Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito alla memoria del caporalmaggiore del Regio Esercito Giorgio Gargini la Medaglia d’onore “per i cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei Lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra”. La cerimonia di consegna si terrà domani, venerdì 2 giugno 2023, alle 10 presso l’arengario di Palazzo Vecchio in piazza della Signoria a Firenze.
Gargini, nato nel 1918 a Montaione, ma cresciuto tra Il Fabbro e Carmignanello nel comune di Cantagallo, partecipò alla campagna di Russia in qualità di artigliere. Dopo la ritirata fu inviato a Marsiglia, in Francia. Qua, nonostante la volontà di combattere contro i tedeschi, il 9 settembre 1943 fu costretto dal comando italiano ad arrendersi alle forze germaniche. Deportato presso lo Stalag VI D di Dortmund, divenne un internato militare italiano (Imi) con il numero 53151, resistendo per 19 mesi a fame, malattie, lavori forzati, violenze e angherie di ogni genere. Fedele al proprio giuramento, decise di dire fermamente “no” all’arruolamento nella nascente Repubblica sociale italiana.
Il primo giorno di prigionia, prima della disinfezione, Gargini ruppe le righe per ripararsi dal freddo pungente: un capitano delle SS lo raggiunse e, dopo aver tentato vanamente di sparargli, gli spaccò naso, denti e labbra con il calcio del fucile inceppato. Le cicatrici, come quelle interiori, sarebbero rimaste fino alla sua morte avvenuta nel 2009. Gargini tentò la fuga in varie occasioni, anche sfruttando il caos generato dai bombardamenti degli Alleati. In un’occasione fu ferito seriamente ad una gamba dai cani lanciati all’inseguimento dagli aguzzini tedeschi e, quando stava per essere deciso il suo destino (se fucilato o deportato in un campo di sterminio), fu salvato da uno dei datori di lavoro “per le sue abilità da operaio”.
Durante un bombardamento decise di mettere a repentaglio la propria vita pur di trovare prima un riparo a tutti i suoi compagni di sventura, riuscendo ad infilarsi soltanto per metà all’interno di un tombino dove erano stipati altri Imi.
Essendo stato testimone della fucilazione di un pilota della Raf, alla liberazione dello Stalag fu “arruolato” per tre mesi nella Militar Police alleata per cercare i responsabili di quella barbara uccisione.
Al rientro in Val di Bisenzio, fu offeso e sbeffeggiato da alcuni (presunti) partigiani che gli sputarono addosso per essere andato “in vacanza in Germania”. Trasferitosi a Prato, Gargini, come la netta maggioranza degli Internati militari, tenne nascosta la sua esperienza per circa 30 anni. Nel 1975 gli venne conferita la Croce al merito di guerra per l’internamento in Germania. Adesso la Medaglia d’onore che sarà consegnata dalla prefetta di Firenze, Francesca Ferrandino, ai discendenti.
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