Tassista morto dopo pestaggio, condannati a 4 anni due 28enni: "Tentarono rapina e non furono provocati"

Gino Ghirelli
Gino Ghirelli

Per la Corte di Assise di appello di Firenze non ci sarebbe "nessuna attenuante" per i due 28enni che mandarono in coma irreversibile il tassista Gino Ghirelli, 67 anni, la sera del 12 luglio 2017 in piazza Beccaria a Firenze; l'uomo morì dopo due anni di ospedale. Secondo la corte, ribaltando la sentenza in primo grado, fu proprio il tassista ad essere provocato e ci fu un tentativo di rapina da parte dei due giovani.

I giudici del secondo grado, con la sentenza dello scorso 1 febbraio, hanno quindi condannato per omicidio preterintenzionale, a 4 anni e 8 mesi, gli imputati Nicola Fossatocci, di Campi Bisenzio, e Houman Ajamy Abbasalizadeh, di origine iraniana e abitante a Signa.

"È provato - si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna - che i due colpirono Ghirelli dopo aver tentato di portargli via il portafogli" e non che reagirono a una presunta provocazione del conducente di piazza.

"Ghirelli stava subendo un tentativo di sottrazione del portafogli. Si era posto in una posizione di difesa, da pugile, di fronte ai clienti che, terminata la corsa in taxi, non solo avevano cercato di sottrargli il portafogli ma non volevano pagare il corrispettivo, lo irridevano e lo provocavano con battute affermando che non lo avrebbero pagato e che sarebbero fuggiti", questa la ricostruzione della corte.

In primo grado fu riconosciuta l'attenuante della provocazione, ma adesso la corte d'Assise esclude dalle ricostruzioni e la cancella dalla sentenza ribaltando l'andamento dei fatti: furono i due 28ennei a provocare il tassista e non il contrario. Per la corte d'assise d'appello non sarebbe stato considerato in primo grado anche un "particolare imprescindibile", ossia la chiamata di Ghirelli alla centrale per raccontare del tentativo di rapina, affermazione ritenuta credibile dai giudici.

La vicenda processuale

Quando Ghirelli era ancora in vita ci fu un primo processo per lesioni gravissime permanenti. Nella sentenza di primo grado il gip assolse entrambi i giovani imputati il 9 novembre 2018 in rito abbreviato dall'accusa attribuendo loro la giustificazione della legittima difesa e scrivendo in sentenza che la "reazione" di uno dei due imputati "era proporzionata all'offesa" mentre "il colpo inferto appariva come reazione al fatto ingiusto altrui ed è pertanto da ritenersi legittimo". Il pm aveva chiesto invece 6 anni.

Quando però il tassista morì la procura avviò un'altra inchiesta per omicidio preterintenzionale, aprendo un'altri fascicolo di inchiesta. Il conseguente processo, sempre in rito abbreviato, portò il 14 aprile 2022 aduna condanna a 3 anni e 1 mese. Anche in questo caso il pm chiedeva 6 anni e 8 mesi. Furono riconosciute le attenuanti generiche, oltre quella di aver agito in risposta a una provocazione.

La sentenza in appello, però, smentisce questa tesi e dà una nuova lettura dei fatti.

 

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