In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, l’associazione Casa della donna offre una fotografia dettagliata della violenza sulle donne a Pisa e provincia presentando i dati relativi all’attività complessiva nel 2022 del centro antiviolenza e i dati degli accessi del 2023.
“Tutte le iniziative di novembre saranno dedicate a Giulia Cecchetin e alle 106 donne che quest’anno sono state vittime di femminicidio - annuncia la neo presidente della Casa della donna Ketty De Pasquale - e all’inizio di ogni iniziativa leggeremo la lettera che Elena, la sorella di Giulia, ha diffuso e che condividiamo pienamente, con le sue parole afferma quello che da decenni il movimento femminista e i centri antiviolenza ripetono: è la cultura dello stupro che legittima la violenza sulle donne e lo Stato ha responsabilità dirette, perchè non mette in atto serie politiche di contrasto della violenza sulle donne, a partire dai finanziamenti ai centri antiviolenza ”.
È in costante aumento, come emerge dai dati raccolti dal nostro centro antiviolenza, il numero di donne che chiedono aiuto. Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2023, il Telefono Donna, la linea di ascolto e accoglienza del centro antiviolenza della Casa della donna (che risponde al numero 050 561628), ha ricevuto 1.616 telefonate (1.143 nello stesso periodo del 2022), un numero che conferma il boom di chiamate iniziato con la pandemia: sono circa 30 le donne che ogni mese chiamano il Telefono Donna, 35 nell’ultimo mese.
Nel 2022 si sono rivolte al centro antiviolenza pisano 516 donne, di cui 386 lo hanno fatto per la prima volta. I dati più significativi riguardano sia l’aumento delle donne che iniziano un percorso di uscita dalla violenza, ben il 65%, sia il numero dei percorsi che continuano dall’anno precedente: erano 130 nel 2022 e quest’anno sono 140.
“L’aumento costante delle donne che ci chiamano per la prima volta e l’attivazione in tempi brevi del percorso di uscita è un dato davvero significativo - sottolinea Francesca Pidone, coordinatrice del Telefono Donna - perchè ci dice che sono sempre di più le donne che sanno riconoscere i segnali della violenza esercitata dal partner e che chiedono aiuto. Rileviamo però anche il protrarsi dei percorsi iniziati nell’anno precedente, dovuto soprattutto alla complessità delle situazioni socio-economiche e giudiziarie”.
A chiamare il Telefono Donna sono soprattutto donne tra 30 e 49 anni, in continuità con gli anni precedenti, ma nel 2022 sono aumentate sia le richieste da parte di giovani donne (20%), soprattutto studentesse, sia quelle di donne che hanno più di 50 anni (30%).
“I numeri in aumento ci dicono che stanno funzionando gli sportelli che abbiamo aperto negli ultimi anni sul territorio”, sottolinea la coordinatrice del centro antiviolenza Giovanna Zitiello. “Si tratta di una presenza capillare del nostro centro antiviolenza che, in collaborazione con SdS e i Comuni della zona pisana, può contare su sportelli a Vecchiano, Vicopisano, Cascina, Fauglia e, in Valdera, a Ponsacco con la collaborazione del Comune. Inoltre di grande importanza è stata l’attivazione con i tre atenei pisani dello Sportello interuniversitario contro la violenza di genere, che è uno spazio sicuro e gratuito a cui studentesse, studenti, personale docente e amministrativo possono rivolgersi. Da questo mese abbiamo aumentato gli orari di ascolto, per cui si può contattare la linea telefonica 050 2215104 il lunedì dalle 12:30 alle 14:30, il martedì dalle 10:00 alle 13:00, il giovedì dalle 16:00 alle 18:00 e parlare direttamente con un’operatrice. Sono anche attive la segreteria e la mail antiviolenza@ateneipisa.it: un’operatrice contatterà chi ha lasciato un messaggio per fissare un colloquio telefonico o un incontro presso lo sportello”.
Un dato ormai consolidato da anni è quello che a subire violenza sono soprattutto donne italiane (80,05%) con una relazione stabile, con figli/e minori, spesso sottoposti a violenza assistita. Il dato più preoccupante è quello relativo alla situazione lavorativa: oltre la metà delle donne che subiscono violenza è disoccupata o ha un lavoro precario e ben il 26% subisce violenza economica, un tipo di violenza subdola che registra un costante aumento e che spesso accompagna la violenza fisica e psicologica.
“Proprio per intervenire in questo ambito, abbiamo ampliato la presentazione di progetti su vari bandi - sottolinea la coordinatrice della progettazione della Casa della donna Serena Leoni - tra i quali segnaliamo ‘Conto su di me - Strumenti per l’autonomia economica di donne in percorsi di uscita dalla violenza’, finanziato dalla Fondazione Pisa. È un progetto importante, il primo a Pisa contro la violenza economica. Prevede un supporto mensile concreto per donne seguite dal Centro antiviolenza o ospitate nelle case di accoglienza e un’alfabetizzazione sugli strumenti economico-finanziari. L’aspetto più innovativo è costituito dallo svolgimento di corsi di educazione finanziaria: quattro cicli di incontri formativi, che saranno realizzati in collaborazione con Banca Etica, Coop, Consiglio Notarile di Pisa e che sono rivolti, oltre che alle donne seguite dal centro antiviolenza, alle donne straniere che frequentano i corsi per imparare l’italiano promossi dalla Casa della donna. Un progetto che potrà aumentare nel concreto la consapevolezza, l’autonomia economica e l’empowerment delle donne”.
Significativo anche il dato delle donne straniere che si rivolgono al centro antiviolenza: pur essendo una minoranza (20%), sono in aumento le donne straniere maltrattate da partner o ex partner italiani. Una tendenza che conferma l’identikit del maltrattante: italiano, tra i 40 e 59 anni, partner o ex partner (oltre il 60%), familiare o conoscente (30%). Nel 70% dei casi si tratta di uomini “insospettabili”, cioè senza problemi giudiziari, dipendenze da alcol o altre sostanze, con un lavoro stabile.
Proprio per questo svolgiamo da sempre attività di sensibilizzazione, prevenzione nelle scuole e formazione degli operatori e delle operatrici della Rete territoriale. Nella prima parte dell’anno, il gruppo Educazione e formazione ha gestito il progetto APPP promosso dalla Provincia di Pisa con finanziamento della legge Cittadinanza di genere della Regione Toscana. Sono state coinvolte 39 classi dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori, docenti e famiglie. “Gli stereotipi di genere continuano ad essere pervasivi e a inquinare le relazioni tra donne e uomini, anche giovani, in un filo che porta dalla discriminazione alla violenza, come denunciamo tutte le volte che accade un femminicidio: parlarne in classe è fondamentale.
In questi giorni si sta parlando molto di educazione all'affettività -osserva Carlotta Monti, coordinatrice del gruppo Educazione e Formazione della Casa della donna- Da anni portiamo avanti progetti nelle scuole, con studenti e con tutta la comunità educante perché sappiamo che l'educazione al genere e alle differenze sono indispensabili per una corretta prevenzione.
Crediamo che un lavoro così importante debba essere programmato, finanziato stabilmente e affidato alle professioniste dei centri antiviolenza e delle associazioni che si occupano da anni di questi temi, in sinergia con le figure della scuola. Servono infatti sia competenze educative per mettere in dialogo ragazze e ragazzi, partendo anche dalle loro emozioni, che un approccio al fenomeno della violenza che ne metta in luce i nodi centrali: gli stereotipi e i modelli di genere dominanti, le relazioni asimmetriche di potere tra donne e uomini, la costruzione patriarcale della società.”
“È fondamentale come istituzioni più prossime alle cittadine e ai cittadini lavorare sempre più in sinergia affinché si costruisca una rete culturale, un nuovo paradigma in cui collaborazione e rispetto siano i principi cardine su cui instaurare qualsiasi tipo di relazione che possa definirsi umana”, afferma il Presidente della Provincia di Pisa, Massimiliano Angori.
La Casa della donna riprenderà anche l’attività di formazione, cruciale per mantenere un sistema capace di accogliere e sostenere le donne dalla prima richiesta di aiuto e durante le varie fasi del complesso percorso per uscire dalla violenza. “Il progetto, presentato dalla SdS della zona pisana insieme alla Valdera-Valdicecina nell'ambito del programma territoriale per il 2024 su finanziamento Regionale - afferma Valentina Ricotta, vicepresidente della SdS zona pisana - prevede il coinvolgimento del Centro antiviolenza nello svolgimento di attività formative specifiche rivolte alle assistenti sociali e formazione congiunta con il personale degli altri soggetti della rete antiviolenza (codice rosa e personale socio-sanitario, forze dell’ordine, personale giudiziario etc). Vogliamo che nessuna donna venga più uccisa e per prevenire i femminicidi è necessario che le donne siano ascoltate, credute e protette tutte le volte che chiedono aiuto”.
Fonte: Casa della Donna di Pisa
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