“Quello che è accaduto prima e durante la seduta del Consiglio dell’Unione dei Comuni il 28 giugno scorso è sconcertante e preoccupante. Di fatto, si è triturato e calpestato quello che rimaneva della normativa democratica alla base del funzionamento del Consiglio dell’Unione.” Maddalena Pilastri e Leonardo Pilastri, rispettivamente capigruppo di Fratelli D’Italia e del Gruppo misto esprimono tutta la loro amarezza. “Lo scorso 12 giugno, l’Ufficio di Presidenza, l’unico Organo deputato a gestire i lavori del Consiglio, all’unanimità (con il Presidente dell’Unione Falorni assente ingiustificato per la seconda volta consecutiva) aveva deciso che il Consiglio avrebbe dovuto svolgersi in presenza il 27 giugno, così come indicato dalla Giunta dell’Unione. Sapevamo che il rendiconto doveva essere approvato nel più breve tempo possibile, dato che il termine di legge era scaduto il 30 aprile scorso. Dopo dieci giorni, in una seduta dell’Ufficio di Presidenza convocata d’urgenza, il presidente del Consiglio Macallè notifica che, beh, vi era stato un fraintendimento, e che, soprattutto, esigeva che la seduta si svolgesse “a distanza”, modalità prevista dal Regolamento consiliare solo in casi eccezionali.
Di fatto, una decisione unanime presa in una seduta dell’Ufficio di Presidenza già conclusa e verbalizzata doveva essere, di fatto annullata, senza plausibili motivazioni.
Comunque, abbiamo dato la nostra più ampia disponibilità al cambio di data, al cambio di sede, al cambio di orario se fosse stato necessario (sebbene ciò rappresentasse un problema per la maggior parte dei consiglieri dell’Unione, che non fan il politico di professione ed ha impegni di lavoro, dato il breve preavviso): eravamo aperti ad ogni soluzione, purché il Consiglio si svolgesse in presenza, modalità necessaria, vista l’importanza dell’argomento in discussione (il rendiconto di gestione, caratterizzato da paurose criticità), che necessitava di confronto diretto tra maggioranza ed Opposizione.
Nonostante ciò, il giorno successivo al secondo ufficio di presidenza, è arrivata la convocazione “a distanza” del Consiglio per il giorno 28 giugno: ci è stato comunicato, via breve, che la Regione Toscana aveva richiesto l’approvazione del rendiconto entro il corrente mese: una richiesta telefonica, nessuna traccia scritta, come se fossimo a decidere dove andare a mangiare una pizza, tra amici; una decisione presa “d’imperio” dal Presidente del Consiglio Macallè che modificava autonomamente ed arbitrariamente una precedente posizione unanime ed ufficiale dell’Ufficio di Presidenza, in spregio a qualunque norma regolamentare; una decisione fondata su motivazioni discutibili come quella dell’indisponibilità della sala consiliare del Comune di Empoli nelle date richieste, quando, si badi bene, per Regolamento (approvato a suo tempo anche dal Comune di Empoli) essa è la “SEDE” dei Consigli dell’Unione, e non un luogo dove cortesemente si chiede di essere ospitati.
Abbiamo, comunque, preso parte alla seduta del 28 giugno. Tutte le forze di Opposizione, in modo assolutamente trasversale, hanno contestato con forza e decisione questo modo di operare, questa interpretazione arbitraria delle norme e dei regolamenti, finalizzata al solo raggiungimento del numero legale per rendere valida la seduta per l’approvazione del rendiconto. Perché l’urgenza o la causa di forza maggiore per la convocazione di un consiglio “a distanza” non possono essere invocati a causa del colpevole ritardo della Giunta dell’Unione (come negli anni precedenti!) di due mesi dell’approvazione del rendiconto, non si può abusare di questi termini perché si è incapaci di gestire decorosamente i bilanci dell’Ente nei tempi di Legge.
Per questa inaccettabile violenza contro le norme a base del funzionamento dell’Istituzione, abbiamo abbandonato la seduta del Consiglio dell’Unione. Anche le altre forze politiche di Opposizione in Consiglio hanno fatto lo stesso, una dopo l’altra.
Il Presidente Falorni, in una replica che non è prevista dal Regolamento, ha accusato le Opposizioni di “ostruzionismo”. Al riguardo, si invitano i Cittadini a visionare la parte iniziale della registrazione della seduta, che si trova nella pagina Facebook dell’Unione dei Comuni. Comunque, a parte il fatto che il termine “ostruzionismo” ha ben altro significato, e Falorni dovrebbe saperlo, vista la sua esperienza, siamo dell’avviso che il rispetto delle Norme, delle Leggi e dei Regolamenti sia una delle condizioni essenziali per il funzionamento delle istituzioni democratiche: senza di questo, si cade nella legge del più forte, nell’arbitrio, nella dittatura. Noi non ci stiamo. Noi combattiamo ogni violenza, ogni atteggiamento brutale nell’ambito delle Istituzioni, per la libertà e per la democrazia, per il rispetto dei Cittadini.
La forma, spesso ed in questo caso, è sostanza. Anzi, è precondizione necessaria per la sostanza.
Perché vi sono delle norme, delle regole da seguire, soprattutto nel campo amministrativo, che sono fatte per disciplinare il funzionamento armonico degli Enti, i rapporti fra Enti diversi e i rapporti fra gli Enti e i cittadini: tali norme non possono e non devono MAI essere disattese in nome della “sostanza”. Perché quando questo avviene, siamo solo in presenza, oltre che di una inaccettabile ignoranza istituzionale, di una non corretta programmazione e pianificazione del lavoro ed una manifesta incapacità nella gestione dei bilanci, con conseguente insorgenza di gravi criticità per i cittadini stessi.” Concludono Leonardo e Maddalena Pilastri: “Perché per noi, nella gestione del bene pubblico, il fine non giustifica i mezzi. MAI”.
FdI e Gruppo Misto
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