È ripartita la sarabanda delle riforme istituzionali. È vero, come qualcuno ha scritto, che mettere mano al riassetto delle istituzioni è utile al ‘potere’ perché si da l’impressione di cambiare il paese senza necessità di cambiare le élite che lo governano. E possono essere anche un buon diversivo rispetto alle urgenze sociali che gravano sul paese.
Tuttavia, non possiamo negare, che, dentro la grande crisi – grande, perché molti piani diversi della realtà politica interna e internazionale entrano in fibrillazione nello stesso torno di tempo – ci sono anche questioni istituzionali che sarebbe necessario affrontare; tra queste, quelle della degenerazione del sistema di elezione, o nomina, dei rappresentanti del popolo, della regolazione democratica della forma partito e le norme per il finanziamento pubblico della politica. A questo proposito non possiamo non rammentare l’equanime grave responsabilità delle destre e del Pd per aver dato all’Italia, negli ultimi lustri, una serie di pessime leggi elettorali. Compresa la legge elettorale per i Comuni, che avrebbe bisogno di una riflessione storica circa il suo contributo o meno alla partecipazione dei cittadini …
Nei giorni scorsi abbiamo sentito rappresentanti del PD (Schlein: ‘basta con un parlamento come questo deciso dalle segreterie nazionali dei partiti e dalle loro correnti interne’, e poi Orlando…) dichiarare la priorità del cambiamento della legge elettorale. Bene. Ma su questo punto dobbiamo dire: ‘Toscana, de te fabula narratur’. Infatti, proprio la Toscana ha inaugurato cattive strade, ha anticipato ‘lo spirito’ dell’involuzione nazionale, con leggi elettorali che, per propugnare una semplificazione del governo riducono la rappresentatività e, soprattutto, favoriscono ammucchiate forzose, per ‘vincere’.
Anche in Toscana lo scollamento tra istituzioni (segnatamente la Regione) e ‘popolo’ è certamente aumentato e l’effettiva produzione normativa, efficace ai fini di cambiamenti necessari, non ha certo brillato. Mancano solo due anni alla prossima tornata elettorale regionale e credo non sarebbe conveniente neppure per il PD illudersi di contrastare la destra puntando sul mantenimento del maggioritario, per fare il partito guida di una coalizione di piccoli satelliti di poco momento.
Penso che la questione della legge elettorale proporzionale sarebbe una premessa indispensabile – insieme, ovviamente, a contenuti programmatici, certamente più radicali rispetto a quelli che caratterizzano l’attuale governo regionale - per aprire una diversa prospettiva per le prossime elezioni regionali. Certamente il fatto che ogni regione possa costruirsi la propria diversa legge elettorale è un tratto della disgregazione del nostro paese. Purtuttavia, per una volta da molti anni a questa parte, la Toscana potrebbe tornare a rappresentare un modello positivo di riferimento per il paese. Come in un più glorioso passato è stata, in diversi campi (penso alla sanità o al governo del territorio).
Nella precedente consiliatura toscana Tommaso Fattori aveva costruito una interessante proposta di modifica in senso proporzionale della legge elettorale, che il PD affossò. Ma sarebbe un lavoro da riprendere, che, confido, potrebbe trovare anche l’interesse del M5S. La questione della legge elettorale proporzionale sarebbe anche un terreno di innovazione notevole per il nuovo corso del Pd che, come sappiamo, ha, tutt’oggi, la maggioranza dei consiglieri regionali.
Che ne pensa il segretario regionale Fossi?
Mauro Valiani
associazione ‘Coordinamento 2050 Toscana’
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