Le esportazioni si confermano motore di crescita per l’economia fiorentina. Nei primi sei mesi dell’anno, secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera di commercio, l’export della Città metropolitana ha toccato i 10 miliardi (a valori correnti), con una crescita del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2022. Calcolato su base annua, il dato supera quota 20 miliardi con un incremento tendenziale del 12,4%. Il secondo semestre, comunque, appare più problematico per il rallentamento del mercato americano e di alcuni Paesi europei, Germania in testa.
A trainare la crescita dell’export nella prima parte del 2023 sono state la gioielleria (+68,2%), la farmaceutica (+46,2%) e la meccanica (+13,2%). Le importazioni, sempre nel primo semestre del 2023, sono aumentate addirittura del 22,4% a quota 5,5 miliardi, di conseguenza riducendo l’avanzo commerciale da 5 a 4,6 miliardi.
I principali Paesi di destinazione delle esportazioni fiorentine sono la Svizzera (19,8% del totale), gli Stati Uniti (16,7%), la Francia (15,5%), la Germania (6,9%) e la Cina (5%). A livello italiano, la Città metropolitana di Firenze è la settima provincia per valore delle esportazioni (3,3% del totale nazionale) dopo Milano (9,3%), Torino (5%), Vicenza (3,9%), Brescia (3,5%), Bergamo (3,5%) e Bologna (3,5%).
"Siamo Ufficio periferico dell’Istat e analizziamo costantemente l’andamento dell’economia locale sulla base delle indicazioni che arrivano anche dalle imprese della Città metropolitana – commenta Giuseppe Salvini, segretario generale della Camera di commercio di Firenze -. Nonostante il buon andamento dell’export nel primo semestre dell’anno, il rallentamento in atto dell’economia americana e la recessione tecnica in cui si trova la Germania, oltre alle stime dei principali osservatori internazionali, preannunciano anche per il nostro Paese un raffreddamento temporaneo del tono dell’economia nei prossimi mesi, a cominciare proprio dalle esportazioni".
Il report completo
A giugno 2023 il commercio estero fiorentino si caratterizza per una variazione che a valori correnti evidenzia un +6,4% raggiungendo i 10 miliardi di euro, cumulando i primi due trimestri dell’anno, ed evidenziando un incremento piuttosto sostenuto rispetto allo stesso periodo del 2022 (+6,4%); se sommiamo gli ultimi quattro trimestri terminanti nel secondo quarto del 2023 e riportiamo ad anno il dato delle esportazioni, possiamo osservare un valore esportato che va a circa 20,6 miliardi di euro con un incremento tendenziale del 12,4% mostrando una discreta intensità di crescita.
Sebbene il secondo trimestre abbia evidenziato un primo rallentamento delle economie europee, con un generale indebolimento della domanda e lo scenario dal punto di vista del commercio estero dovrebbe declinare su un’intonazione recessiva, l’export fiorentino mostrerebbe ancora interessanti segnali di dinamicità : la generale decelerazione del commercio globale sembrerebbe dipendere da un rallentamento nelle componenti della domanda di beni di consumo e degli investimenti in costruzioni. L’apertura settoriale per Firenze mostrerebbe alcune “crepe” legate proprio a questa perdita di domanda, con un sostegno vitale che deriva prevalentemente da due settori (farmaceutico e meccanica). Il dato congiunturale destagionalizzato, che tende ad avere carattere anticipatore indicherebbe un’intonazione crescente.
Le importazioni continuano ad evidenziare una dinamica di crescita intensa (+22,4%) arrivando ad un valore di 5,5 miliardi di euro, con un rientro dei costi delle importazioni che al secondo trimestre ancora non si è completato, considerando che gli effetti del riassestamento delle quotazioni del gas ancora non si sono del tutto traferiti sui prezzi all’import. La differenza fra esportazioni ed importazioni sintetizza un avanzo della bilancia commerciale che tende moderatamente a rallentare per effetto della crescita delle importazioni (da 5 a 4,6 miliardi di euro). La bilancia commerciale regionale rispetto al 2022 evidenzia un miglioramento (da 7,3 a 8,2 miliardi di euro) così come a livello nazionale si esce da un saldo negativo (-15 miliardi di euro) per entrare in territorio positivo (+9,8 miliardi di euro).
L’apertura del dato per settore continua a caratterizzarsi per un peso piuttosto rilevante del comparto farmaceutico che cresce del 46,2% e aumenta l’incidenza sul totale di oltre 5 punti in un anno collocandosi al 17,6% in termini di peso percentuale; le importazioni di questo comparto evidenzierebbero una crescita anche più intensa e che arriva a superare il 100%, sfiorando i 2 miliardi di euro (il valore delle esportazioni è di 1,8 miliardi), con un effetto del traffico di perfezionamento sempre più intenso e pervasivo. Tanto che se calcoliamo l’export al netto del farmaceutico si avrebbe un valore esportato di 8,3 miliardi di euro (ben 1,7 miliardi in meno) ed una variazione tendenziale molto più ridimensionata e ai limiti della tenuta (+0,5%). Ciò da a pensare sul fatto che il trend recessivo che riguarda il commercio internazionale, sta iniziando a “sfiorare” anche quello locale. Per gli altri settori si è osservata una buona performance per il comparto meccanico dei macchinari di impiego generale che è tornato su valori positivi (+13,2%) insieme ad un incremento interessante per un comparto come la gioielleria (+68,2%) che ha un peso minoritario (3,9%), ma in crescita di un punto percentuale in un anno; gli altri settori componenti la base per l’esportazione locale mostrerebbero un decremento coerente con l’inversione ciclica che sta interessando il commercio globale: contrazione contenuta per pelletteria (-2,5%), abbigliamento (-2,7%) e oli (-0,7%); più intenso il calo di esportazioni che ha riguardato il settore delle bevande (sostanzialmente vini con un -7,2%) e le calzature (-16,6%). In calo anche i settori produttori di input come plastica e minerali non metalliferi, mentre i metalli risultano in tenuta.
Fra i principali prodotti acquistati sui mercati esteri tendono a prevalere i prodotti farmaceutici (che hanno evidenziato un forte aumento sia in valore che in volume), come si è già detto, insieme a quelli della pelletteria, delle calzature, fino ad arrivare alle macchine di impiego generale agli oli e agli apparecchi per telecomunicazioni.
Riguardo ai principali paesi partner segnaliamo Francia, Stati Uniti, Germania, Giappone, Spagna e Regno Unito come paesi che si sono caratterizzati per le migliori performance (e in particolare Stati Uniti con +62,1%; Germania con +15,1%; Francia con +20,8%). La Svizzera rimane il paese con una maggior incidenza sull’export complessivo, avendo sempre un rilevante ruolo di hub, con una quota di circa il 20% ma perde sullo stesso periodo dell’anno precedente ben 28,6 punti percentuali.
La dinamica del commercio globale misurata dall’indice CPB al evidenzierebbe una variazione tendenziale negativa (-2,5%), che tende ad accentuarsi per i paesi avanzati (-2,8%), contestualmente ad una minore intensità della contrazione per gli emergenti (-1,7%); la perdita di slancio del commercio internazionale non fa nient’altro che risentire del generale indebolimento della domanda di beni da un lato (sotto l’effetto dei maggiori tassi di interesse) e dall’altro dell’aumento del contenuto di attività terziarie intrinseco ai beni commercializzati sui mercati esteri con una ulteriore attenuazione dell’elasticità del commercio estero al prodotto. L’indice di movimentazione dei porti elaborato dal Leibniz Institute-ISL, che copre il 60% dei porti globali, segnala una dinamica maggiore nei porti cinesi ma in fase di decelerazione, rispetto a quelli del Nord Europa. L’indice di pressione delle catene di approvvigionamento della FED di New York, indica una moderata frenata della fase di allentamento della pressione sulle catene di fornitura, pur caratterizzandosi per minori discontinuità.
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