Keu, l'opposizione a Santa Croce: "Deidda deve dimettersi stando alla Carta di Pisa"

Nella giornata di oggi siamo stati subissati da messaggi di cittadini santacrocesi che, letta la notizia che la Procura di Firenze avrebbe chiesto il rinvio a giudizio tra gli altri indagati anche della sindaca Giulia Deidda, ci hanno chiamato per chiederci di pretendere le immediate dimissioni della prima cittadina. Stando a quanto abbiamo appreso dai giornali, non si tratta ancora oggi di un rinvio a giudizio vero e proprio ma solo della richiesta della Procura che verrà discussa dinanzi al Giudice delle Indagini preliminari all’udienza del 12 aprile prossimo. Per adesso, quindi, niente di nuovo rispetto a quanto già era a conoscenza dell’opinione pubblica. A differenza della sinistra non siamo garantisti ad intermittenza e, quindi, anche in questa circostanza rimaniamo fiduciosi nell’operato della giustizia che farà il suo corso. Possiamo solo dire che, in base alla statistica giudiziaria in seno all’udienza preliminare il GUP nella maggior parte dei casi rinvia sempre e comunque a giudizio ma a volte vi possono essere delle eccezioni che vanno in base alla consistenza degli elementi accusatori utili per sostenere l’accusa in giudizio e, pertanto, staremo a vedere a cosa portano gli sviluppi. La vicenda nella sua interezza viaggia però su due piani paralleli, quello giudiziario e quello politico. Dal lato giudiziario ovviamente ci auguriamo che ognuno degli imputati possa chiarire al meglio la propria posizione. Politicamente, pur non avendo l’autosufficienza numerica per farla decadere, sin dalla prima ora, abbiamo sostenuto a gran voce che la prima cittadina avrebbe dovuto dimettersi se non altro per difendersi meglio dalle pesanti accuse e sgomberare il campo da ogni dubbio durante l’esercizio del suo mandato. Pur isolata dal suo stesso partito e assediata dai media nazionali la Deidda, sostenuta solo dai componenti della sua giunta e dai suoi consiglieri di maggioranza, ha scelto la strada di non dimettersi ma, oggi, in caso di un suo rinvio a giudizio, visto la gravità delle accuse e della delicatezza del ruolo, sarebbe impensabile per lei rimanere tranquillamente al proprio posto se non altro perché costretta a dimettersi per l’impegno morale assunto con la sottoscrizione del codice etico denominato “Carta di Pisa” che recita “In caso sia rinviato a giudizio o sottoposto a misure di prevenzione personale e patrimoniale per reati di corruzione, concussione, mafia, estorsione, riciclaggio, traffico illecito di rifiuti, e ogni altra fattispecie ricompresa nell’elenco di cui all’art. 1 del Codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 18 febbraio 2010, l’amministratore si impegna a dimettersi ovvero a rimettere il mandato.“. Non ultimo, riteniamo che il comune di Santa Croce sull’Arno, come ente e come rappresentante della collettività Santacrocese, quest’ultima fortemente danneggiata da questi accadimenti, debba costituirsi parte civile in un eventuale processo e, in quest’ottica non è pensabile che il primo cittadino, legale rappresentante dell’ente, figuri tra i principali indagati. Un passo indietro, arrivati a questo punto, è a nostro avviso un atto dovuto. Come opposizione, inoltre, chiederemo pubblicamente che la sindaca rinunci da subito ad ogni prescrizione del giudizio per non lasciare che la gente possa rimanere per sempre con il dubbio delle sue condotte nel caso in cui il processo dovesse protrarsi per anni.

Per un’altra Santa Croce e Asma 2.1

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