Mercoledì 28 giugno alle ore 20, a pochi giorni dal concerto accolto con grande entusiasmo dal pubblico e dalla critica che ha segnato il primo appuntamento del Ciclo Čajkovskij, il direttore principale Daniele Gatti, alla guida dell’Orchestra del Maggio, torna sul podio della Sala Mehta per il secondo concerto dedicato alle sinfonie di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
In programma l’esecuzione, in apertura alla serata, della Sinfonia n. 2 in do minore op. 17, conosciuta anche come “Piccola Russia” e così chiamata grazie alla presenza di canzoni popolari russe e ucraine, che percorrono la sinfonia dal primo al quarto movimento. La prima esecuzione ebbe luogo a Mosca il 7 febbraio 1873 ma il successo ottenuto non evitò tuttavia una revisione della partitura, che portò alla seconda versione del 1881.
Chiude la serata la Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36, realizzata tra dicembre 1876 e gennaio 1878, arco temporale che coincise con il periodo di crisi esistenziale più profondo di Čajkovskij: dopo la fine del disastroso matrimonio con una sua ex-allieva, il compositore ebbe un tracollo psicologico che lo portò sull’orlo del suicidio; l’unico barlume di speranza in quel periodo di profonda disperazione fu l’inizio dello scambio epistolare con Nadezda von Meck, donna facoltosa appassionata di musica e sua grande ammiratrice, che in breve diverrà sua confidente, amica e mecenate.
Nella sua analisi, il maestro Daniele Gatti ha evidenziato come sia importante mettere in scena il ciclo completo delle sinfonie di Čajkovskij, e nel poterlo fare nel volgere di pochi giorni: “Nel panorama sinfonico la Quarta, Quinta e soprattutto la Sesta sinfonia di Čajkovskij sono dei veri e propri cavalli di battaglia di numerose orchestre e direttori: è molto più raro ascoltare le prime tre; l’idea dunque di proporre tutte le sinfonie di Čajkovskij all’interno di un ciclo, concentrato in dieci giorni, abbinando quelle più conosciute a quelle meno eseguite, dà al pubblico un’idea precisa e immediata di quella che è la poetica del grande compositore. Anche per i nostri Professori d’orchestra è un’esperienza davvero stimolante: spesso le prime tre sinfonie vengono proposte a giovani direttori d’orchestra, che si possono confrontare con questa particolare poetica musicale senza doversi per forza cimentare con i tre grandi colossi, rappresentati dalle ultime tre sinfonie”.
Per il maestro Gatti, che esegue per la prima volta il Ciclo integrale alla guida dell'ensemble del Maggio, è invece la terza esecuzione delle sinfonie di Čajkovskij in carriera: “Affronto il ciclo integrale per la terza volta” ha proseguito nella sua analisi “lo eseguii prima a Londra con la Royal Philarmonic, oltre vent’anni fa, e più o meno nello stesso periodo al Teatro Comunale di Bologna, con una grandissima risposta sia da parte del pubblico inglese sia di quello italiano. Čajkovskij, come sappiamo, ha vissuto una vita non semplice, angosciata quasi: era insoddisfatto dei luoghi dove viveva, cambiava spesso abitazione e altrettanto spesso cambiava città, sentendosi spesso come uno straniero. Nelle sue lettere e nelle sue memorie possiamo comprendere come fosse alla ricerca di un posto dove sentirsi accolto, un apolide, in parte, bisognoso di trovare un vero nucleo affettivo. La solitudine, in vari momenti della sua vita, lo ha quasi ‘forzato’ nel superare momenti di difficoltà psicologica e quindi anche con i suoi familiari cercava di costruire intorno a sé quella che possiamo quasi definire una ‘cella di sopravvivenza’: ecco, la sua musica riflette tutto questo; soprattutto nelle prime sinfonie percepiamo questo desiderio di far sì che l’essenza della musica russa possa essere nel suo spirito con uno sguardo rivolto però al classicismo; in tanti ‘ritrovano’ lo spirito di Mozart nella musica di Čajkovskij e infatti i grandi momenti melodici sono un perfetto equilibrio fra la passione e il controllo della frase musicale”.
L’ultimo appuntamento del Ciclo Čajkovskij è previsto invece per sabato 1° luglio, sempre in Sala Mehta alle ore 20, con l’esecuzione della Sinfonia n. 1 e della celeberrima Sinfonia n. 6, la Patetica.
Il concerto
Sinfonia n. 2 in do minore op. 17, Piccola Russia
L’ispirazione per la Sinfonia n. 2 in do minore op. 17 giunse a Čajkovskij nel 1872 durante una vacanza estiva trascorsa in Ucraina con la famiglia della sorella. Čajkovskij si era formato nell’alveo della tradizione musicale occidentale, da cui fu influenzato nello stile e nella scrittura, ma come aveva già sperimentato nel suo primo lavoro sinfonico, anche per la Sinfonia n. 2 si rivolse al patrimonio folcloristico della propria terra. L’epiteto ‘Piccola Russia’, che accompagna l’opera, è infatti dovuto alla presenza di canzoni popolari russe e ucraine, che percorrono la sinfonia dal primo al quarto movimento. La prima esecuzione ebbe luogo a Mosca il 7 febbraio 1873 sotto la direzione di Nikolaj Rubinštejn ma il successo ottenuto non evitò tuttavia una revisione della partitura, che portò alla seconda versione del 1881. La sinfonia si apre con un Andante sostenuto in cui il corno intona un canto mesto, è la citazione della canzone popolare La nostra madre Volga che comparirà anche nell’Allegro. Nel secondo movimento - Andante marziale - il compositore impiega il tema di una marcia scritta in precedenza per l’opera Undina, mai portata a termine, e una melodia di derivazione folcloristica. Lo Scherzo offre un bel campionario di effetti ritmici con le entrate a sorpresa dei legni che punteggiano la corsa sfrenata degli archi, mentre il movimento finale è costruito sulla citazione della canzone ucraina La gru, rielaborata e ripetuta a più riprese dalle varie sezioni orchestrali in un crescendo brillante e fastoso.
Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36
La composizione della Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36, realizzata tra dicembre 1876 e gennaio 1878, coincise con il periodo di crisi esistenziale più profondo di Čajkovskij. Dopo la fine del disastroso matrimonio con una sua ex-allieva, il compositore ebbe un tracollo psicologico che lo portò sull’orlo del suicidio. L’unico barlume di speranza in quel periodo di profonda disperazione fu l’inizio dello scambio epistolare con Nadezda von Meck, donna facoltosa appassionata di musica e sua grande ammiratrice, che in breve diverrà sua confidente, amica e mecenate. Oltre al cospicuo vitalizio elargito al compositore, la von Meck sovvenzionerà anche il viaggio in Europa durante il quale Čajkovskij si dedicherà alla composizione dell’Evgenij Onegin e della Sinfonia n. 4. Come racconta l’autore all’amica in una sorta di programma scritto durante la stesura della partitura, la chiave di volta della Sinfonia n. 4 è racchiusa nell’introduzione, dove la fanfara degli ottoni si incarica di presentare il motivo del fato «forza nefasta che impedisce al nostro slancio verso la felicità di raggiungere il suo scopo e che, come una spada di Damocle, pende sulla testa e avvelena l’animo in modo infallibile e perenne». Trattandosi dell’idea principale che sostanzia il contenuto tragico e appassionato dell’opera, il motivo del fato ricompare, come un segnale sinistro, nel corso del primo e dell’ultimo movimento. L’Andantino, con il suo acceso lirismo, è il momento dedicato alla nostalgia per il tempo passato, mentre lo Scherzo ha il sapore di ricordi confusi che si affastellano veloci, come in preda a uno stato di ebbrezza, nella mente del compositore. L’Allegro con fuoco finale assume invece i toni di una festa danzante dove la vorticosa allegria della musica è tuttavia turbata dal motivo del fato, che ricompare alla fine pronto a cancellare ogni speranza di felicità.
Fonte: Ufficio Stampa
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