Una impresa su 4 nell'Empolese Valdelsa è rosa: le statistiche Cna

Alberta Bagnoli

“Mai come ora è determinante rilanciare e valorizzare l’occupazione femminile, sia attraverso il lavoro autonomo che attraverso quello subordinato. L’Europa, insieme al sistema delle grandi riforme e agli investimenti strutturali indispensabili alla ripresa, chiede al nostro Paese un impegno chiaro che possa condurre al superamento dei tanti gap legati al lavoro femminile. L’artigianato, la piccola impresa e l’attività professionale rappresentano, per le caratteristiche intrinseche, una realtà che offre significative opportunità alle donne. Tuttavia, come è noto, non mancano le difficoltà.”

Così Alberta Bagnoli, imprenditrice empolese e presidente di CNA Impresa Donna, commentando la consistenza numerica delle imprese femminili dell'Empolese Valdelsa resi noti dalla Camera di Commercio.

Si tratta di 4.048 imprese attive (il 25% di tutte quelle esistenti nell’Empolese Valdelsa): 111 a Capraia e Limite, 373 a Castelfiorentino, 262 a Cerreto Guidi, 341 a Certaldo, 1.221 a Empoli, 562 a Fucecchio, 131 a Gambassi Terme, 96 a Montaione, 266 a Montelupo Fiorentino, 279 a Montespertoli e 406 a Vinci. Un comparto, artigiano al 25%, che ha retto alle strette imposte dai rincari delle materie prime, dall’aumento dei costi energetici e dalla pandemia meglio del resto del sistema economico: le imprese femminili sono infatti diminuite nell’ultimo anno dell’1,3% mentre le imprese dell’Empolese Valdelsa nel loro complesso sono diminuite del 2%. Nel 2022 le imprese in rosa erano invece aumentate dello 0,9% rispetto al 2021, in controtendenza rispetto al resto delle imprese empolesi diminuite invece dell’1,2%.

Il comparto femminile Empolese, però, ha avuto una performance peggiore di quello dell’imprenditoria femminile della Metrocittà di Firenze che, negli stessi periodi di tempo, è rimasta essenzialmente stabile (-0,2%).

“Per promuovere l’auto-imprenditorialità – continua Bagnoli – sono necessari interventi ben calibrati negli ambiti della conciliazione vita-lavoro e del welfare. Su quest’ultimo punto è importante ricordare che il welfare crea occupazione, dunque economia, e non può più essere considerato una necessità solo al femminile, ma deve essere elemento cardine del nostro modello sociale e di sviluppo. In quest’ottica CNA propone di lavorare su questi punti: sistemi di detraibilità/deducibilità; IVA al 5% anche per i servizi di welfare prestati da strutture private diverse dalle cooperative sociali e loro consorzi (attualmente al 22%); incentivazione alla creazione di reti territoriali di conciliazione di vita-lavoro per servizi di welfare che veda la collaborazione di attori pubblici e privati, con un’attenzione specifica alle esigenze di flessibilità soprattutto rispetto agli orari e alle modalità di erogazione; voucher destinati alle imprenditrici e alle lavoratrici autonome per l’acquisto di servizi di cura e assistenza.”

Fonte: Cna Empolese Valdelsa

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