A pieno regime una delle mietiture più complicate di sempre. L’arrivo finalmente della bella stagione ha messo in moto le trebbiatrici nelle campagne della regione dopo che il maltempo e le piogge abbondanti delle ultime settimane avevano impedito l’accesso ai terreni ritardandone l’avvio e scombussolando i piani degli agricoltori. Le prime verifiche confermano le preoccupazioni della vigilia: si raccoglierà meno tra il 5% ed il 10% per il grano duro e del 10% per il grano tenero a causa principalmente di rese inferiori dovute alle eccessive precipitazioni che hanno “slavato” le spighe ma anche dei diffusi fenomeni di allettamento. Gli effetti di una pazza primavera non hanno risparmiato nemmeno la cerealicoltura. A tracciare un primo bilancio della mietitura sono Coldiretti Toscana e Consorzi Agrari d’Italia – Consorzio del Tirreno quando in regione le operazioni di raccolta hanno già interessato più di un terzo degli oltre 90 mila ettari seminati a frumento duro e tenero. “La stagione era partita benissimo con fioriture belle e copiose. Poi è successo quello che nessuno di noi si aspettava a maggio con il 65% in più di precipitazioni rispetto alla media storia accompagnate da frequenti perturbazioni, anche violente, che hanno compromesso la maturazione regolare delle spige. – spiegano Coldiretti Toscana e CAI Consorzio del Tirreno - L’andamento delle rese è molto variabile da area ad area e a seconda del periodo di semina. La qualità della materia prima, in un contesto così complicato che deve fare i conti con un quadro internazionale terremotato dallo stop all’accordo sul grano tra Ucraina e Russia, premierà ulteriormente i produttori”.
La Toscana che da decenni “perde” ettari di frumento, e di conseguenza produzione, era tornata a seminare aumentando nel 2021 le superfici a grano duro del 3% e addirittura del 17% per il grano tenero. Un investimento che la scorsa mietitura, maturata in un contesto di grave siccità e dall’esplosione dei costi di produzione post conflitto in Ucraina, aveva permesso di raccogliere 1,9 milioni di grano duro e poco più di 900 mila quintali di grano tenero. Una tendenza, quella delle superfici, confermata anche nel 2023 e per altro in controtendenza rispetto al resto d’Italia.
Il calo dei raccolti è stato accompagnato dal taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori che sono scesi del 40 % rispetto allo scorso. Di contro è aumentato il prezzo medio della pasta al consumo che a maggio, secondo l’Osservatorio dei Prezzi del Ministero del Made in Italy considerando la piazza di Firenze provincia rispetto ad un anno fa, ha registrato un incremento del 50% passando da 1,45 euro a 2,18 euro al chilogrammo mentre quello del pane fresco del 3% mentre agli agricoltori il grano viene sottopagato 33 centesimi al chilo. I ricavi non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese con l’abbandono di buona parte del territorio.
Sotto accusa le manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada, dove balzate del +1018%, passando da 38,3 milioni di chili dei primi tre mesi dello scorso anno ai 428,1 milioni dello stesso periodo del 2023, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat. In Canada il grano – ricorda Coldiretti Toscana – viene coltivato utilizzando glifosate in preraccolta come disseccante, secondo modalità vietate in Italia. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Italia. Coldiretti Toscana torna a chiedere di adeguare subito le quotazioni del grano per sostenere la produzione in un momento difficile per l’economia e l’occupazione.
Per “svincolarsi” dalle turbolenze del mercato la strada e difendere le produzioni nazionali la strada percorsa da Coldiretti è quella dei contratti di filiera tra agricoltori ed industriali che garantiscono ai produttori un prezzo che non è mai al di sotto dei costi di produzione come prevede la nuova legge contro le pratiche sleali e ai pastifici materie prime di straordinaria qualità che rappresentano un valore aggiunto a livello commerciale. Il modello da seguire è quello dell’accordo siglato nel 2019 tra Filiera Agricola Italiana ed il Pastificio Fabianelli di Castiglione Fiorentino (AR) per la produzione di pasta al 100% toscana.
Fonte: Coldiretti Toscana
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