Si inaugura sabato 9 settembre la mostra di Marco Maggini a Palazzo Ghibellino

Si inaugura sabato 9 settembre la mostra di Marco Maggini a Palazzo Ghibellino, in piazza farinata degli Uberti a Empoli. La mostra, in collaborazione con il Circolo Arti Figurative di Empoli, si terrà il 9 e 10 settembre.

Così presenta la mostra Silvano Salvadori: "L'arte di Marco Maggini è stata una sorpresa; la moglie mi aveva contattato per allestirgli una mostra al Ghibellino, un piccolo omaggio per il suo compleanno.

Marco, pacato e modesto, mi ha accolto nella sua casa a Monterappoli ed ho subito notato la sua sagacia nel fare, recuperando elementi di scarto per nobilitarli con il suo lavoro. La piccola officina affiancata alle scale ha tutta la strumentazione hobbistica necessaria, le scale poi sono tutte piene zeppe delle sue opere. Noto un brulicare di idee, una ricerca che affianca agli entusiasmi per la figurazione realistica altri elementi fantastici e surreali. Maggini mi dice che questa passione per la pittura è maturata nel periodo dell’isolamento dovuto al Covid, che la sua visione è dovuta a degli occhi interiori che partendo dal vero lo deformano spesso in fughe prospettiche abitate da improbabili oggetti e personaggi. Una sorta di naif metafisico, penso io?

Ma Mario è un Ingegnere delle telecomunicazioni, lavora in una importante ditta ed ha frequentato il Liceo Pontormo di Empoli. Dunque cultura e storia gli sono familiari. Cerco allora di ridefinire di nuovo la sua personalità artistica.

Come un buon samaritano incontrando al mercato scatole di cartone o di legno per la frutta, le ha portate a nuova vita caricandole del suo lavoro paziente di stesure cromatiche di cieli, di mari e di paesaggi dai colori virati in effetti fantasmagorici. Presto ai primi tentativi si sono aggiunte visioni di ombre prospettiche in fuga proiettate da un dove sconosciuto e incombente. Ma l’apparente tragicità è riscattata dall’inserimento di mongolfiere, di mele giganti, di bottiglie da naufraghi, di tubetti di colore, di pennelli e barchette di carta, di mascherine e di altri strani oggetti. Altre volte c’è la presenza di una sirena sognante o fuggente, comunque dilatata nella corrispondenza al paesaggio; altre volte delle mani aprono degli squarci nel paesaggio. Reminiscenze forse inconsce di Savinio o di un Bosch.

C’è ovunque un navigare della mente, un fluttuare magico di nubi e di atmosfere e Marco poi incornicia il tutto con tavole di legno grezzo che incastonano la pittura producendo così un oggetto fortemente tridimensionale.

Credo proprio che Maggini si sia divertito ed abbia rivissuto momenti fantastici della sua infanzia verso cui ha creato un ponte di comunicazione più flessibile e gioioso di quello della sua professione ingegneristica e sono certo che gli amici, visitando la mostra, potranno anche loro entrare in quel mondo.

Fonte: Ufficio Stampa

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