Morti in carcere a Prato, presidio alla Dogaia

Dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane si sono tolti la vita ventuno detenuti, due erano reclusi nella Casa circondariale di Prato. Oggi, di fronte all’ennesima tragedia, numerose realtà politiche, sociali e sindacali della città hanno partecipato al presidio indetto davanti al carcere della Dogaia per chiedere che sia fatta piena luce sulle condizioni di vita delle persone detenute e per sollecitare una maggiore attenzione da parte del governo sugli organici della polizia penitenziaria. Nel corso della mattinata è stato anche diffuso il testo dell’appello promosso da Partito Democratico, Radicali, +Europa, Movimento 5 Stelle, Azione, Italia Viva, Demos, Partito Socialista Italiano, Sinistra Italiana, FP CGIL, UIL e ARCI. Il documento, su cui si stanno ancora raccogliendo le adesioni, chiede risposte concrete sul rispetto dei diritti dei detenuti e su quelli di coloro che lavorano e operano all’interno della Casa circondariale. Tra le richieste avanzate questa mattina anche quella di un incontro urgente con il direttore del carcere di Prato.

Il testo dell’appello
Nella notte tra il 26 e il 27 febbraio, un uomo di 44 anni, detenuto presso la Casa Circondariale La Dogaia di Prato, si è tolto la vita. È il ventunesimo suicidio in un carcere italiano dall’inizio del 2024. Il secondo nel carcere della nostra città in due mesi. Una sconfitta per tutto il sistema giustizia del nostro Paese che, nonostante l’articolo 27 della Costituzione reciti “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, sembra restare indifferente. Per fare in modo che questi episodi che evidenziano criticità non rimangano freddi numeri, in un calcolo che conta nelle carceri italiane un suicidio ogni 3 giorni, abbiamo indetto questo presidio. Un presidio per chiedere di fare luce sulla grave situazione di disagio in cui i detenuti si trovano nel carcere della nostra città, in una condizione di sovraffollamento, senza un numero adeguato di educatori, senza adeguata assistenza psicologica e psichiatrica, senza progetti di reinserimento che permettano loro di sperare dopo aver chiuso i propri conti con la giustizia. Un presidio che chiede attenzione al Governo. Attenzione anche alla condizione dei lavoratori, costretti a fare gli straordinari per coprire le carenze degli organici di Polizia Penitenziaria, in particolar modo per quanto riguarda le figure di coordinamento come ispettori e sovrintendenti, senza dimenticare il numero non adeguato degli agenti, vittime essi stessi di episodi critici, e senza che vi sia un direttore e un comandante titolare. Un presidio per chiedere di ascoltare le voci delle tante persone, famiglie e associazioni che orbitano attorno al carcere, dai familiari delle persone detenute alle realtà che cercano di garantire loro attività, socializzazione, formazione: un contatto con il mondo. Il carcere di Prato merita un’attenzione diversa da quella ricevuta nel corso di questi anni. Una richiesta di attenzione che nel corso degli anni è arrivata da diversi soggetti, a prescindere dal colore politico dei Governi in carica, ma che mai ha visto ricevere risposte efficaci. Oggi le nostre richieste, di fronte alle nuove tragedie e alle nuove criticità che ci siamo abituati a leggere sulla stampa cittadina, non possono più ammettere risposte di comodo. Abbiamo bisogno di risposte concrete per vedere garantiti, anche nella nostra città, il rispetto dei diritti dei detenuti e di coloro che lavorano e operano all’interno del carcere.

Prime adesioni
Partito Democratico Prato
Radicali Prato
+Europa Prato
Movimento 5 Stelle Prato
Azione Prato
Italia Viva Prato
Demos Prato
Partito Socialista Italiano Prato
Sinistra Italiana Prato
FP CGIL Prato
UIL Prato
ARCI Prato

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