Il prossimo 3 dicembre verrà inaugurato il nuovo immobile in Piazza G. Di Vittorio a Gambassi Terme. Ci starebbe bene una contestazione, pacifica ma irrispettosa, al taglio del nastro dell’edificio polivalente che ha sostituito l’ex Teatro a Gambassi Terme: gli errori non vanno dimenticati, soprattutto quando sono in carico ad una amministrazione comunale che si definisce democratica, partecipata, rappresentativa, ma che ha interpretato, in questo caso, solo un atteggiamento dispotico, oltre che inadeguato, ignorando ogni critica e ogni suggerimento. In questi tre anni il sindaco, gli assessori, i consiglieri comunali, il partito di maggioranza, il PD, nonostante solleciti, interrogazioni, richieste di dialogo e di confronto non hanno mai risposto alle nostre domande, alle nostre osservazioni.
Hanno sempre esternato un atteggiamento connotato da autoritarismo, ai danni di un dissenso legittimo. Basti pensare alla negazione, di fatto, di poter effettuare un referendum su una scelta non condivisa da centinaia di cittadini.
Ormai è fatta: il «cubo bianco rivestito di tracce rosse» è lì, in piazza Di Vittorio a ricordare come a Gambassi Terme si sia realizzato uno scempio che ha sostanzialmente rappresentato la cancellazione gratuita di una identità e di una alterità rispetto a ciò che era patrimonio storico, culturale, della memoria centenaria di una comunità.
Più che a una contestazione, pacifica ma irrispettosa, noi del Comitato «Salviamo il Teatro» pensiamo sia opportuno cogliere l’occasione per misurare la capacità di reazione dei cittadini verso una classe dirigente politico-amministrativa che ha distrutto consapevolmente un’eredità, ormai archeologia, della memoria dei gambassini. Quel manufatto centenario andava ristrutturato, o almeno preservato nel suo valore iconico, perché sapeva raccontare un secolo di vicende associative, un secolo di vicende politiche, un secolo di eventi, episodi, circostanze che hanno visto protagonisti i gambassini di tante generazioni. Quella figura grigia e invecchiata ai bordi della piazza brillava ancora delle motivazioni che avevano sottoscritto i costruttori: omaggio ai caduti della guerra del ‘15-‘18, omaggio al sacrificio di decine di concittadini partiti dal Capoluogo e dal Castagno, da Varna, da Catignano, dalle Case Nuove, da Sant’Andrea, da Badia a Cerreto, da Pillo e Borgoforte e morti in un conflitto mondiale.
Fra qualche mese ci saranno le elezioni comunali, la stampa locale ha già riportato la candidatura che rappresenterà l’attuale maggioranza, sottolineando un cocciuto continuismo. Noi non ci stiamo, è tempo di proporre alternative. Premesso che non c’è niente di personale nei confronti dell'attuale assessora Samanta Setteducati, la prima impressione che ci viene è che il PD, anche a Gambassi Terme, è passato da partito «fluido a vocazione maggioritaria» a partito «assente a vocazione arroccamento».
La vicenda dell’ex-teatro è emblematica: un partito autorevole doveva ascoltare i cittadini; un gruppo che ambisce a rappresentare una comunità rispetta la democrazia partecipativa, ascolta, dialoga, corregge, come dovrebbe fare chi ha i sensori giusti in una comunità territoriale. Il PD di Gambassi Terme ha dichiarato: «Con questa candidatura noi rappresentiamo la continuità, la stabilità, l’autorevolezza …».
È proprio il contrario: serve discontinuità, contaminazione, ricerca, dialogo. Chi la pensa come noi, o almeno vorrebbe condividere un percorso di ricerca alternativa alla proposta in campo, può contattarci alla mail: salviamoilteatro21@gmail.com
Fonte: Comitato 'Salviamo il Teatro di Gambassi'
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