In questi giorni è in corso lo sterminio dei pochi mufloni rimasti sull’Isola del Giglio, dove cacciatori di selezione stanno sparando ad animali adulti, piccoli e anziani, a seguito di una delibera della Regione Toscana. Così in una nota LNDC Animal Protection, VITADACANI odv e CAART – Coordinamento Associazioni Ambientaliste della Regione Toscana, che chiedono al Presidente della Regione Toscana e al Ministro dell’Ambiente di "sospendere con effetto immediato la caccia al muflone al Giglio".
"La delibera regionale, emessa nel mese di agosto, appare violare gli accordi presi tra l’Ente Parco Arcipelago Toscano (PNAT) e le associazioni animaliste, che prevedeva la sospensione degli abbattimenti del muflone a favore della sua traslocazione in vari rifugi in Italia. Inoltre, la delibera ignora le recenti scoperte scientifiche riguardo l’unicità genetica del muflone del Giglio ed il suo valore inestimabile per la biodiversità", dichiara Piera Rosati, Presidente di LNDC Animal Protection.
Prosegue Sara d’Angelo, Presidente di VITADACANI odv e portavoce della Rete dei Santuari di Animali Liberi: "Precedentemente il PNAT, in violazione dei regolamenti ministeriali e comunitari, aveva classificato il muflone del Giglio come ‘specie alloctona invasiva’ senza fornire alcuna prova scientifica ed esagerando ampiamente i danni economici. Su tale base, il PNAT aveva presentato un progetto all’UE, di cui la Regione Toscana ne è formalmente un partner, accedendo a dei finanziamenti pari a 1.6 milioni di Euro, di cui circa 400.000 euro destinati esclusivamente all’eradicazione dei 40 mufloni stimati vivere sull’isola".
Inizialmente, il progetto, "LetsGo Giglio: less alien species in the Tuscan Archipelago: new actions to protect Giglio Island habitats", prevedeva l’eradicazione del muflone tramite l’abbattimento ma, a seguito di una serie di denunce, e tramite un accordo stipulato con le associazioni animaliste, il PNAT ha acconsentito di sospendere gli abbattimenti e di traslocare i mufloni dell’isola in vari rifugi in Italia.
Nonostante la Regione Toscana sia formalmente un partner del progetto ha emesso nell’estate 2022 e nell’agosto 2023 due delibere che hanno consentito di cacciare il muflone sul Giglio, in totale violazione degli accordi presi tra il Parco e le associazioni.
"Nell’agosto 2022, la prestigiosa rivista scientifica Diversity ha pubblicato uno studio genetico condotto da un consorzio di centri di ricerca italiani e francesi che attesta l’unicità genetica del muflone del Giglio. Molti scienziati, tra cui l’Ordine dei Biologi, hanno dunque condannato il progetto di eradicazione ed hanno chiesto alle autorità di preservare il nucleo di mufloni del Giglio anziché eradicarli, ma la Regione Toscana sembra essere rimasta sorda ai loro appelli", afferma Stefano Corbizi Fattori, portavoce del CAART – Coordinamento Associazioni Ambientaliste della Regione Toscana.
Va precisato, infatti, che il muflone, antenato della pecora domestica, fu introdotto sull’isola del Giglio negli anni ’50 del secolo scorso tramite un progetto di salvaguardia della specie. Il progetto identificò gli individui più puri in Europa che furono portati al Giglio per preservarne il patrimonio genetico visto che altrove, come ad esempio in Sardegna, Corsica e Cipro, dove il muflone è specie protetta, era stato compromesso dall’accoppiamento tra mufloni e pecore domestiche.
Concludono così le Associazioni: "Qualunque alterazione del numero di mufloni presenti al Giglio rappresenta un impoverimento ed una perdita di risorse genetiche che non solo danneggiano la biodiversità, e quindi minano gli obiettivi comunitari della Direttiva Habitat e della Strategia per la Biodiversità 2030, recentemente sottoscritta dal governo italiano, ma rappresenta un vero e proprio disastro ambientale che denunceremo per vie legali".
Fonte: Ufficio stampa
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