Anniversario della Liberazione, infatti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato alle celebrazioni a Civitella in Val di Chiana, paese dell’Aretino che il 29 giugno 1944 fu luogo di un eccidio nazista in cui vennero uccisi 244 civili. Mattarella è stato accolto dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, come rappresentante di Governo.
Il Capo dello Stato, che ha voluto salutare i tanti cittadini presenti percorrendo a piedi il piccolo centro cittadino, ha fatto sosta all’interno della Sala della Memoria, dove sono custoditi reperti e testimonianza di quanto accadde il 29 giugno 1944, quando le truppe naziste, come gesto di rappresaglia in risposta ad un’azione partigiana, uccisero 244 persone nei paesi di Civitella, San Pancrazio e Cornia e in altri centri minori della zona. Ad accoglierlo, proprio all'ingresso della Sala della Memoria, il presidente del Consiglio Regionale che ha ricordato come, con la legge regionale 3/2024, l’assemblea legislativa toscana abbia destinato risorse alle iniziative promosse da Comuni e Associazioni in occasione degli 80 anni dalla Liberazione e dagli eccidi nazifascisti nella nostra regione.
Subito dopo Mattarella ha raggiunto il luogo dell’eccidio e ha deposto una corona per ricordare i cittadini trucidati. Quindi, ha visitato la chiesa di Santa Maria Assunta, dove le truppe tedesche irruppero per dare inizio alla strage, tra le cui vittime figura anche il parroco che quella mattina stava celebrando la funzione liturgica. Ultimo momento, infine, la commemorazione ufficiale dal palco della tensostruttura allestita in piazza don Alcide Lazzeri dove, dopo il saluto del presidente della Regione e del sindaco di Civitella, sono intervenuti anche Ida Balò, dell’associazione Civitella Ricorda, e Ottavia Piccolo cui è stata affidata una lettura storica.
Sono venuto a Civitella, uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista, per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra trucidate in quel 1944, sul territorio nazionale e all'estero – ha dichiarato Mattarella –. Non c'è parte del suolo italiano, con la sola eccezione della Sardegna, che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente uccisi”.
Il Capo dello Stato ha sottolineato come la Toscana sia stata tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue, insieme all'Emilia Romagna e al Piemonte, ricordando che sono stati documentati sul territorio italiano cinquemila episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie.
"Con queste barbare uccisioni - ha aggiunto Mattarella - i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca, di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani, di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l'armistizio, traditore. Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale e all'onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità. Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata per giustificare l'uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi. I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati e giustiziati, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi di civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di disonore o per evitare d'incorrere nei rigori di una futura giustizia, o, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani. Occorre, oggi e in futuro, far memoria di quelle stragi e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c'è futuro".
Insieme al presidente Mattarella anche il presidente della Regione Toscana, l'assessora regionale a istruzione e diritti, l'assessore regionale a turismo e attività produttive e il presidente del Consiglio regionale, molti consiglieri, sindaci e prelati.
Il presidente della Regione ha iniziato il suo intervento legendo l'Ode a Kesserling di Piero Calamandrei, ringraziato a nome di tutti i toscani i familiari dei caduti e ricordato come la presenza del presidente Mattarella in occasione degli 80 anni della Liberazione della Toscana rappresenti un grande onore e un segnale importante.
La Toscana - ha ricordato il presidente- ha pagato con 1500 vittime innocenti, tra cui donne e bambini, la brutalità di ideologie ormai sconfitte che non accettavano la resa. Anche per questo è dovere delle istituzioni democratiche sottolineare ancora oggi l'importanza del senso della 'Resistenza', il dovere morale di opporsi a ogni forma di prevaricazione dei diritti e di revisionismo.
I fatti di Civitella
Il 29 giugno 1944 Civitella in Val Chiana - che durante la ritirata tedesca si trovava nelle immediate retrovie del fronte lungo la linea Gotica - divenne teatro di una efferata strage nazifascista. Qualche giorno dopo la morte di alcuni soldati tedeschi, i nazisti iniziarono a rastrellare gli uomini e poi irruppero in chiesa, dove il parroco tentò senza successo di salvare i fedeli offrendosi come vittima. A cinque a cinque tutti gli uomini, compreso il prelato, vengono trucidati e il paese fu incendiato, per uccidere anche chi in qualche modo era riuscito a nascondersi. Sommando ai martiri di Civitella quelli delle due frazioni di Solaia e Cornia, dove furono uccise con spietata ferocia anche donne e bambini, e della vicina San Pancrazio, in tutto furono massacrate 244 persone.
Durante la celebrazione del 25 aprile insieme al presidente della Repubblica i fatti di Civitella sono stati ricordati dall'attrice Ottavia Piccolo, che ha letto la testimonianza del vescovo Luciano Giovannetti, testimone diretto dell'eccidio quando era un bambino, e quella della vedova Corneli Bozzi, testimone dell'omicidio a sangue freddo del marito e di tre dei suoi cinque figli.
Infine Ida Balò, 94 anni, presidente dell'associazione 'Civitella ricorda' e sopravvissuta alla strage, ha narrato quanto avvenuto quel 29 giugno, quando perse il padre e la casa. Quella mattina era alla messa, uscì dalla chiesa e vide i soldati tedeschi disposti come un plotone. Alcuni tra loro ridevano e Ida pensò che fosse una dimostrazione. Invece, subito dopo, gli uomini furono separati da donne e bambini. Lei e la madre scapparono nei boschi, con la speranza che il padre, che si trovava a lavoro in quel momento, fosse salvo. Ma vide il fumo salire dalla torre simbolo di Civitella e poco dopo scoprì che anche il padre e altri erano stati uccisi, nei pressi della cava dove lavorava. Ida ha voluto chiudere la sua drammatica testimonianza con un invito all'amore, unico motore della tenacia con la quale le donne di Civitella, devastate dal dolore e dall'orrore, ricostruirono la loro città e la loro vita.
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