All’isola del Giglio si prevede una giornata di fuoco e sangue. Nonostante le dichiarazioni di poche settimane fa dell’ente Parco dell’Arcipelago Toscano che tutti i mufloni fossero stati eradicati, dichiarazioni fatte solo per percepire i fondi dall’Unione europea, ieri sera sono sbarcati sull’isola con i loro cani molti cacciatori di selezione, autorizzati dalla Regione Toscana, che da stamattina all’alba stanno cercando di stanare gli ultimi mufloni sopravvissuti al massacro e che resistono in quella che è la loro casa. Attivisti e attiviste dei Guardiani dei mufloni, che non hanno mai abbandonato l’isola, stanno resistendo insieme a loro.
“A dispetto di tutto, anche della verità – commenta Sara d’Angelo,– Ente Parco e Regione Toscana vogliono andare fino in fondo nel loro progetto di morte. Tutto questo è vergognoso e dobbiamo assolutamente fermarli. Oltre alla resistenza degli attivisti, che non hanno mai lasciato l’isola nonostante le dichiarazioni dell’Ente parco dell’Arcipelago che al Giglio tutti i mufloni fossero stati uccisi, chiediamo a tutti i cittadini e le cittadine di esprimere il loro sdegno telefonando alla Regione Toscana, all’Ente Parco e al Ministero dell’Ambiente. Invitiamo a seguire le nostre pagine social dove sono pubblicati i numeri per partecipare alla protesta".
Per le associazioni che negli ultimi anni hanno condotto la battaglia contro le uccisioni, “il progetto di eradicazione del muflone del Giglio ha violato le norme nazionali ed europee che prevedono che qualunque eradicazione si basi su dati scientifici, che il Parco stesso ha ammesso di non possedere. In assenza di prove dei danni del muflone sull’ambiente, il Parco ha esagerato i danni all’economia nel progetto presentato all’UE, per il quale ha ottenuto 1 milione e 600mila euro, dichiarando che la sua eradicazione era imperativa per salvare le viticulture dell’isola, nonostante i viticoltori avessero scagionato il muflone da tali accuse già nel 2021 tramite una petizione; grazie a una serie di richieste di accesso agli atti, siamo inoltre venuti a conoscenza del fatto che in 20 anni il Parco ha ricevuto soltanto 3 richieste di risarcimento per danni alle viticulture per un totale di 400 euro imputabili ai mufloni, contro i quasi 400mila euro ottenuti dall’UE per eradicarli. In assenza di comprovati danni, dunque l’eradicazione del muflone del Giglio costituisce un reato. Questo progetto – proseguono gli attivisti - non aveva dunque alcuna ragione di esistere mancando i presupposti scientifici ed economici per procedere e, al contempo, ha ignorato elementi fondamentali, come l’unicità genetica del muflone presente solo al Giglio. Per queste ragioni abbia già provveduto a denunciare il presidente dell’Ente Parco Giampiero Sammuri per disastro ambientale”.
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