Ieri, 9 gennaio 2024, è stata collocata una pietra di inciampo in memoria di Lido Duranti, antifascista e partigiano ucciso alle Fosse Ardeatine dai tedeschi il 24 marzo 1944 e nato a Orentano. La posa è avvenuta ad Acilia, nel Municipio X di Roma, davanti la casa della famiglia Duranti.
Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Castelfranco di Sotto, Gabriele Toti, insieme a: il presidente del Municipio X, Mario Falconi, l’assessore municipale ai Lavori Pubblici e Patrimonio, Guglielmo Calcerano, l'assessora alle Politiche Sociali e Pari Opportunità, Denise Lancia, e l'assessore alla Scuola e Politiche Giovanili, Andrea Morelli, e l'assessora alla Transizione Ecologica, Ambiente e Sport Valentina Prodon. Erano presenti, tra gli altri, anche consiglieri della maggioranza e dell'opposizione, associazioni e cittadinanza, insieme ad alcuni studenti e studentesse delle scuole di Acilia invitati per l’occasione.
L’installazione, che per la prima volta riguarda anche il Municipio litoraneo, è avvenuta nell’ambito dell’iniziativa "Memorie di Inciampo" a Roma che, giunta alla XV edizione, si svolge sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica. All’iniziativa hanno aderito anche altri Municipi romani. In questi giorni (8,9,e 10 gennaio) saranno installate in tutto 21 nuove "pietre d’inciampo", ossia sampietrini recanti una targa in ottone in ricordo delle vittime della deportazione politica, razziale o militare: sulla targa viene inscritto il nome della persona deportata e data e luogo di deportazione.
Il progetto, curato da Adachiara Zevi, è promosso e organizzato dall’associazione Arte in Memoria.
Lido Duranti era stato capo partigiano del III plotone distaccato di Acilia, dove diede vita alla “Banda di Acilia”. Duranti venne assassinato alle Fosse Ardeatine, dopo essere stato arrestato e successivamente prelevato, il 24 marzo del 1944, insieme ad altri 334 cittadini innocenti.
Lido Duranti era nato il 7 aprile del 1919 a Orentano, frazione del comune di Castelfranco di Sotto. La sua vita si fermò quando non aveva nemmeno compiuto 25 anni.
Faceva parte di una famiglia molto numerosa, che arrivò a Roma nel ’36 e ad Acilia, nelle Casette pater 361, nel 1940. Come molti suoi compaesani, si trasferì a Roma dove cercò di avere successo come pasticcere.
La sua famiglia aveva una tradizione antifascista e Lido, insieme al fratello Nello, diede vita ad una banda partigiana ad Acilia raggruppando compagni che arrivavano da Bandiera Rossa e dal Partito Comunista italiano.
Nacque, così, il gruppo “Banda di Acilia”, 30 elementi nella VII Zona. Si adoperavano in particolare per trasportare e recuperare armi ed informazioni sull’area foce del Tevere/Ostiense.
Il ruolo di Lido, probabilmente tradito da una donna che aveva frequentato, era quello di coordinare il reperimento di materiale bellico da consegnare alla VII Zona.
Venne arrestato il 27 febbraio 1944 e portato a Regina Coeli, dove rimase fino al 15 marzo. Poi venne trasferito dalle SS a via Tasso dove venne torturato affinché rivelasse i nomi dei compagni. Non parlò mai. Non fece i nomi presenti sulla lista che aveva inghiottito prima di essere arrestato.
Il 24 marzo del 1944 venne prelevato e portato alle Fosse Ardeatine, dove venne ucciso.
A lui si è deciso di dedicare la prima posa in opera della pietra, come annunciato dalla sezione locale dell’Anpi “Elio Farina”.
"La cerimonia di ieri a Roma è stata davvero molto emozionante ed è stato per me importante poter partecipare indossando la fascia tricolore per onorare la memoria di Lido Duranti – ha commentato Gabriele Toti -. Per molti anni la storia che si tramandava su Lido Duranti non è stata quella che si racconta oggi. Senza documentazioni e senza il supporto di una ricerca storica, le voci che circolavano sul suo conto non gli rendevano onore. Si pensava infatti che fosse stato incarcerato come criminale comune dopo aver commesso dei furti. Per fortuna col tempo è emersa un’altra verità e alla memoria di quest’uomo è stato restituito l’onore che merita. La ricerca storica ha permesso di far luce sulla sua vita e far emergere il profilo di un uomo che ha sacrificato tutto per i valori della resistenza e per difendere i principi della democrazia. La pietra d’inciampo è un ulteriore strumento per tramandare un pezzo di storia importante alle nuove generazioni. Una storia che ci appartiene, una memoria inestimabile di cui fare tesoro per il nostro futuro".
Fonte: Comune di Castelfranco di Sotto - Ufficio stampa
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