Nel carcere di Prato nelle ultime 24 ore ci sono state due risse tra detenuti e due aggressioni ad agenti penitenziari, entrambi finiti in ospedale con prognosi di 7 giorni. Tutti gli episodi sono avvenuti al reparto media sicurezza ad opera di detenuti extracomunitari con schiaffi e pugni, soggetti violenti che continuano a porre in essere atteggiamenti ostili e aggressivi nei confronti del personale penitenziario. A riferirlo è Gina Rescigno, vice segretaria generale dell’Spp sottolineando che “nelle ultime riunioni svolte con il Direttore è stato evidenziato più volte che l’istituto Pratese è diventato una sorta di “ricettacolo” delle carceri della Toscana e non solo, a seguito del continuo trasferimento di tutti i soggetti più pericolosi, senza però un adeguato supporto per il personale che vi presta servizio”. Rescigno ribadisce che vi è una carenza di organico di ruolo (agenti, assistenti, sovrintendenti e ispettori), in rapporto al numero elevato di detenuti. Abbiamo chiesto un comandante in pianta stabile e un Direttore titolare, ma ad oggi nessuna novità”. Quanto alle aggressioni, oltre 1800 quelle nel 2023 con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni. Sempre durante l’anno circa 12mila sono stati gli episodi di resistenza e ingiuria a pubblico ufficiale in carcere. In particolare: 190 in Toscana-Umbria, circa 350 in Lombardia, 280 in Piemonte-Valle d’Aosta-Liguria, 270 in Sicilia, 260 nel Lazio-Abruzzo-Molise, 210 in Veneto-Trentino-Friuli, oltre 200 in Campania, come in Emilia R.-Marche, 180 in PugliaBasilicata, 160 in Calabria e 120in Sardegna. Per l’Spp “è ora di mettere fine alla “caccia al casco blù” con misure straordinarie di tutela dei colleghi a partire dalla revisione della cosiddetta sorveglianza dinamica, vale a dire delle celle aperte.
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