Esasperare la competizione, mettendo al centro di tutta l’attività giovanile la ricerca ossessiva del risultato a discapito della formazione dei ragazzi, induce gli addetti ai lavori a comportamenti spesso poco etici e soprattutto poco rispettosi del “bisogno” di crescere che hanno i giovani. È da qui che nasce l’esperienza di Calcio Fair Play Toscana, un progetto di cui il direttore generale del Castelfiorentino United Andrea Vaglini è fondatore. Il movimento è composto da addetti ai lavori di varie province e nasce da una condivisione di idee che si è manifestata e concretizzata durante la prima pandemia, quando tutti si chiedevano non quando e come saremmo ripartiti, ma se saremmo riusciti a farlo. Non rappresenta le società di appartenenza, ma le persone che le compongono ed è aperto a chiunque voglia farne parte purché condivida e approvi i principi che caratterizzano lo statuto dell’associazione stessa. Il Castelfiorentino United, con l’arrivo di Vaglini, ha scelto di portare avanti questa filosofia. Oltre al direttore generale hanno infatti aderito anche i dirigenti Luca Trevisan, direttore sportivo, e Fabio Cresci.
"Nessuno – dice lo stesso Vaglini – pensa di essere più bravo degli altri o ad avere la paternità di ciò che è giusto o non giusto fare. Quello che pensiamo è che attuando le azioni e i comportamenti che noi riteniamo eticamente giusti, si possa stemprare e contribuire a distendere un clima che negli ultimi anni è andato sempre più inasprendosi e riportare i toni del calcio giovanile a un livello più mite. E soprattutto riportare al centro dell’attività’ giovanile quello che dovrebbe essere il primo comandamento per chi svolge questo tipo di lavoro: la formazione dei ragazzi, dove per formazione non si intende esclusivamente il mero aspetto tecnico-tattico e addestrativo legato alla pratica calcistica, ma bensì il creare quella “cultura” sportiva della quale si sente spesso parlare come “lacuna” dei nostri atleti e dei nostri addetti ai lavori”.
Il movimento ha realizzato a tale scopo un codice di comportamento detto “Codice deontologico della direzione sportiva di una società di calcio giovanile dilettantistica”, al quale anche il Castelfiorentino United aderisce, che detta i principi gestionali ai quali dovrebbe ispirarsi un responsabile di settore giovanile. “E’ vero – dice Vaglini – che noi formiamo dei possibili futuri calciatori, ma è ancor più vero che cresciamo dei futuri uomini e cittadini di una società civile, questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Invece, purtroppo, siamo arrivati a un punto di "stress" talmente evidente che anche solo elencarne alcuni aspetti può apparire superfluo. Ragazzi poco più che tredicenni che arbitrano partite di loro coetanei aggrediti verbalmente e fisicamente spesso da persone adulte, genitori che si offendono e talvolta si picchiano in tribuna, partite di ragazzi che sempre più spesso terminano in risse da far west, aggressioni ed agguati ad atleti, arbitri e genitori nei parcheggi antistanti i campi sportivi. Allenatori di squadre giovanili valutati solo in funzione dei risultati ed esonerati con facilità disarmante se i risultati stessi non arrivano. Più in generale, un clima di tensione troppo esasperata, che ahimè si comincia già a respirare fin dalla scuola calcio e che, automaticamente complica il lavoro ad ognuna delle componenti che regolano l’attività sportiva di un ragazzo: noi addetti ai lavori, i tecnici, i genitori e i ragazzi stessi tutti quanti non viviamo oramai più il “nostro” calcio come una gioia e un divertimento, ma spesso come un peso e un macigno insormontabile da sollevare”.
Per questo a Castelfiorentino si è scelto di lavorare ad un progetto che riporti al centro dell’attività calcistica il divertimento e quella sana competizione sia interna che esterna al gruppo squadra, che metta al centro di ogni cosa l’esigenza del ragazzo e la sua “formazione “ sia calcistica che comportamentale .
Fonte: Ufficio Stampa
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