Luci e ombre del trasporto regionale emergono dall’ultimo rapporto di Pendolaria di Legambiente in Toscana. Promossa per numero di treni (257) che compongono la flotta regionale (seconda in Italia dopo la Lombardia) e per età media dei treni; bocciata invece per le linee nell’area meridionale della regione, come la Grosseto-Siena inclusa tra le peggiori del Paese, a causa della mancanza di interventi e per l’assenza di un orario cadenzato delle corse.
Sono i dati del nuovo report di Pendolaria, presentato oggi a Reggio Calabria nell’ambito della campagna “Clean cities” di Legambiente, che racconta di un Paese caratterizzato da nodi irrisolti tra ritardi, convogli vecchi e lenti, e un divario sempre più forte tra nord e sud su qualità e quantità del trasporto su ferro. Grande dimenticato è il Mezzogiorno: qui le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono ancora distanti dai livelli del resto d’Italia.
Nel 2022, in Toscana ci sono state 825 corse giornaliere che posizionano la regione in quarta posizione nazionale per numero di utenti del servizio regionale (dopo Lombardia, Lazio e Campania) con 200mila viaggiatori e viaggiatrici al giorno.
I dati posizionano la Toscana nella parte alta della classifica delle regioni anche per i km di ferrovie elettrificate (1060). L’età media dei convogli è di 14 anni, di un punto percentuale più giovane della media nazionale. Il miglioramento delle flotte di Trenitalia è stato portato dagli inserimenti dei nuovi treni Blues, arrivati in Toscana, Sicilia, Sardegna, Lazio, Calabria e Friuli-Venezia Giulia. In tutto, si tratta di 110 convogli con motore a diesel ma che possono essere sostituiti dalle batterie per entrare nei centri abitati e su linee elettrificate usando il pantografo; una tecnologia ibrida con forte riduzione in termini di emissioni di CO2 rispetto agli attuali convogli diesel.
Maglia nera invece per le linee toscane meridionali, tra cui la Grosseto- Siena, tra le peggiori nazionali. Altra nota dolente riguarda le linee non attive da anni, sospese o cancellate come la Siena-Arezzo-Perugia (non attiva), la Firenze-Faenza-Ravenna (cancellata dopo l’alluvione in Romagna) e la Cecina- Salina - Volterra (sospesa e parzialmente dismessa). Inoltre il “memorario”, il sistema di orario cadenzato della regione Toscana, è praticamente fermo da 20 anni, cioè dalla sua introduzione nel 2004.
Sono tante le linee che richiedono investimenti urgenti come il potenziamento della Firenze-Empoli-Pisa-Livorno, il raddoppio e l’elettrificazione della Empoli-Siena e della Firenze-Siena-Grosseto; il raddoppio della Firenze- Lucca; il potenziamento della Montevarchi-Firenze- Prato, Firenze SMN-Prato-Pistoia, Grosseto-Pisa, Piombino Marittima- Firenze. Infine, in tema di finanziamenti servirebbero 93 milioni di euro ancora mancanti per la velocizzazione del Corridoio ferroviario Tirrenico Nord e sarebbe necessario dirottare gli investimenti previsti per l’ipotesi di Stazione AV a Creti sul pendolarismo locale.
“Il rapporto Pendolaria in Toscana sottolinea la necessità di dare priorità al trasporto regionale invece di prevedere impattanti cattedrali nel deserto, come la stazione AV di Creti - che peraltro sarebbe priva del necessario interscambio ferro su ferro ed alimenterebbe altro trasporto su gomma. Servirebbe garantire l’accesso al servizio AV esistente, attraverso un potenziamento delle stazioni di Arezzo e Chiusi, spendendo un terzo dei 100 milioni previsti per Creti e dirottando gli investimenti su ciò che è davvero necessario: acquisto e revamping di materiale rotabile, raddoppi e passanti ferroviari, potenziamenti e velocizzazioni, elettrificazione delle linee,” dichiara Lorenzo Cecchi, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente Toscana “Per migliorare il servizio auspichiamo più attenzione all'integrazione modale con il TPL su gomma e i servizi di Sharing mobility, e all’integrazione tariffaria, prevedendo pacchetti di abbonamento e sistemi di pagamento digitali validi su tutte le modalità di trasporto pubblico, con sconti progressivi in base alla frequenza di utilizzo.”
“Bisogna – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per il nostro Paese, a partire dal Mezzogiorno, finanziando le prioritarie infrastrutture: ossia nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni, veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, garantendo accessibilità e uno spostamento dignitoso e civile. Il Governo Meloni non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma che pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. Oggi la vera sfida da realizzare al 2030 è quella di un cambiamento profondo della mobilità nella direzione della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali.
Fonte: Legambiente - Ufficio stampa
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