Cinquant’anni fa veniva scoperto, a Montelupo Fiorentino, il ‘Pozzo dei Lavatoi’, un antico pozzo che, utilizzato come discarica dalle fornaci medievali e rinascimentali attive in prossimità del Castello, si è rivelato essere una fonte eccezionale di reperti, e il cui studio, durato più di 30 anni, ha riportato alla luce una storia che era rimasta letteralmente sepolta per secoli.
Per celebrare questo ritrovamento e le conoscenze grazie ad esso acquisite è stato definito un ricco calendario di eventi e iniziative che è stato presentato in una conferenza stampa al Media Center Sassoli a palazzo del Pegaso da Antonio Mazzeo, presidente dell’Assemblea toscana, Aglaia Viviani, assessore alla cultura del Comune di Montelupo; Luigi Ulivieri, presidente della Fondazione Museo Montelupo; Alessio Ferrari del Gruppo Archeologico di Montelupo Fiorentino.
La storia della ceramica di Montelupo, come oggi la conosciamo, grazie agli anni di ricerche
archeologiche e studi del Gruppo Archeologico di Montelupo e di Fausto Berti, già direttore del
Museo di Montelupo, deve gran parte della sua valorizzazione e della sua riscrittura, alla scoperta, fortuita, avvenuta nel 1973, del Pozzo dei Lavatoi. Gli scavi hanno consentito di acquisire buona parte del patrimonio esposto al Museo della Ceramica e al Museo Archeologico, fornendo informazioni utili sull’importanza storica della manifattura montelupina nei secoli.
“Una bella festa per ricordare una scoperta che 50anni fa ha cambiato la storia di Montelupo – ha detto Antonio Mazzeo presidente del Consiglio regionale – e, come in un vaso di Pandora, in questo pozzo è stata ritrovata la storia di una comunità, le maioliche rinascimentali più belle, un luogo di arte, storia, bellezza. Tante saranno le iniziative per ricordare questa storia, ma anche per guardare avanti e con le scuole ricostruire la storia di una comunità che diventa un esempio della grande arte toscana.”
Il Pozzo è stato scoperto nel 1973 durante dei lavori di risanamento dell’area di Via Tassinari dove si trovavano alcuni lavatoi pubblici. Gli scavi hanno consentito di acquisire buona parte del patrimonio esposto al Museo della Ceramica il cui primo nucleo risale al 1983. In occasione di questa ricorrenza Comune, Fondazione Museo Montelupo e Scuola della Ceramica promuovono una serie di iniziative: un convegno di carattere scientifico, una mostra che coinvolge le manifatture del territorio, un docufilm che narra le vicende che ruotano attorno alla scoperta del pozzo e attività laboratoriali da proporre alle scuole. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Museo: www.museomontelupo.it .
“La scoperta del pozzo ha una duplice valenza - ha detto Aglaia Viviani assessore alla cultura di Montelupo - quella artistica essendo venuti alla luce manufatti dal 1300 al 1500 che hanno raccontato l’arte di Montelupo e la sua storia, ma d’altro lato questa scoperta ha una forte valenza sociale sono stati coinvolti tutti i cittadini dalla scoperta, anche se poi i reperti sono stati sistematizzati dalla Soprintendenza. Adesso in occasione del cinquantesimo della scoperta abbiamo richiamato tutta la popolazione ed abbiamo avuto una grande risposta. Lo scopo delle nostre iniziative è raccontare l ‘arte di Montelupo a vecchi e nuovi concittadini, perché la compagine sociale è molto cambiata e chiaramente si vuole anche fare conoscere la nostra storia al mondo intero. La scoperta del Pozzo fu davvero un evento collettivo per Montelupo, che grazie ad essa prese coscienza della propria storia. Per questo, il progetto che stiamo lanciando è a pieno titolo un progetto di comunità: ricostruendo quel periodo, si rinsaldano i legami sociali. È quindi importante che la partecipazione dei testimoni sia più ampia possibile. Le iniziative che realizziamo hanno un taglio interdisciplinare si passa da appuntamenti di carattere scientifico ad altre più di natura strettamente divulgativa".
“Quando fu trovato il pozzo e iniziato lo scavo – ha detto Luigi Ulivieri presidente della Fondazione Museo Montelupo – eravamo nel momento di crescita e sviluppo più forte del settore della ceramica, che era il settore trainante della nostra economia. Negli anni settanta non c’era famiglia che non lavorava nel settore della ceramica o dell’indotto. Il desiderio di conoscere la propria storia e di capire dove si stava andando è stato il motore per arrivare a questa scoperta, poi i reperti e i manufatti trovati hanno consentito a studiosi e archeologi di ricostruire un periodo significativo e hanno portato alla creazione successiva del museo della ceramica.”
“Lo scavo del pozzo è stato un momento emozionante – ha affermato Alessio Ferrari del Gruppo Archeologico di Montelupo - all’epoca ero giovane ed era una scoperta continua trovavamo dei reperti di grande valore, appena lavati venivano fuori stemmi, figure di una grande bellezza. Fino ad allora si conoscevano soltanto gli arlecchini del seicento e tutto quello che veniva ritrovato era una vera scoperta per tutti noi.”
Possiamo solo immaginare l’entusiasmo che si poteva respirare in quegli anni di scoperte, mentre piano piano veniva alla luce una realtà di committenze prestigiose, capolavori di maiolica
rinascimentale conservati nelle collezioni internazionali, finalmente, attribuiti correttamente
alla manifattura di Montelupo. È ancor più emozionante averlo sentito raccontare direttamente da chi lo ha vissuto. Mentre venivano scoperti secoli di storia, di pari passo con le profondità del pozzo e con l’avanzare degli altri scavi la comunità dei ceramisti di Montelupo si riappropriava della propria identità storica, scoprendosi non solo portatrice di una capacità manifatturiera che non si era mai interrotta, ma anche erede di quella generazione di botteghe che aveva fatto di Montelupo Fiorentino la “Fabbrica di Firenze” del Rinascimento.
Lo scavo del Pozzo dei Lavatoi ha riportato alla luce migliaia di frammenti, datati tra la fine del
1300 e la fine del 1500, che compongono, insieme ai reperti degli altri scavi dopo si sono scoperti e avviati, gran parte della collezione del Museo della Ceramica (circa 600 oggetti ricostruiti e restaurati) ma che, soprattutto, hanno consentito di attribuire alla produzione montelupina i capolavori della maiolica rinascimentale conservati nei principali musei del mondo.
Fonte: Regione Toscana
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