Federico Grossi, 35 anni, attuale vice sindaco di Castelfranco di Sotto nell'amministrazione di centrosinistra guidata da Gabriele Toti, è il candidato sindaco della coalizione per le elezioni del 2024. Un territorio che, alle ultime comunali, sembrava potesse finire nelle mani del centrodestra (in un'intervista lo stesso Toti aveva ammesso di aver sgomberato l'ufficio da sindaco alla vigilia del voto). Ma ogni tornata elettorale ha la sua storia e Grossi confida che il percorso fatto, e soprattutto l'autocritica verso quello che non è stato possibile fare, possano convincere la cittadinanza a confermare la guida del centrosinistra. Ecco la sua intervista.
Grossi, come siamo arrivati alla sua candidatura confermata dalla coalizione?
Facciamo un passo indietro. Il mio percorso comincia nel 2009 come un ragazzo di 21 anni che si affaccia all'esperienza amministrativa. Non sapevo niente del Comune. Entrai con Umberto Marvogli (sindaco scomparso nel 2013, durante il suo secondo mandato, NdR), ero il penultimo degli eletti di maggioranza e avevo preso 49 preferenze. Poi nel 2014 ne ho raccolte 203 preferenze, nel 2019 sono diventate 309 preferenze. Da consigliere sono diventato assessore nella prima giunta di Gabriele, poi anche vice sindaco. Nel tempo sono diventato un punto di riferimento, lo si diventa quando le persone ti riconoscono un impegno e la passione, e ti vedono come persona a cui rivolgersi per avere risposte.
Torniamo al partito. Come si è svolto il percorso che ha portato alla sua candidatura?
Il Pd Castelfranco a settembre in assemblea ha riunito una commissione per ascoltare gli iscritti e le persone rappresentative del centrosinistra, ampliando anche a indipendenti e rappresentanti delle associazioni. Ho dettato la prima condizione: che sulla mia candidatura ci fosse un'ampia convergenza. La seconda: non avrei mai imposto la mia candidatura, ho un lavoro, non campo di politica e non ho bisogno necessariamente di proseguire, si può fare politica anche da fuori. A novembre, prima di Natale, mi è stato detto che dopo una lunga e profonda fase di ascolto di 50 persone c'è stata la convergenza verso la mia candidatura.
Poi è subentrato il decreto del terzo mandato. Questo avrebbe permesso una ricandidatura di Toti.
Credo che sia sbagliato nei modi e nei tempi, va a creare inevitabili fibrillazioni in tutte le amministrazioni. Penso che 10 anni siano più che sufficienti come presidente di regione e sindaco. Credo sbagliato che si possa fare sindaci a vita. Poi c'è il tema di trovare persone disponibili a sacrificare la propria vita per donarsi alla propria comunità. Penso che Gabriele abbia legittimamente posto un tema, quello di valutare un suo percorso. C'è un giudizio positivo sulla sua figura e sul suo operato. Ha raccolto finanziamenti regionali, dal Pnrr, sono stati aperti numerosi cantieri. La sua proposta è un valore. Dopo le valutazioni interne il centrosinistra, nuovamente unito a Castelfranco con Pd, Verdi-Sinistra, Psi, figure indipendenti del centrosinistra, senza rotture come in tanti comuni, ha scelto il mio nome. Sono fiero, e so che ci sono tante persone che mi daranno una mano, così come Gabriele.
Pensa a un ruolo di Toti in giunta?
Pensiamo che la figura di Gabriele, per l'esperienza che ha avuto, possa essere spesa su prossime sfide future. Non credo nel coinvolgimento nell'amministrazione, non è la soluzione più idonea. Le competenze si possono analizzare in tante maniere. La sua è un'esperienza molto lunga che parte dal 1995, conosce il territorio molto di più di tanti altri. Dopo, quando ci saranno occasioni, ci sarà motivo di allargare la discussione al Valdarno Inferiore.
Parlava di cantieri, come valuta questo risultato?
Castelfranco ne ha avviato più di tantissimi della provincia di Pisa. Il Comune ha saputo raccogliere una cifra importante di 4 milioni di investimenti in 5 anni. Probabilmente una cifra che purtroppo non rivedremo più. Con il governo Meloni siamo tornati all'epoca dei tagli, ci siamo visti tagliare trasferimenti dallo Stato agli enti locali.
Cos'ha imparato da queste esperienze in giunta con Toti e vuole portare avanti? Cosa invece pensa che potrà essere la sua cifra stilistica?
Ho imparato a perseguire finanziamenti. Vuol dire saper leggere gli atti di programmazione e anticipare i tempi tramite la progettazione, farsi trovare pronti quando esce l'avviso pubblico, sennò è troppo tardi. Questo me l'ha insegnato Monica Aringhieri, collega in giunta con un passato nell'ufficio Lavori Pubblici a Fucecchio, da persone come lei nel partito ho saputo acquisire competenze che non avevo.
Di nuovo c'è che ci sono tanti giovani fuori dal Consiglio comunale che conosco e con cui mi sono confrontato, ragazze e ragazzi ventenni nell'associazionismo, cresciuti insieme a me. Con la nuova sfida dell'8 e 9 giugno credo sia giunto il momento di una nuova classe dirigente, un nuovo ciclo con una nuova generazione del territorio, pronta ad assumersi responsabilità di governo. Non mi ritrovo nella formula della rottamazione, penso che sia bisogno di tutti. Un motto potrebbe essere 'il rinnovamento nella continuità'.
Il 2019 è stato un momento di svolta a Castelfranco, con una rielezione non scontata. Questa volta la chiamata alle urne è più semplice o più complessa?
Le sfida non sono mai semplici o banali, non bisogna sottovalutare le criticità. Nel 2018-2019 ricordo bene coordinando la campagna elettorale di Gabriele, ci furono delle criticità politiche confermate sulla nostra amministrazione. Se nelle frazioni si registrò un giudizio positivo, lo stesso non si ebbe nel capoluogo. Fu un momento di riflessione e autocritica.
Con un nuovo ciclo politico serve fare autocritica. Avere l'oggettività di capire cos'è andato bene e cosa va migliorato. Dovevamo fare una grande campagna di manutenzione, investimenti, decoro sul capoluogo, e credo che adesso sia stato fatto. Penso alle opere che sono partite e realizzate, penso a piazza Garibaldi con laconclusione del primo lotto e il secondo in gara, penso al lavoro sul campanile in conclusione, alla Ciclopista dell'Arno, alla manutenzione di strade e marciapiedi conclusa grazie a lavori Pnrr. Penso all'ampliamento del nido e del polo 0-6 con avvio lavori a febbraio.
Nonostante gli scenari politici, anche se a livello nazionale e europeo c'è una tendenza alla destra sovranista e nazionale, arriviamo a giugno con un animo sereno. Non vuol dire essere sicuri di se stessi, ma consapevoli di aver fatto un buon lavoro. Ci mettiamo all'ascolto di tutte le associazioni, c'è la necessità di ascoltare, bisogna tornare a interrogare le persone. Arriviamo all'appuntamento sapendo che possiamo fare un buon risultato.
Il sindaco deve essere di tutti, come pensa di convincere chi magari non ha votato centrosinistra?
In un comune si vota la persona e la sua capacità di dare risposte e capire le difficoltà che ci sono. Dico a questi elettori, che hanno valori diversi dai miei, che chi si è rivolto a me ha trovato una persona capace di ascoltare e risolvere. Chiedo di interrogarsi chi vorrebbero alla guida dell'amministrazione. Mi hanno riferito che ci saranno due liste di destra. Penso che possa esserci un confronto sereno senza attacchi personali. Il nostro è un percorso avviato da settembre, siamo già in campo. Gli altri li vedo ancora chiusi nelle stanze a spartirsi poltrone. Quando ci saranno, mi confronterò. Gli altri parleranno male di noi, noi parleremo con autocritica ma rivendicando il lavoro fatto.
Come pensa di condurre la campagna elettorale?
Un elemento di novità: non aprirò un comitato elettorale fisico. Può sembrare un atto di supponenza e arroganza. Ma sono cambiati i modi di fare politica. Il comitato è uno strumento di confronto, ma presuppone che tu sia dentro una stanza e gli altri vengano da te. Noi ribaltiamo questo concetto. Anche per la sobrietà dei costi della politica, sarò io a andare nelle sedi del territorio e quando non sarà possibile faremo incontro nelle strade e nelle piazze o utilizzando le sedi pubbliche pagando la tariffa, come per la mediateca durante la presentazione della mia candidatura il 10 febbraio. Con la cabina di regia con tanti ragazzi e ragazze, partiremo dalla prossima settimana con tanti incontri.
Parlava di autocritica, qual è il principale rimpianto?
La piscina comunale, il secondo lotto è partito con il fallimento di una ditta e l'aumento del costo dei materiali, non siamo stati in grado a dare risposta con le risorse che avevamo come ci eravamo prospettati all'inizio. C'è stata anche una dose di sfortuna. Ci sono stati altri progetti come l'isolato 8 (scheletri di complessi immobiliari da tempo in stato di degrado e in via di riqualificazione solo recente, NdR). Non mi voglio nascondere di fronte alle criticità, amo le sfide. È più facile che le persone mi trovino in strada piuttosto che in Comune, sono sempre stato una persona che ha vissuto il quotidiano e le frazioni. Uno degli aspetti positivi è la presenza e la competenza.
Un tema principale della sua proposta politica
Sarà la scuola. Con la palestra riqualificata a Orentano e la media di Castelfranco di piazza Mazzini, c'è stato un notevole abbattimento di consumi energetici. Per Orentano è come se si fossero piantati 100 nuovi alberi. Poi il già citato ampliamento del nido e del polo 0-6. È un lavoro immane ma credo che non basti, è il tema del nostro agire. Il mio obiettivo è una nuova scuola primaria per Castelfranco e una nuova scuola dell'infanzia per Villa Campanile. Il percorso voglio cominciare a tracciarlo, anche se non dovessi arrivare a conclusione. Sono scuole che per la loro storia (sono nate negli anni '50) non rispondono più alle esigenze della didattica di oggi del nuovo secolo. È emerso anche dai confronti con la dirigenza scolastica.
E uno sguardo più lontano nel comprensorio?
Io mi candido per Castelfranco e per il Valdarno Inferiore. Faccio autocritica. Nel 2009 avevo tanto da imparare però vedevo come ultimi obiettivi la bretella del cuoio con i braccetti di collegamento e il tubone per le acque reflue. Sono idee nate decenni fa in un pensiero lungo delle amministrazioni anni '80 e '90. Mi prendo una parte di responsabilità: abbiamo perso la capacità di immaginare lo sviluppo del territorio.
Abbiamo avviato il piano strutturale intercomunale del territorio con Santa Croce, la nuova amministrazione lo approverà, prospetteremo lo sviluppo del territorio nei prossimi anni. Quello che stiamo vivendo è che stiamo arrivando alla fine di un ciclo del distretto del cuoio per come l'abbiamo conosciuto. C'erano concerie a conduzione familiari, forti associazioni di categoria, sindacati e l'amministrazione. Questo ciclo si sta esaurendo. Con la campagna acquisti di fondi di investimento da parte delle firme, il potere decisionale si sta spostando dal Valdarno alla Francia, Parigi, Milano, Hong Kong, Singapore.
Questi grandi fondi di investimento e i brand non hanno bisogno di associazioni di categoria, si rappresentano di soli e indicano lo sviluppo del territorio. Qualcuno si arrabbierà di fronte a queste valutazioni. Vorrei che fossimo noi a gestire e indicare lo sviluppo del nostro territorio. Per questo voglio rilanciare gli Stati generali del Valdarno Inferiore. Questo territorio avrà uno sviluppo se tutti insieme torneremo a prospettarlo.
Anni e anni fa si parlava di un percorso che avrebbe portato a un'unione più stretta del comprensorio, forse con una fusione. Quel percorso è morto ma forse l'idea è riomasta
Una unione dei comuni è superata, ma ci sono altri strumenti urbanistici. Non credo nelle grandi fusioni tra comuni. Però non si può e non si deve rimanere chiusi all'interno dei confini comunali. Penso allo svincolo di uscita Fi-Pi-Li di Montopoli che crea disagio ai residenti, non può essere solo un problema del Comune di Montopoli. Il problema del liceo di San Miniato non è solo un problema di San Miniato. Non si può pensare che possano essere gestiti solo dai singoli comuni. Bisogna tornare ad abbracciare decisioni collegiali, faticose, frutto di concertazioni. Il ruolo del sindaco non finisce solo con il fare strade (e vanno fatte, certamente). Nel futuro potremo avere un unico piano strutturale del Valdarno Inferiore.
Elia Billero
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