"Basta lavoro in banca, mi dedico alle pecore": in Toscana la pastorizia è donna

Mariangela ha detto no al lavoro in banca. Carolina, dopo la laurea, è diventata il simbolo dell’eco-transumanza. Poi ci sono Rachele, Valentina ed Emma con l’allevamento più rosa della Toscana e le sorelle Linda e Lisa che incarnano la quarta generazione di pastori. Sono alcune delle bellissime storie che demoliscono il cliché di un mestiere ad appannaggio esclusivo degli uomini. Ragazze giovanissime, donne, madri, allevatrici, casare che popolano le nostre campagne e sono custodi, al pari dei colleghi uomini, di un mestiere ancestrale. Salvano le razze in via di estinzione, portano novità e femminilità nelle stalle e nei loro prodotti riuscendo a conciliare la famiglia, il tempo libero, gli amici e la normalità di una vita vissuta tra pascoli, natura e sacrificio.

In Toscana la pastorizia è donna come non lo è mai stata: 1 impresa su 4 (24%) è guidata da una donna. A rivelarlo è l’indagine di Coldiretti Toscana in occasione della Festa delle Donne. “La zootecnica un mestiere per soli uomini? Non è più così. Le ragazze che hanno scelto di dedicarsi all’allevamento di mucche, pecore, capre sono in costante aumento. Molte sono la continuità di aziende consolidate che hanno trovato in figlie e nipoti l’ancora del futuro, ma molte sono le imprese che sono nate da zero dove la donna è il fulcro di un’attività spesso famigliare ben organizzata. – spiega Michela Nieri, Responsabile Donne Impresa Coldiretti Toscana - A favorire l’avvicinamento a questo mestiere sono state sicuramente l’avvento della meccanizzazione e della tecnologia che hanno liberato le donne dai lavori più pesanti e fisici. Ma resta un lavoro duro, di sacrificio, che richiede tanta determinazione e una grande passione. Le donne pastore sono uno straordinario esempio di quella transizione generazionale che è in atto nelle nostre campagne e che purtroppo la difficoltà di accesso al capitale fondiario e al credito insieme alla burocrazia sta rallentando. Le aziende agricole, ed ancora di più le imprese zootecniche, sono presidi che tengono in vita le comunità rurali e montane e senza la quali molti territori vivrebbero l’esperienza dell’abbandono. Sono eroine silenziose del nostro tempo”.

Niente banca, mi compro un gregge. Mariangela Piredda, 30 anni, poteva avere un lavoro a tempo indeterminato e molti benefit. “Mio padre, allevatore, ha tentato di scoraggiarmi. Mi diceva: lascia perdere. E’ troppo sacrificio. Oggi è orgoglioso della mia scelta. Sono cresciuta con il ricordo dei pomeriggi passati con lui ad accudire il gregge dopo i compiti di scuola che cercavo di fare il più velocemente possibile. Quel ricordo mi ha riportato qui a Scansano: a volte si insegue la felicità, lontano da casa, un’altra vita, diversa, per poi rendersi conto che è sempre stata li”. Oggi Mariangela ha un bambino ed un marito con cui condivide la vita in fattoria. “Le mie giornate sono scandite dal ritmo degli animali. Oggi ho la febbre ma a loro non interessa. Devono pur mangiare. Mi prendo una tachipirina e vado. – sorride Mariangela – Siamo partiti con una manciata di pecore, oggi ne abbiamo 200 e vogliamo arrivare presto almeno a raddoppiarlo per aumentare la produzione. Il fieno e la granella sono prodotti direttamente da noi. Il latte viene conferito tutto alla cooperativa Rocca Toscana”.

L’eco-transumanza con la pastora laureata. L’antico rito della transumanza per sensibilizzare la comunità al rispetto della natura e delle nostre montagne. Il lungo tragitto che in estate porta all’alpeggio il gregge di pecore massesi di Carolina Leonardi, prima generazione di pastore, è diventato un viaggio collettivo. Carolina Leonardi, 30 anni, conduce per mano tra i sentieri del parco delle Apuane fino a 1.400 metri di altezza famiglie e tanti appassionati che dalla Versilia la scortano fino a Pian di Lago a Stazzema, ai piedi del Monte Corchia, dove ha la sua azienda ed il suo agriturismo “Le Coppelle”. L’8 marzo festeggerà 8 anni da quando ha scelto di diventare pastora. Laureata in scienze agrarie all’Università di Pisa discutendo una tesi sui formaggi è stata proprio l’arte casearia a folgorarla. “Ho comprato le mie prime pecore di massese, una razza autoctona, e ho iniziato a fare il formaggio. Sono quasi una autodidatta. Mi ha trascinato sempre la passione e la voglia di imparare. – racconta Carolina - La linea di formaggi che produciamo con il marchio Latteria Belato Nero oggi è molto apprezzata. In inverno è destinata alla vendita diretta, in primavera ed estate compone il nostro menu nell’agriturismo. Tutto quello che portiamo in tavola è frutto di questa terra e di questa natura. La transumanza è un bel momento di comunità che va insegnato e trasferito perché rischiamo di perderlo. Un mestiere duro? Si lo è lo ammetto. Ma quale lavoro non lo è. Riesco a trovare il tempo per fare surf e per fare tutto quello che una ragazza della mia età di solito fa ma con la responsabilità di un gregge che ogni giorno conta su di me. Ed io conto su di lui”.

L’allevamento più rosa. La stalla più rosa della Toscana è a Firenzuola, nell’alto Mugello. Rachele Morucci è giovanissima (23 anni) ed insieme a Valentina (40 anni) ed Emma (25 anni), collaboratrici ed amiche, mandano avanti l’azienda di famiglia “Pagliana”. Il loro è stato un incontro fatto di coincidenze: con Valentina, milanese, si sono conosciute per caso. “E’ venuta ad acquistare i miei formaggi. Così abbiamo iniziato a parlare. E’ nato tutto così. Oggi è una mia collaboratrice così come Emma che arrivava da una precedente esperienza in un’altra azienda. Loro si dedicano più alla parte di gestione degli animali, io a quella della caseificazione e della vendita. Il nostro è un team tutto al femminile. C’è grande feeling, disponibilità, collaborazione. Stiamo crescendo insieme come allevatrici e come donne”. Figlia di allevatori, Rachele è nata e cresciuta tra agli animali. A sostenere il passaggio di testimone c’è il padre che gli sta insegnando i segreti della caseificazione. “E’ la nostra colonna insieme a mio zio. – racconta Rachele – E’ una vita tosta ma non ho mai avuto altra tentazione. Questa vita mi piace e sono felice. E’ esattamente la vita che volevo. Riesco a ritagliare tempo per me, per il mio ragazzo, la mia famiglia e lo studio”. Diplomata in scienze agrarie, è iscritta all’Università dove sta seguendo un corso di laurea triennale sulla produzione degli animali “per trasferire nella mia azienda questa esperienza ed arricchire le sue potenzialità”. Il suo gregge è formato da pecore sarde, Lacaune, una razza francese e capre camosciate delle Alpi: in tutto 200 capi. “I nostri prodotti sono la conseguenza della nostra filiera corta: produciamo il fieno, i foraggi biologi per l’alimentazione, trasformiamo il latte appena munto in ricotte, robiole, semi stagionati e stagionati che vendiamo direttamente in azienda o alle botteghe e ai ristoranti. La nostra vita è scandita dalla natura. Noi qui siamo felici”.

Le sorelle casare. Lo storico allevamento di famiglie è in buone mani. Linda (32 anni) e Lisa (30 anni) sono le sorelle dell’Uffiziatura, a San Marcello Piteglio: sono la quarta generazione di pastori della famiglia Pagliai. Guidano il trattore ed allevano, a fianco del padre Franco, un gregge di 200 pecore tra massesi e laucane anche se le principesse sono le tre storiche mucche Francesca, Ramona e Brutta. Vivono allo stato brado: “la mattina, quando arriviamo in stalla, la prima a darci il saluto è sempre Francesca, poi a ruota, tutte le altre. Anche se vecchiette e producono poco latte sono parte della nostra famiglia. – racconta Linda – Il benessere dei nostri animali è al primo posto. E’ il segreto del latte e dei nostri prodotti caseari che realizziamo nel caseificio aziendale e che ci sta tramandando mia mamma Fabrizia che a sua volta ha imparato dai nonni paterni e dai miei bis nonni materni”. Linda si è diplomata all’alberghiero come cuoca: “quando ho deciso di lasciare il settore della ristorazione per portare avanti l’azienda di famiglia insieme a mia sorella il telefono ha squillato per mesi. – racconta Linda – Poi quando hanno capito che non avrei cambiato idea ha smesso di suonare. L’esperienza nella ristorazione mi servirà nel nostro agriturismo che è la nostra nuova sfida”. Lisa invece per diventare pastora ha rinunciato alla scuola: “mia nonna mi ripeteva sempre che mi piaceva più stare dietro le pecore che con il naso sui libri. – sorride Lisa – Era davvero così”.

Fonte: Coldiretti Toscana

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