Da una richiesta di accesso agli atti abbiamo scoperto quello che già temevamo di sapere. Il candidato di riferimento della Lega, Paolo Gandola, utilizza beni pubblici per la sua campagna elettorale senza averne autorizzazione.
In molti ci hanno segnalato, infatti, banchini fuori dalle scuole in cui il Gandola e altri militanti distribuivano volantini ai genitori e palloncini ai bambini. Oltre al dubbio gusto di questa iniziativa che finisce banalmente per strumentalizzare i bambini, abbiamo scoperto che non era mai stata chiesta né rilasciata alcuna autorizzazione per il suolo pubblico occupato.
Ancora più grave e rilevante la visita “privata” effettuata insieme ad un eurodeputato di Forza Italia al Museo Manzi, in giorno di chiusura al pubblico. Nessuna autorizzazione è stata chiesta né rilasciata per entrare in un Museo che è patrimonio della città e che ospita opere di valore enorme. Nemmeno una comunicazione all’Ente, agisce proprio come se fosse una cosa sua. Con che titolo il candidato Gandola entra ed esce a piacimento da un patrimonio della città per fare la sua campagna elettorale? E’ così che vuole valorizzare il museo? Mettendo a rischio le sue opere?
Male anche sul comizio di Salvini, e non solo perché il ministro ha richiamato pochissime persone in piazza, ma perché l’iter autorizzativo si è fermato ad una sola mail di comunicazione pervenuta da Firenze. E via in piazza con amplificazione, transenne, pedana etc…
Per candidarsi a fare il primo cittadino, insomma, sarebbe opportuno fare un ripasso delle regole della campagna elettorale e del buonsenso, siamo confidenti che il candidato possa sfruttare questi giorni da qui alle elezioni per un proficuo ripasso.
Fonte: Comitato Leonardo Fabbri sindaco
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