Un lungarno intitolato a Gabriele Chelazzi, pm delle indagini sulla strage dei Georgofili

Gabriele Chelazzi
Gabriele Chelazzi

Tra il 27 maggio e il 27 luglio 1993 l’Italia pianse dieci innocenti, decine di feriti e danni irreparabili al patrimonio artistico. A 30 anni di distanza le ragioni di quella strategia terroristica, che oltre Firenze colpì Roma e Milano, sono state quasi del tutto individuate: gli uomini che azionarono le autobombe in nome e per conto di Cosa Nostra, e chissà per quali altri mandanti, volevano costringere lo Stato a far marcia indietro sul ‘carcere duro’ per i boss mafiosi e sulla legge sui collaboratori di giustizia.

A 20 anni dalla scomparsa, il Comune di Firenze ricorderà Gabriele Chelazzi, il pubblico ministero che ha coordinato le indagini sulle autobombe del ’93-‘94: l’attentato a Maurizio Costanzo (a Roma), la strage di via dei Georgofili a Firenze e quella di via Palestro a Milano e le due di Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro (oltre al fallito attentato allo stadio Olimpico del 31 gennaio 1994 e al collaboratore di giustizia Salvatore Contorno nell’aprile di quello stesso anno).

A Chelazzi verrà intitolato un tratto dei lungarni, a Varlungo, vicino a Ponte Paolo Borsellino e Ponte Giovanni Falcone. Lo ha deciso questa mattina la giunta approvando l'apposita delibera presentata dall'assessora alla toponomastica e alla cultura della memoria Maria Federica Giuliani.

"Un grande magistrato e un grande fiorentino - ha dichiarato il sindaco Dario Nardella - dotato di un'intelligenza che non ha mai voluto ostentare in interviste o davanti alle telecamere ma che lo ha sempre guidato in tutte le sue inchieste, note a tutti per essere serene ed affidabili. Un pubblico ministero che ha indossato la toga senza rinunciare alla sua profonda umanità".

"Firenze è riconoscente per sempre questo magistrato di grande rigore morale e professionale, profondo senso dello Stato e attaccamento alle istituzioni - ha sottolineato l'assessora Giuliani - grazie al suo lavoro, e a quello dei colleghi Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, boss come Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro e gregari di Cosa Nostra sono stati condannati definitivamente quali mandanti ed esecutori di una stagione di terrore che non ha uguali nella storia della nostra Repubblica".

"Chelazzi - ha ricdordato l'assessora - è stato il motore, la mente e l'anima di quella inchiesta alla quale ha lavorato ininterrottamente, giorno e notte, fino a poche ore dalla sua morte. Conservare la memoria del suo lavoro non è un compito che spetta solo ai magistrati: è un dovere di tutti noi".

Il processo per si aprì davanti alla corte d'assise di Firenze il 12 novembre 1996 e si è chiuso in Cassazione il 6 maggio 2002: un ‘record’ nell’Italia delle stragi impunite.

Negli ultimi anni Chelazzi era entrato a far parte della direzione nazionale antimafia ed era stato distaccato nel capoluogo toscano per seguire ulteriori indagini sulle stragi mafiose: i cosiddetti ‘mandanti a volto coperto’ come li definì l’allora procuratore di Firenze Vigna.

Chelazzi ha anche condotto tutte le indagini sulla colonna toscana delle Br degli anni Settanta e poi, negli anni Ottanta, sulle Br-pcc. C'è il suo nome nelle condanne per l'omicidio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti.

É morto per infarto, a Roma, nella notte fra il 16 e il 17 aprile 2003, ed è stato insignito del Fiorino d’Oro.

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