Alessandro Scipioni è stato il candidato a sindaco del centrodestra alle elezioni amministrative di Vinci nel 2019.
In questa nuova campagna elettorale, partita di fatto con la corsa a due nel Partito Democratico, Scipioni ha voluto esporre il proprio pensiero sia sulle primarie, sia sulla visione della propria parte politica in merito alle questioni che hanno coinvolto Vinci negli anni passati. Una posizione critica, quella di Scipioni, che non ritiene la gestione della città all'altezza del nome che porta.
Alessandro Scipioni è consigliere metropolitano a Firenze e consigliere comunale a Vinci.
Come attuale opposizione state cercando di capire chi potrebbe vincere le primarie del Pd per contrapporre un candidato?
In realtà noi non stiamo aspettando nessuno. Come centrodestra è stato deciso in tutti i Comuni della Toscana di evitare divisioni, e nei centri come Vinci, data la sua grandezza c'è la necessità di coinvolgere tanti settori della società civile. Ed è dalla società civile che il cambiamento può passare, anche, perché no, con persone che non siano per forza "di destra". Il cambiamento ha bisogno di prescindere dal Pd e non ci può essere cambiamento se continua a governare una forza che lo ha fatto finora.
Molta gente sta cercando una discontinuità a Vinci ed è inevitabile che tale discontinuità si possa trovare in chi ha già governato.
Quindi qual è il raggio d'azione del centrodestra nella ricerca di alleanze?
La legge elettorale dei comuni sotto i 15 mila abitanti [Vinci non raggiunge questa cifra per quasi 300 unità, ndr] prevede la presentazione di una lista unitaria collegata al candidato, per cui questo significa dover costituire un'aggregazione forte. Tale aggregazione si fonda su un unico programma, che, al netto dei valori e degli ideali che ci contraddistinguono, sarà contrattabile con chi vorrà far parte di questa aggregazione.
Credo che in fondo il Pd stia sostanzialmente chiedendo di andare avanti o con la vicesindaco o con il segretario del partito: non ci vedo alcuna discontinuità.
Come si concretizzerebbe questa discontinuità?
Qualunque esponente che non venga dalla classe dirigente del Pd costituisce un cambiamento.
La discontinuità possiamo vederla su un programma valido, ma anche sul ribaltamento di scommesse che Vinci ha perso in questi anni.
Vinci è conosciuta in tutto il mondo, per ovvi motivi. Ma è piena di serrande abbassate, per esempio. Di solito, in un luogo turistico, se chiude un negozio c'è qualcun altro che vuole rilevarlo. A Vinci ci sono negozi storici che hanno chiuso. C'è qualcosa che non va; è un turismo sfruttato male.
Vinci non è stata presa in considerazione come Capitale della Cultura.
Il sistema dei trasporti è del tutto inefficiente.
Senza parlare della faccenda relativa ai centri estivi - storia che reputo grottesca - nella quale la responsabilità è stata addossata alla dirigente scolastica, nonostante da tempo segnalava delle difformità che andavano sanate. Sono arrivati fino all'ultimo, riparando con Villa Reghini, me ciò è stato sintomatico di un problema nella gestione corrente che non è da sottovalutare.
Non vedo una visione in tutto ciò, un progetto per il futuro. Abbiamo una rendita che si chiama Leonardo. E poi? Come coltiviamo quello che abbiamo, e come lo stiamo coltivando per il futuro?
Abbiamo perso la convenzione con l'università: ciò significa allontanare persone che studiando a Vinci potrebbero avere un titolo. Tutto ciò grida vendetta.
Christian Santini
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