Annunziata Fedora Mancini compie 100 anni, festa al circolo di Brusciana

Raccontare i cento anni di una persona è sempre un onore. Entrare in possesso dei suoi ricordi anche di quelli dolorosi è un privilegio. Ma ricevere per scritto, di suo ‘pugno’, la storia della sua vita è straordinario. In poche righe, questa è Annunziata Fedora Mancini, che oggi, domenica 26 febbraio 2023, ha spento cento candeline, festeggiata al Circolo Arci di Brusciana, con i suoi adorati familiari, nipoti, bisnipoti, parenti e tanti amici.

Gli auguri sono arrivati anche dall’amministrazione comunale rappresentata dal presidente del Consiglio comunale, Alessio Mantellassi, che le ha consegnato un omaggio floreale e una pergamena ricordo.

Annunziata Fedora ha un motto che recita come un ‘mantra’: “Non aspettare domani per quello che puoi fare oggi”.

"Ho frequentato le elementari a Monterappoli fino alla IV perché la V non c’era – scrive la festeggiata, nata a Grassellino a Molin Nuovo, di famiglia numerosa dedita alla coltivazione della terra – Durante la Seconda Guerra Mondiale abbiamo ospitato tanti sfollati, eravamo più di cinquanta persone. Lavoravamo nei campi anche sotto i bombardamenti. I Caccia passavano due volte al giorno, bombardavano la strada e la ferrovia e ci nascondevamo nelle fosse. La notte si dormiva in cantina dentro i tini con la paglia che serviva da materasso e sembrava di essere più al sicuro. Ricordo che nel ’43 avevo venti anni, il 13 luglio i tedeschi mi volevano portare a San Giusto all’ospedale militare per farmi fare la crocerossina. Avevano una moto con il carrozzino accanto per portarmi via. Per fortuna con l’intervento della mia mamma, mi hanno lasciata libera ma ho avuto tanta paura. Dopo questo siamo sfollati tutti in Ormicello. Avevamo fatto il rifugio in una grotta ma le bombe arrivarono fino a lì. Ricordo che si ruppe anche la damigiana dove avevamo l’acqua per bere. A fine guerra tornammo tutti a casa sani e salvi".

Annunziata Fedora si sposò con Orfeo Rosselli nel ’48 e dopo nove anni di matrimonio ebbero una figlia, Grazia. Si trasferirono a Ponte a Elsa dove lavorò in una casa vinicola fino alla pensione.

Una donna molto lucida nei racconti scolpiti della Guerra e nelle passioni che porta avanti ogni giorno: dal ricamo al fatto a mano all’uncinetto fino alla coltivazione del suo amato orto di cui si prende cura da quando nel 1989 è rimasta vedova.

"Mia mamma è un fiume in piena e vederla scrivere la sua storia lo dimostra pienamente. Gode di ottima salute e io le auguro tanti anni ancora da vivere con le sue passioni. Ama scrivere proverbi, barzellette, fatti di cronaca e avvenimenti. Suo padre, Palmiro Mancini, morì durante l’alluvione del ’66 e lo ha voluto ricordare con un racconto-testimonianza pubblicato nel libro ‘L’Arno raccontato: tra cronaca e immaginario, 1966-2006’ e anche nel volume ‘Piovve sul bagnato’. A lui, a Brusciana, grazie a mia mamma e all’amministrazione comunale è stato intitolato il giardino pubblico adiacente alla ferrovia e alla Casa del Popolo, in sua memoria", le parole della figlia Grazia.

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