Si chiama ambulatorio ginecologico transculturale ed è operativo da alcuni mesi presso l’ospedale San Giovanni di Dio come servizio di prima accoglienza dedicato alla presa in carico delle donne vittime di mutilazione genitale femminile. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) costituiscono un atto estremamente traumatico ed hanno gravi conseguenze sulla salute fisica, psichica e sessuale delle bambine e delle giovani ragazze che le subiscono.
Con una forte base culturale che nasce da anni di incontri della struttura di Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale con le comunità straniere (dalle comunità arabe alle comunità cinesi) e da specifici percorsi formativi degli operatori sugli strumenti per assistere secondo cultura, l’ambulatorio offre ascolto, assistenza psicologica e sanitaria alle donne che hanno subito mutilazioni genitali e la valutazione delle pazienti per chirurgia ricostruttiva delle MGF secondo un percorso di preospedalizzazione intraospedaliero.
"Abbiamo voluto chiamare l’ambulatorio con questa denominazione proprio per non stigmatizzare le donne con mutilazioni genitali – dichiara la responsabile del servizio, Laura Falchi, ginecologa e dirigente medico della struttura di Ginecologia e Ostetricia diretta da Claudio Meloni afferente al dipartimento Materno Infantile di cui è direttore Alberto Mattei - Il servizio è un primo filtro per una prima conoscenza e accoglienza delle donne attraverso una modalità di assistenza anche culturalmente competente, ma anche un punto di riferimento per le strutture territoriali per una presa in carico della donna sia per quanto riguarda la gestione di eventuali complicanze urogenitali, l’assistenza nel periodo della gravidanza o al parto, la possibilità di trattamenti chirurgici. Il primo intervento di deinfibulazione è stato effettuato a gennaio 2024".
Quando risulti necessario possono essere costituite delle equipe multidisciplinari con il chirurgo plastico, l’urologo, il proctologo.
Quale assistenza offre il servizio
Il servizio offre assistenza per infezioni ginecologiche, dolori legati al ciclo mestruale, problemi di tipo sessuale, cisti a livello vulvare, stenosi vaginali, vulvari, fistole vescico-vaginali o retto-vaginali, problemi ostetrici e complicanze che possono verificarsi al momento del parto. “Si procede con un primo colloquio per conoscere la donna, il suo stato di salute e le motivazioni che l’hanno portata all’ambulatorio – sottolinea la responsabile dell’ambulatorio, Laura Falchi - Spesso hanno bisogno di risposte alle loro domande, questo compito è parte integrante dell’attività del servizio. In un secondo momento la paziente potrà essere indirizzata al percorso specifico a seconda delle sue necessità. E’ doverosa inoltre da parte nostra – sottolinea Falchi- una azione di educazione alla discontinuità delle pratiche escissorie per restituire dignità e salute alle donne e alle bambine”.
Come si accede all’ambulatorio
L’ambulatorio è ad accesso diretto tramite CUP su agenda ginecologica dedicata (transculturale) e per il momento si tiene il 1° e 3° giovedì del mese dalle 8.30 alle 10. Il primo colloquio è con un ginecologo e un infermiere.
L’attivazione del servizio presso l’ospedale San Giovanni di Dio è stato preceduto nei mesi scorsi da un evento formativo dipartimentale dedicato agli strumenti di cura e prevenzione delle mutilazioni genitali femminili. Vi hanno partecipato ginecologi, ostetriche, infermieri di Pronto Soccorso e di sala operatoria, pediatri/neonatologi.
Le collaborazioni con i dott. Jasmine e Omar Abdulcadir
L’ambulatorio si avvale della collaborazione della dottoressa Jasmine Abdulcadir, consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per le MGF, collaboratrice alla redazione delle linee guida tematiche del 2016 e responsabile ambulatorio MGF del dipartimento Donna, Bambino e Adolescente Ospedali Universitari di Ginevra Svizzera e del dottor Omar Abdulcadir fondatore del Centro di Riferimento Regionale per la Prevenzione e Cura delle Complicanze legate alla Mutilazione dei Genitali Femminili, dipartimento DAI materno infantile AOU – Careggi.
L’obiettivo dell’ambulatorio ginecologico transculturale è inoltre l’implementazione di una rete di collegamento fra l’ambulatorio stesso e il territorio per poter assicurare un’assistenza alla donna vittima di MGF nei vari aspetti da quello ricostruttivo chirurgico, alla sua vita sessuale e riproduttiva, nel pre e post parto e durante il travaglio, nonché il tramite per il contrasto delle pratiche mutilatorie nelle nuove nate.
Fonte: Asl Toscana Centro - Ufficio stampa
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