Raddoppio Granaiolo, il comitato perde il ricorso al Tar: "Le istituzioni hanno trascurato la difesa dei cittadini"

(foto gonews.it)

Infine la Sentenza è arrivata: il TAR della Toscana ha messo una pietra tombale sulle nostre speranze. Noi, chiaramente, tributiamo il dovuto rispetto per questa istituzione giudiziaria, ma non possiamo non dichiarare la nostra contrarietà, non tanto per la sentenza, senz’altro ineccepibile, ma per il totale abbandono e disinteresse delle nostre istituzioni (Regione e Comuni) nei nostri confronti, al di là di generiche quanto inutili dichiarazioni di facciata che in due anni non ci hanno portato da nessuna parte. Ancora non abbiamo certezze sulle misure di attenuazione al disagio che ci colpirà inesorabilmente fin dalla cantierizzazione delle tre grandi opere che verranno eseguite: 1) Raddoppio Empoli-Granaiolo, 2) elettrificazione della linea Empoli-Siena, 3) Costruzione viabilità alternativa per chiusura passaggi a livello.

In premessa, la sentenza non entra neanche nel merito, ritenendo che dovesse essere impugnata tempestivamente la delibera di non assoggettabilità Via n. 19590 del 2022. La corte afferma questo secondo due punti di vista, entrambi eccepiti da RFI ovvero:

A) Non è stata tempestivamente impugnata la delibera all’epoca. Cosa di cui eravamo consapevoli, ma speravamo che la macroscopica illegittimità di mancata richiesta della VIA da parte della Regione Toscana venisse condivisa dalla corte;

B) Nell’atto, nelle premesse e conclusioni, non è stato indicato specificatamente l’impugnazione di tale delibera. La sentenza però riporta che in realtà ciò si è detto nel corpo dell’atto.

Consapevoli del fatto che ci avrebbero eccepito la tardiva opposizione della delibera Via, abbiamo cercato di portare tutta l’attenzione sul decreto commissariale, considerando la delibera Via come atto presupposto non direttamente lesivo.

Tale interpretazione, contestata da RFI, non è stata accolta dalla Corte che ha invece ritenuto l’immediata lesività dell’atto, che quindi andava impugnato specificatamente e tempestivamente (ossia entro i 60 giorni dalla pubblicazione nel burt del 2022).

In sostanza se l’avessimo impugnata espressamente ci avrebbero detto che l’impugnazione era tardiva, abbiamo quindi tentato l’unica strada possibile.

A fronte di questa sentenza resterebbe la possibilità di un ricorso in Consiglio di Stato che tuttavia non ha moltissime possibilità di essere accolto a nostro avviso. Infatti se anche superiamo la eccezione di non espressa impugnazione, ci contesteranno la tardività perché purtroppo la giurisprudenza prevalente è nel senso dell’onere di tempestiva impugnazione della delibera Via o di esenzione Via, seppure pubblicata solo sul Burt.

Appare lampante quello che abbiamo contestato fin dall’inizio di questa porcata: chi sapeva ha taciuto, impedendoci di poter intervenire nei tempi necessari per fare ogni tipo di ricorso, in fase di progettazione, come per le fasi espropriative piuttosto che nei dovuti controlli. Tutte le istituzioni hanno trascurato i propri doveri di difesa degli interessi dei propri cittadini, in primis il diritto alla sicurezza ambientale e alla salute. Dopo di che, ci hanno lasciati soli davanti al moloc RFI, (la stessa società della Strage di Viareggio).

Altri hanno tenuto diverso atteggiamento, prendendo l’iniziativa, partecipando direttamente ai Comitati, come nel caso del contestato raddoppio della linea Pescara Roma, comune capofila Chieti (con Sindaco piddìino). Hanno fatto ricorso al TAR (respinto anche in quel caso), hanno fatto fronte comune con i cittadini per mitigare i disagi che causeranno anche questa grande opera. Oltretutto la condivisione da parte dei Comuni ha dato altra visibilità alla protesta, infatti si è interessata direttamente la RAI, nel nostro caso mai vista, anche se richiesta direttamente.

Per quanto riguarda i costi di un eventuale ricorso in Consiglio di Stato il contributo unificato da versare sarebbe di circa 8/9.000 euro.

Infine ci è già è stata notificata sentenza da Rfi: oltre al danno, la beffa, in quanto, avendo perso la causa, il TAR ci condanna in quanto parte ricorrente a rimborsare le spese di lite a R.F.I. s.p.a., che si liquidano in complessivi € 2.392,00 (di cui € 2.000,00 per compensi, € 300,00 per spese forfettarie e € 92,00 per cassa avvocati). Cosa già notificata anche ai Comuni del Teatino che hanno percorso la nostra solita strada. RFI e le istituzioni conniventi, oltre a operare nella più totale impunità, senza tenere in nessun conto dei rischi che corrono i territori e chi vi abita, ci vuole intimorire cercando di dissanguarci economicamente, ma noi non ci fermeremo.

Fonte: Comitato Per un altro raddoppio

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