Lavoro e maternità, solo il 10,4% delle mamme toscane riceve supporto dalla propria azienda

Una fotografia delle mamme lavoratrici in Italia. A “scattarla” è stata Me First, start up fiorentina composta da un team di psicologi e psicoterapeuti, ideata da Cristina Di Loreto e dedicata ai bisogni delle mamme.

La ricerca è stata presentata durante una giornata di lavoro promossa da Me First e LabCom, spin-off accademico e parte del Laboratorio Congiunto "Multisetting Community Action Research: from real to virtual" del Dipartimento FORLILPSI UNIFI, nei locali di via Laura messi a disposizione dall’Università degli Studi di Firenze. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con lo spin-off accademico della stessa Università degli Studi di Firenze – con l’obbiettivo di esplorare il benessere delle madri lavoratrici nel nostro Paese, approfondendone la percezione di qualità di vita e la soddisfazione personale. Le mamme partecipanti hanno compilato un questionario messo a disposizione on line.

Alla ricerca hanno partecipato a livello nazionale oltre 2691 mamme lavoratrici, di età media 39,13 anni, ognuna con 1,67 figli. Di queste toscane sono state 285, con età media di 40,76 anni e 1,69 figli in media per mamma. Partendo dal dato regionale, nel 71,57% dei casi si tratta di donne sposate o conviventi, il 51,57% ha figli nella fascia di età 0-6. Il 75,4% del campione è costituito da donne con un lavoro dipendente. Fra le donne che lavorano come dipendenti il 67,7% dichiara di aver avuto la necessità di una modifica del contratto a seguito della maternità e il 25,6% l’ha ottenuta. Le mamme dichiarano che avrebbero bisogno o sarebbero interessate a un supporto da parte dell’azienda e dell’organizzazione per cui lavorano nel 91,7% dei casi, e solo il 10,4% delle donne dichiara di aver ricevuto supporto dalla propria azienda. Nel 91,7% dei casi le donne toscane non hanno mai o quasi mai tempo per dedicarsi a un’attività di svago o ad una passione personale. Le libere professioniste si sentono più apprezzate all’interno del proprio contesto lavorativo rispetto alle dipendenti. In generale, le donne si sentono poco apprezzate dalla propria comunità e sentono di contribuire poco ad essa (valori medi compresi tra 5,56 e 5,80 su 10 di punteggio massimo). Le donne toscane dichiarano infine un peggioramento nella loro vita in generale a seguito della maternità e una diminuzione notevole del benessere psicologico ed emotivo che passa da 7 (prima della maternità) a 5 (dopo la maternità) su 10 di punteggio massimo.

Per quanto riguarda i bisogni, l’analisi ha evidenziato che quelli maggiormente sentiti sono la necessità di avere maggior tempo per oltre il 70% delle donne, tempo che necessita anche di una maggiore flessibilità lavorativa e di un vero smart working (39,7%). Le donne dichiarano nel 68,2% dei casi di aver bisogno di nidi e servizi di supporto all’infanzia, oltre a una migliore retribuzione e/o di aiuti economici (28,1%). Oltre il 36% delle donne dichiara di aver bisogno di supporto come sostegno emotivo e psicologico o attraverso servizi per i figli e per le mamme (compresa una burocrazia più snella). A livello nazionale, il 74,3% delle mamme lavoratrici è sposato o convivente, oltre la metà delle donne ha figli nella fascia di età 0-6. In particolare, il 40% delle mamme con figli in questa fascia di età dichiara di non avere tempo per gli hobby, rispetto al 25% rappresentato dalle mamme con figli maggiori di 7 anni. L’82,3% del campione è costituito da donne con un lavoro dipendente e di queste il 74,6% sono impiegate. Fra le donne che lavorano come dipendenti il 72,2% non usufruisce del telelavoro. Il 69,9% dichiara di aver avuto la necessità di una modifica del contratto con la maternità, il 45,8% ne ha fatto richiesta e il 31% ha vista accolta la domanda. Le mamme dichiarano che avrebbero bisogno o sarebbero interessate a un supporto da parte della realtà per cui lavorano nel 91,7% dei casi. Solo l’11,1% delle donne dichiara di aver ricevuto supporto dalla propria azienda. Infine, nel 91% dei casi le donne non hanno tempo per dedicarsi a un’attività di svago o una passione personale.

Lo studio ha, inoltre, confrontato la regione Emilia-Romagna con la Toscana, simile per numerosità del campione, per caratteristiche e perché rientra tra le regioni più “virtuose” per i servizi rivolti a madri (stando al rapporto del 2022 di Save the Children). Si osserva che le partecipanti del campione toscano sentono maggiormente il proprio lavoro apprezzato dalla società. Le donne toscane con contratto da dipendenti sentono maggiormente di aggiungere valore al proprio contesto lavorativo e dichiarano un maggior benessere interpersonale e miglior benessere a lavoro.

«La discussione e i dati emersi questa mattina – commenta Alessandra Nardini, Assessora a Istruzione, Formazione, Lavoro, Università e Pari Opportunità della Regione Toscana – confermano quanta strada ancora ci sia da fare per promuovere reali pari opportunità, a partire dal mondo del lavoro. Sono sempre stata convinta che il tema vada affrontato su due piani: da un lato quello del sostegno all'occupazione femminile, dall'altro, imprescindibile, l'aspetto culturale. Nel mondo del lavoro le donne continuano ad essere discriminate subendo una doppia segregazione: orizzontale e verticale. Le donne risultano occupate principalmente in alcuni settori, come quelli legati alla cura e all'educazione, e scarsamente presenti nei nuovi ambiti di grande sviluppo come quelli afferenti alle materie scientifiche e tecnologiche. Poche donne ai vertici anche a causa di una carriera intermittente dovuta al fatto che nel nostro Paese si parli ancora di conciliazione quasi solo al femminile con un'evidente non equa distribuzione del tempo di cura nella coppia, e investimenti assolutamente insufficienti a livello nazionale rispetto ai servizi per l'infanzia e alle politiche di welfare. Ancora oggi in Italia scegliere di diventare madre e riprendere il proprio lavoro, continuando la propria carriera, rischia di essere un privilegio e non un diritto per tutte. É anche per questo che, oltre al valore prioritariamente pedagogico ed educativo, abbiamo fatto la scelta di investire oltre 230 milioni nel progetto Nidi Gratis. Mi preme anche ricordare l'attenzione particolare rivolta alle donne nella definizione delle misure di formazione e politiche attive del nuovo Patto per il Lavoro e gli avvisi che metteremo in campo con il nuovo settennato del Fondo Sociale Europeo».

«Il benessere di vita delle donne con bambini nella fascia di età 0-6 anni mostra un peggioramento rilevante dopo la maternità – commenta Cristina Di Loreto, psicologa e ideatrice della start up fiorentina Me First -. Mi ha colpito molto, tra i risultati di questa ricerca l’elevata percentuale delle madri che non si dedicano tempo per nutrire la propria identità personale, a svantaggio di se stesse e del ruolo di genitore. Mi ha colpito anche quanto emerso sulla dimensione della flessibilità, che si conferma come una soft skill necessaria al benessere materno. Fare di più si può. Per esempio, grazie ai percorsi che Me First ha attivato anche all’interno delle aziende, sono state riportate le madri a fare sport, ottenere promozioni, affrontare una seconda maternità che veniva procrastinata, normalizzare difficoltà, vivere più serene la propria genitorialità e i propri ruoli professionali».

«La flessibilità cognitiva risulta un importante fattore protettivo per le donne essendo correlata positivamente con benessere, soddisfazione lavorativa, il sentirsi apprezzate (mattering) e negativamente con il burn-out, il senso di colpa e il maternal wall. La flessibilità cognitiva, tuttavia, sembra un’abilità acquisita e consapevole solo per le mamme con figli più grandi (oltre i 6 anni) - evidenzia Moira Chiodini presidente di LabCom -. Infatti, le madri con figli più piccoli risentono di maggiori ostacoli e barriere da fronteggiare».

«Tutte queste difficoltà dalle madri lavoratrici – sottolinea Andrea Guazzini, professore dell’Università degli Studi di Firenze - potrebbero contribuire ad acuire il gap di genere e impedire lo sviluppo di carriera delle donne».

Fonte: Ufficio Stampa

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