Oggi si attende la sentenza del processo a Elona Kalesha, imputata per l'omicidio di Shpetim e Teuta Pasho, genitori dell'ex compagno scomparsi nel 2015 e ritrovati cadavere fatti a pezzi a dicembre 2020 in delle valigie tra la Fi-Pi-Li e il carcere di Sollicciano.
Stamattina al bunker di Santa Verdiana del tribunale di Firenze è cominciato il processo, l'accusa ha chiesto l'ergastolo per la 38enne, la difesa chiede l'assoluzione 'per non avere commesso il fatto'.
La tesi dell'accusa è che la donna avrebbe ucciso i coniugi residenti a Castelfiorentino per impedire che loro rivelassero al figlio Taulant che lei aspettava un figlio da un altro uomo, prima di abortire a ottobre 2015, poco dopo la scomparsa della coppia. Per la difesa Kalesha è innocente perché non è stato ritrovato il Dna della donna sulle maniglie delle valigie che nascondevano i resti della coppia.
I giudici della Corte d'assise sono entrati in camera di consiglio per decidere.
Il processo riguarda uno solo dei tre reati inizialmente contestati alla donna. A dicembre è andato in prescrizione il reato di occultamento di cadavere, oggi quello di vilipendio di cadavere.
LA SENTENZA: TRENT'ANNI A KALESHA
Trenta anni di reclusione è la condanna inflitta dalla Corte d'assise di Firenze a Elona Kalesha. La 39enne di origine albanese accusata di aver ucciso i genitori dell'ex fidanzato.
I resti dei coniugi Pasho in quattro valigie furono trovati in un campo tra la superstrada Firenze-Pisa-Livorno e il carcere fiorentino di Sollicciano nel dicembre 2020.
La condanna è arrivata per duplice omicidio volontario e anche riqualificando il reato di vilipendio di cadavere nella fattispecie più grave di distruzione di cadavere. Stabilita una provvisionale immediatamente esecutiva di 800.000 euro ai familiari delle vittime e di 5.000 euro all'Associazione Penelope Italia. È restato in silenzio Taulant Pasho, l'ex fidanzato di Elona Kalesha
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