Trasferimento tecnologico, la quinoa 'made in Unifi' entra nel mercato degli pseudocereali

Fa ufficialmente il suo ingresso presso gli agricoltori nel mercato alimentare “Quipu”, la prima varietà italiana di quinoa a chilometro zero, targata Università di Firenze. Lo prevede un accordo sottoscritto dall’Ateneo fiorentino e dall’azienda sementiera biologica emiliana Arcoiris che partecipa ad una filiera nazionale per la produzione, distribuzione e trasformazione del prodotto.

L’intesa avrà una durata ventennale e si propone di promuovere la diffusione di questo pseudo cereale, assai diffuso in America del Sud, attraverso il coinvolgimento di aziende del territorio (in Toscana, nella zona della Maremma e della Val di Chiana, e in Emilia, nella provincia di Piacenza). Proprio grazie a questa ampia collaborazione, la produzione della “Quipu” potrà contribuire a soddisfare la richiesta di questo pseudo cereale di una fascia crescente di consumatori attenti ai prodotti di qualità e del territorio, caratterizzati da proprietà nutrizionali salutari. Oltre che per l’apporto proteico di elevata qualità paragonabile a quello della caseina del latte, la quinoa è apprezzata anche per il basso tenore di acidi grassi saturi, il contenuto di carboidrati a basso indice glicemico e la sua estrema utilità nelle diete per celiaci dato che è priva di glutine.

Per l’Ateneo l’accordo rappresenta un risultato di successo all’interno di un processo di trasferimento tecnologico che viene da lontano. Per oltre vent’anni il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali ha condotto un’attività di ricerca sperimentale nella tenuta di Cesa a Marciano della Chiana (Arezzo) di Terre Regionali Toscane per individuare una varietà di quinoa che fosse adatta alle nostre latitudini.

Qui Paolo Casini ha selezionato una varietà che consente la semina alla fine dell’inverno in Italia centrale, soprattutto grazie a una buona tolleranza alle basse temperature nelle fasi giovanili, e la raccolta entro metà agosto. Lo stesso docente si è adoperato poi perché “Quipu” fosse rapidamente tutelata con i diritti di proprietà intellettuale come nuova varietà vegetale comunitaria. Il prodotto “made in Unifi” ha poi attirato l’attenzione di Arcoiris che, dopo aver esercitato l’opzione per l’acquisizione del contratto di licenza, ha sottoscritto poi l’intesa con l’Ateneo.

Nel frattempo, i ricercatori del Dagri hanno condiviso la tecnica di coltivazione della “Quipu”, mentre Arcoiris – attraverso la fitta rete di produttori con cui lavora – ha testato la semente, il grado di soddisfazione degli agricoltori, risultata ottima, e il ruolo di questa varietà in un mercato di ampio respiro italiano ed estero.

“Questo accordo – spiega il prorettore al trasferimento tecnologico, attività culturali e impatto sociale Marco Pierini – rappresenta il coronamento di un percorso che ci rende particolarmente orgogliosi. Dall’attività sperimentale sul campo che ci ha consentito di poter avviare la coltivazione di un prodotto di qualità alla tutela dello stesso fino alla concessione della licenza a una ditta sementiera biologica italiana. Il caso “Quipu” rappresenta una storia di successo nell’ambito delle politiche di trasferimento tecnologiche che contiamo di poter replicare”.

Fonte: Università degli Studi di Firenze

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