Pilota e gentiluomo, così Aldo Bardelli rimarrà nell’immaginario collettivo dei pistoiesi, soprattutto in quella generazione che lo ha visto sfrecciare sui tornanti della Corsa della Collina dove, davanti al suo pubblico e ai suoi tifosi è stato protagonista di tante vittorie e di qualche rocambolesco incidente.
Fibra tenace, sempre attivissimo fino ai suoi ultimi giorni, aveva praticato con successo numerosi sport, dal calcio al motociclismo, passando per l’hochey e la bicicletta, ma il suo cuore era sempre stato legato alle auto da corsa.
Aveva iniziato la carriera grazie all’ingegner Chiti che lo introdusse nella scuderia Alfa Romeo e mai cambiò bandiera. Campione italiano con un palmares che riporta la maggior parte delle gare terminate sul podio e per una buona metà vinte.
Conosciuto ovunque in Italia per le cronoscalate su prototipi, svolte fra gli anni Sessanta e Settanta, riceveva lettere e cartoline di ammiratori da ogni parte della penisola, molte senza indirizzo, riportando solo la dizione Aldo Bardelli, Pilota, Pistoia e gli venivano sempre recapitate.
Dai Pistoiesi era più facile sentirlo definire “Il Corridore”, termine che ha dato il titolo al libro edito nel 2019 che racconta la sua storia a bordo di Alfa Romeo Giulietta Sprint, Giulia Quadrifoglio, TZ1, TZ2, Alfa 33 Spider prototipo e Jagur E-type. Quest’ultima non era un’auto da competizione, era la sua vettura di proprietà, ma ogni volta che le macchine da gara non erano pronte, o incidentate o non le riteneva ben preparate, prendeva la sua Jaguar e correva con quella, per non saltare la corsa e non perdere punti in classifica.
In una recente premiazione è stato definito “Lo sportivo del cuore dei Pistoiesi” e colui a cui si deve la passione per l’automobilismo di intere generazioni di ragazzi della nostra città. Alcuni di loro ricordano ancora il rombo dei suoi bolidi quando li accendeva nei garage, il rumore dei motori in pochi minuti produceva il radunarsi di schiere di appassionati per vederlo uscire, testimoniargli affetto e incitarlo alla vittoria.
Terminate presto, neppure quarantenne, le competizioni, per la nascita delle due figlie, ha fatto nella vita l’imprenditore, ma ha continuato a vivere in mezzo alle quattroruote, collezionando auto d’epoca. Se n’è andato novantenne con il suo solito stile, aveva sempre espresso il desiderio che fosse comunicata la scomparsa solo a esequie avvenute, senza cercare il clamore, ma circondato solo dal calore della famiglia.
Fonte: AutoD-ufficio stampa
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