Non ai livelli pre-pandemia, ma nemmeno troppo lontano. Stando ai dati Irpet, il turismo del 2023 in Toscana registra dati positivi ma i primi otto mesi sono al -2% di presenze rispetto a quelli di quattro anni fa, ultima annata prima del Coronavirus.
La crescita tendenziale delle presenze sul 2022, ancora assai accentuata nei primi 5 mesi del 2023 (+23,1%) è andata ridimensionandosi durante l’estate in modo tale da determinare sul complesso degli 8 mesi del 2022 un aumento contenuto, nell’ordine del +5,3%.
La crescita internazionale
La crescita è stata trainata dalla componente internazionale (+14,7%), dove ad aumentare in misura consistente è stato tuttavia soltanto il segmento extra-europeo (+50%), a cui resta il maggior terreno da recuperare rispetto ai livelli pre-Covid (-10,5% sul 2019). La componente europea cresce assai meno (+2,7%), ma la sua importanza è cruciale per l’economia turistica toscana, dal momento che rappresenta l’unico mercato in crescita sostanziale rispetto al periodo pre-pandemico (+8,2% sul 2019).
Sono confermate le preoccupazioni rispetto alla debolezza dei mercati nazionale ed interno. Le presenze di toscani in Toscana diminuiscono rispetto ai primi 8 mesi del 2022 di circa il -4,2%, e del -3,7% quelle dal resto d’Italia. Ai mercati nazionali resta dunque ancora una quota consistente di presenze da recuperare rispetto ai livelli registrati prima della pandemia (-7,7% sul 2019).
Tranne le presenze da fuori Europa, che continuano a crescere ad un ritmo superiore al 20%, tutti i principali mercati entrano a partire da giugno in territorio negativo. "Lo fanno in modo particolare e progressivamente di più gli italiani provenienti da fuori Toscana, la cui diminuzione, al di là delle possibili spiegazioni legate all’andamento meteorologico e limitate al mese di maggio, non possono non destare preoccupazione per quanto rappresentano nel turismo regionale, in particolare quello balneare e delle aree rurali interne" scrivono da Irpet.
Da dove arrivano i turisti?
Protagonista assoluta della crescita nei primi 8 mesi del 2023 è la componente extraeuropea (+50,5%). Rimbalzano in particolare, seppure in linea con le attese, i mercati dell’estremo oriente, Corea del Nord (+285%), Giappone (+282%), Australia (+182%) Cina (+179%), India (+99,7%), ma anche i principali dell’America centrale e meridionale, Brasile (+95.5%), Messico (+77,5%), Argentina (+58,6%). Pur aumentando di un considerevole +45% le presenze dalla Russia restano quelle ancora più lontane in assoluto dal tornare ai livelli del 2019 (-75%), seguite dal Giappone (-70,3%), e dalla Cina (-68,9%). Alle ragioni sanitarie e logistiche che rendono ancora oggi complesso ripristinare pienamente le rotte del turismo, si aggiungono ragioni culturali e geopolitiche a condizionare una ripresa piena dei livelli precedenti la pandemia, che su alcuni mercati rilevanti potrebbe essere più lenta del previsto, nonostante le aspettative positive per l’autunno, in particolare per il mercato cinese.
Si tratta di una lettura ulteriormente confermata dall’exploit delle presenze statunitensi, che nei primi 8 mesi del 2023 aumentano di ben il 35,7% sullo stesso periodo del 2022 e superano di più del 22% quelle registrate nel 2019. Un trend similare lo si osserva, peraltro, anche negli altri paesi dell’America del Nord come il Canada (+18,4% sul 2019) e il Messico (+47%) A conoscere una battuta di arresto progressiva nel corso dei mesi primaverili ed estivi, rispetto ai livelli del 2022, sono invece le nazionalità provenienti da alcuni dei principali paesi dell’Europa occidentale, Svizzera (-9,5%) Belgio (-9,2%), Danimarca (-7,6%) e Austria (-6,2%), ma anche Norvegia (-3%), Germania (-2,3%) e Paesi Bassi (-2%). Crescono invece in misura assai consistente le presenze dalla Spagna (+27,4%), dalla Grecia e da molti dei paesi dell’Est Europa, a cominciare dalla Polonia (+38,2%); molti di questi hanno decisamente superato, ormai, i livelli di presenze del 2019. Molto rilevante, infine, per il suo peso sul totale della componente straniera, è anche la crescita delle presenze dal Regno Unito (+10% sul 2022), che determina l’aggancio al sentiero di crescita precedente la pandemia.
Dove vanno i turisti?
Le città d’arte registrano nei primi 8 mesi del 2023 la più vivace dinamica congiunturale (+17,8% sui primi 8 mesi del 2022), pur restando le destinazioni più lontane (Firenze su tutte) dal recuperare i livelli del 2019 (-10,3%). A questa maggior difficoltà delle città d’arte nel recuperare i livelli pre-pandemici contribuiscono da un lato la maggior incidenza dei mercati extra-europei, ancora non pienamente tornati al turismo a lungo raggio (l’Asia in modo particolare), e dall’altro la debolezza della domanda proveniente dai mercati nazionali.
Viceversa, sia le aree collinari che balneari, grazie in particolare al contributo dei flussi dall’Europa, hanno già colmato il divario rispetto al periodo pre-pandemico (+0,8% e +7,1% rispettivamente). Opposta tra loro è tuttavia la dinamica congiunturale sul 2022. Mentre le destinazioni collinari, grazie in particolare alla spinta degli stranieri, registrano una crescita di ben il +9,8%, viceversa spicca la diminuzione delle presenze nelle aree balneari (-3,8% sui primi 8 mesi del 2022), determinata dalla componente domestica che frena la ripresa. Un altro indizio, questo, di una ridotta disponibilità al turismo “leisure” delle componenti domestiche, conseguenza dell’impatto dell’inflazione sui bilanci delle famiglie italiane. Una dinamica più simile alle destinazioni collinari la si registra nelle aree montane della regione, con un aumento piuttosto contenuto delle presenze (+3,1%), da attribuirsi soprattutto alla componente straniera sul 2022 e un deciso superamento dei livelli del 2019 (+6,5%).
L’analisi per ambiti qualifica e dettaglia ulteriormente la lettura territoriale. Si conferma in positivo il rimbalzo delle principali città d’arte e di Firenze su tutte, ma anche il permanere di un gap significativo rispetto ai livelli pre-pandemici dell’area fiorentina (-17,7%) e, a distanza, di alcuni suoi territori contermini come il Mugello (-7,7%) e Prato (-5%), mentre le altre destinazioni d’arte della regione sono più vicine, come Arezzo e Pisa, o hanno già raggiunto o superato, come Siena e Lucca, i livelli di presenze precedenti la pandemia.
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