Un identikit del potenziale volontario: cosa hanno in mente, come entrare in relazione con loro e come le organizzazioni di volontariato possono essere attrattive verso queste persone.
Questo tema è stato alla base del convegno di quest'oggi all'auditorium dell'Innovation Center di Firenze in Lungarno Soderini organizzato da Cesvot, Regione Toscana e Università di Pisa.
"Sentirsi parte. Il volontariato dalla dimensione individuale a quella collettiva" è il titolo del'evento, cruciale, non solo per gli enti del terzo settore della nostra regione, ma per la tenuta e la salute dell’intera società.
"Dopo la pandemia, i volontari e le volontarie sono tornate al periodo pre-pandemico - commenta Andrea Salvini, docente di Scienze Politiche all'Università di Pisa -, il covid ha influito molto ma adesso i toscani mostrano un rinnovato interesse verso il volontariato. Per arrivare alla partecipazione, dobbiamo distinguere chi è coinvolto da chi esprime disponibilità ma ancora non ha avuto possibilità di esprimersi. Il grosso lavoro dovrà essere fatto dalle organizzazioni di volontariato, coinvolgendoli in progetti che possano essere interessanti e attrattivi. L'identikit del volontario potenziale? Pensano a un volontariato non esigente, che concili i tempi con quelli del lavoro, della famiglia e dello studio. Può creare difficoltà per chi organizza servizi strutturati".
“Questo convegno è l’occasione per confrontarsi sul futuro del volontariato - spiega Luigi Paccosi, presidente Cesvot -, capire chi sono i potenziali volontari e come intervenire per fare in modo che la loro spinta di cittadinanza attiva e solidarietà non vada dispersa ma possa mettere in circolo nuove energie per l’intera società. Questa ricerca mostra che tanti toscani sono disposti al volontariato. Durante il covid abbiamo visto anche del volontariato 'fluido', spontaneo, individuale, e come Cesvot ci chiediamo come intercettare queste disponibilità. Speriamo che assieme alle istituzioni possiamo rinnovare le associazioni, rendendole sempre più disponibili all'accoglienza. Le strade concrete da percorrere sono fare iniziative come quelle sul protagonismo giovanile per fare esperienza di volontariato, così si capisce che quel che diamo è molto meno di quel che riceviamo” .
“Quando si dice che il volontariato rappresenta un patrimonio insostituibile, per il Paese e in particolare per la Toscana, che è una delle regioni con il più alto tasso di partecipazione, si rischia forse di non comprendere bene cosa questo significa. C'è entusiasmo da parte delle giovani generazioni, non si fanno piccole azioni ma si creano alleanze. Ogni volontario contribuisce alla qualità della vita delle nostre comunità. Programmeremo meccanismo di accesso al volontariato come il servizio civile e dobbiamo ribadire che il volontariato toscano fa molte cose. Spesso pensiamo che sia rivolto solo al mondo sociosanitario, ma il volontariato fa anche altro: ambiente, diritti civili, cooperazione internazionale. Il tempo che dedicate è il tempo che ritroverete. E le competenze che il volontariato dà sono uniche. Senza il supporto del volontariato al sistema sociosanitario tanti importanti servizi alla persona non sarebbero possibili, così come senza i circoli o le associazioni di promozione sociale le nostre comunità si svuoterebbero di tante iniziative solidali e occasioni di socialità. Gli esempi potrebbero continuare, dalla cooperazione internazionale fino alle associazioni che si occupano di sport per tutti”, dichiara l’assessora regionale alle politiche sociali e al terzo settore Serena Spinelli.
La tavola rotonda
Il convegno si è aperto con i saluti istituzionali di Luigi Paccosi, presidente Cesvot, Bernard Dika, portavoce del presidente della Regione Eugenio Giani, presidente Regione Toscana. In apertura, l relazione di Andrea Salvini, professore di Sociologia generale, Dipartimento di Scienze politiche, Università di Pisa, intitolata “Ripensare il volontariato. Dilemmi e scenari possibili”. Il convegno è proseguito con la tavola rotonda moderata da Elisabetta Soglio, responsabile “Corriere della Sera Buone Notizie” che ha coinvolto Tania Cappadozzi, prima ricercatrice Istat; Adriana Schiedi, professoressa di Pedagogia generale e sociale, Dipartimento Jonico in Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo, Università di Bari Aldo Moro; Francesco Vasca, professore di Automatica, Dipartimento di Ingegneria, Università del Sannio; Gabriella Punziano, professoressa di Sociologia generale, Dipartimento di Scienze sociali, Università di Napoli Federico II; Riccardo Bonacina, founder and editorial coordinator di “Vita non profit”; Gianluca Mengozzi, portavoce Forum Terzo settore Toscana; Paolo Balli, direttore Cesvot; ha concluso i lavori Serena Spinelli, assessora alle Politiche sociali, Regione Toscana.La differenza dei potenziali. Come cambia la propensione dei cittadini toscani al volontariato” pubblicata da Cesvot e condotta da Andrea Salvini del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Il volume si divide sostanzialmente in due parti. La prima è dedicata interamente alla presentazione dell’indagine e dei suoi risultati. La seconda parte è costituita dai contributi di Riccardo Bonacina, Riccardo Guidi, Gabriella Punziano, Adriana Schiedi, Francesco Vasca.
Studiare la propensione al volontariato e le caratteristiche dei “volontari potenziali” diventa rilevante alla luce delle dinamiche di riduzione della quota dei cittadini toscani che dichiarano di svolgere attività di volontariato in organizzazioni: secondo i dati Istat, nel 2007 tale quota era pari all’11,1% sul totale della popolazione, nel 2019 tale quota scende al 10,5% (344mila volontari in organizzazioni) e nel 2021 al 7,9% (258mila volontari in organizzazioni). L’indagine ci aiuta a comprendere essenzialmente il bacino di cittadini che, se opportunamente intercettati e motivati, potrebbero decidere di impegnarsi nel volontariato organizzato, in modo che gli enti del terzo settore siano in grado di porsi e proporsi nei confronti dei nuovi volontari. Ecco in sintesi i principali risultati emersi dall’indagine che ha una popolazione di riferimento costituita dai cittadini toscani compresi tra 18 e 70 anni:
1) la stima della popolazione che svolge attività di volontariato in ets. Si tratta del 10,7% (in valore assoluto, 262.017 cittadini). Si tratta di un dato importante e positivo, perché si allinea al dato Istat del periodo della pandemia; 2) la stima della popolazione che svolge attività di volontariato ma non in ets. Si tratta del 5,9% (in valore assoluto, 144.476 cittadini); 3) la stima dei volontari potenziali. Si tratta del 20,8% della popolazione (in valore assoluto, 510.371 cittadini) Altissima tra i rispondenti disponibili a svolgere volontariato la fascia giovanile dai 18 ai 24 anni che arriva al 36,9%. Le preferenze relative ai settori di intervento sono: assistenza sociale e protezione civile (21.9%), cultura, sport e attività ricreative (21.9%), sanità (15.8%), ambiente (14.5%) e istruzione e la ricerca (11%).
La percentuale dei volontari potenziali si riduce a 7,1% (173.144 cittadini) se si considerano solo coloro che si dichiarano disponibili “senza condizioni”, e che dunque potrebbero essere “pronti”, se adeguatamente intercettati dalle organizzazioni, a operare in un ets. 4) le condizioni (principali) che non consentono ai volontari potenziali di tradurre la propria disponibilità (potenziale) nella decisione effettiva e concreta di impegnarsi in attività di volontariato in ets. Tali condizioni riguardano la difficile compatibilità con gli impegni familiari (30.5%) e di lavoro (33.7%); 5) l’eventuale preferenza (da parte dei cittadini che non svolgono volontariato) a svolgerlo in ets o in modalità alternative (non organizzate). Il 40% della popolazione toscana, se dovesse decidere in futuro di fare volontariato, lo farebbe in un ets. Il 37%, se dovesse decidere di fare volontariato, lo farebbe in forme non organizzate.
I volontari potenziali
Cosa chiedono i volontari potenziali? Flessibilità sui tempi (30,8%), innovazione nell’organizzazione e nei progetti (19,3%), valorizzazione delle proprie competenze (19,1%), coinvolgimento nelle attività di informazione su attività e iniziative (15,2%).
Quello che emerge dalle risposte all’indagine è che oggi fare volontariato è sì un’espressione pragmatica di solidarietà e di utilità sociale che tuttavia deve combinarsi con il benessere personale; il sacrificio è sostituito dalla gratificazione, la dedizione è sostituita dalla discontinuità, cioè dalla necessità di rendere compatibile l’attività di volontariato con le altre attività della propria vita.L’appartenenza si realizza senza “identificazione” nei valori dell’associazione. Infine, la gratuità viene riconsiderata alla luce dei costi che i volontari si assumono nello svolgimento delle attività volontarie, costi di cui sempre più spesso si chiede una qualche forma di compensazione (monetaria o meno). Il volontariato in organizzazione diviene così una modalità tra le molte possibili, di realizzazione identitaria e personale. Le statistiche cominciano a raccontare dell’esistenza di un volontariato diverso più confacente alle sensibilità attuali, quello chiamato “personale” o “fai da te”, e comunque non svolto in organizzazioni e non in ets.
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