Eccidio all'idrovora di San Rossore, Bani: "Pagine tragiche che dobbiamo ricordare"

Prima del 2 settembre 1944, giorno della liberazione di Pisa, il fronte Alleato era fermo a sud del fiume Arno. I tedeschi si erano stanziati a San Rossore in particolare sia alla villa reale sia allo chalet al Gombo, edifici che fecero poi saltare in aria in ritirata. Erano giorni difficili per la popolazione civile, le famiglie Scudeller e Davini erano sfollate nelle campagne della Tenuta, le donne e le bambine erano rintanate in un rifugio costruito con tronchi di pino nei pressi dell’idrovora sul fiume morto nuovo, mentre gli uomini si muovevano con attenzione alla ricerca di cibo.

Il 9 agosto 1944, nel corso di un rastrellamento condotto dal 16° battaglione esploratori di Reder, facente parte della 16a Panzergrenadier Division SS del generale Max Simon, una pattuglia di SS penetra nel rifugio e uccide a colpi di fucile tutte le donne e i bambini, deportando gli uomini adulti. Ecco le vittime: Lina e Anna Bucciarelli (40 e 13 anni), Elda Davini (17), Eva Del Chicca-Davini (52), Ruffo Davini (57). Ermenegilda Giraldi (47), Elena, Nerina e Jolanda Scudeller (16, 20 e 12 anni).

"Un episodio buio della storia di San Rossore, così come buie furono le leggi razziali promulgate dal Re proprio dalla Tenuta – commenta il presidente del Parco Lorenzo Bani – sono pagine di storia tragiche che vogliamo e dobbiamo ricordare perché non si ripetano più".

Fonte: Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli - Ufficio stampa

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