Dopo aver appreso con sgomento dalla recente campagna di promozione sui social network dell’organizzazione di un corso di ‘ginnastica dinamica militare italiana’ presso un istituto scolastico cittadino, nello specifico la scuola secondaria di I° grado Pier Cironi di Prato il Comitato 25 Aprile e Priorità alla Scuola di Prato esprime il fermo dissenso per questa iniziativa, per cui è stato presentato un esposto formale ai referenti dell’Amministrazione Comunale e dell’Ufficio Scolastico Provinciale con richiesta di chiarimenti nel merito e nel metodo, con cui è stato concesso l’utilizzo di una scuola pubblica per questo genere di attività.
Il nome dell'associazione stessa, l'estetica del logo e i princìpi sui quali si fonda l'allenamento, richiamano in modo molto evidente il contesto militare, rendendo quindi l'attività sportiva qualcosa di molto simile all'addestramento. In un contesto in cui è sempre crescente sia la tensione a livello internazionale rispetto ai conflitti, sia la spregiudicatezza con la quale vengono messi in atto agiti violenti in modo nostalgico e squadrista anche nelle scuole, crediamo sia fondamentale che venga posta un'attenzione particolare sulle proposte sportive e culturali, specialmente quando vengono svolte all'interno di ambienti scolastici. Il rischio evidente è che i giovani vengano sempre più assuefatti al lessico e ad una deriva culturale guerrafondaia e violenta.
Il fenomeno del ‘GDMI’ non è nuovo in Toscana e desta particolare preoccupazione anche per la coincidenza con il ritorno di una guerra devastante proprio in Europa, un conflitto che più di altri ha attratto numerosi ‘foreign-fighters’ (combattenti stranieri) come giovani provenienti anche dall’Italia, di cui la cronaca recente ha reso nota in certi casi anche la tragica fine.
Alla luce di simili tragedie appare perciò ancor più grave ed inammissibile la diffusione di pratiche militari che, come si legge nelle pagine web afferenti alla stessa organizzazione, basano la propria attività “sull'utilizzo di spirito e corpo delle dinamiche di appartenenza militare mettendo in campo un metodo atto a forzare con la dovuta aggressività le barriere resistenti psico-culturali attraverso un impegno che serve a creare coesione come nelle caserme militari”.
Come è stato notato anche per casi analoghi avvenuti a Pisa e Firenze, il risultato sono decine di persone, vestite rigorosamente allo stesso modo, che si muovono all’unisono, rispondendo a comandi (volutamente urlati e violenti) con l’intento di un’evidente militarizzazione, allenando all’obbedienza più che ai principi sportivi.
Pertanto occorre ricordare che il testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (art.96 del testo Unico delle Disposizioni legislative in materia di Istruzione n.297/1994) prevede che le attrezzature scolastiche siano utilizzate, al di fuori dell'orario del servizio scolastico, solo per attività che realizzino la funzione dell’istituzione scolastica di centro di promozione culturale, sociale, sportiva e civile. In quest’ottica, una ginnastica a corpo libero programmaticamente dura e vocata all'aggressività, in cui vi è una conduzione dell'allenamento da parte dell'istruttore con comandi in stile militare sia antitetica, nelle forme e nella sostanza, alle finalità scolastiche, in special modo quelle di un istituto comprensivo che accoglie bambini dai 3 ai 14 anni. Questo a meno che l’Amministrazione Comunale e Scolastica di Prato non intendano promuovere un’istruzione votata all’irreggimentazione, invece che all’apprendimento e alla coscienza critica.
Il caso si inserisce peraltro in una generale tendenza alla militarizzazione delle scuole, in una sorta di deriva guerrafondaia, lanciata a febbraio dal governo Meloni con il ‘progetto Fazzolari’ sull’addestramento all’uso delle armi e ripresa con il progetto ‘C.A.R.E’ del Ministero Economia e Finanza in collaborazione con FITAV ‘volto ad avvicinare gli studenti degli Istituti Scolastici di Primo e Secondo Grado allo Sport del Tiro al Volo’. Come opportunamente denunciato dall’Osservatorio contro la militarizzazione della Scuola infatti, questi tentativi di ufficializzare e rendere permanente la presenza dell’esercito nel campo dell’istruzione, non possono non farci ripensare al percorso di irreggimentazione e militarizzazione che ebbe luogo nella scuola italiana durante il ventennio e a quell’infausta legge che, nel 1934, definiva gli assetti della pratica premilitare e postmilitare dello stato fascista, che vedeva parte integrante del processo educativo fondarsi proprio sull’addestramento alla guerra.
È riprovevole che l’istruzione e lo sport, nati e votati alla pace e alla formazione della convivenza, vengano strumentalizzati al conflitto e all’irreggimentazione. Al contrario, crediamo sia importante promuovere forme di conoscenza che possano valorizzare i beni comuni e relazionali e che lo sport sia occasione di crescita delle soggettività secondo le proprie capacità e aspirazioni. Allo stesso modo si pensa che sia necessario lo sviluppo attività che diano possibilità di convivenza pacifica e coesione sociale.
Pertanto, contestualmente a spiegazioni urgenti, si sollecitano le amministrazioni competenti a procedere alla revoca in autotutela della concessione della palestra all’associazione che tiene i corsi di GDMI.
Fonte: Ufficio Stampa
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