Cinema e teatri, in commissione regionale le richieste dall'Empolese Valdelsa

Nuovo appuntamento in commissione Istruzione e cultura presieduta da Cristina Giachi (Pd) per l’approfondimento sugli Stati Generali con le audizioni del comparto residenze artistiche e cinema e audiovisivi.

“Valutiamo tutti i settori nei quali è necessario intervenire – ha ricordato la presidente Giachi – nell’ambito della revisione della legge 21, la legge quadro sulla cultura in Toscana e quindi audiamo i comparti interessati, insieme ai soggetti che attuano e progettano le politiche regionali per capire cosa è necessario provvedere e quali sono le esigenze del settore. Il tema è quello di rendere tutti consapevoli che la cultura non è un centro di costo per un bene ma che è un investimento strategico in un settore che produce economia, creatività, impresa, lavoro e benessere anche fisico per i cittadini”. “La Toscana eredita un patrimonio di tradizione e ha un ruolo pioneristico in Italia” e questo “responsabilizza gli operatori e ci chiama a valutare se le nostre politiche siamo all’altezza dei tempi e dell’innovazione tecnologica”.

Il primo a parlare è stato Renzo Boldrini, coordinatore delle residenze artistiche toscane (RAT) e fondatore di Giallo Mare Minimal Teatro di Empoli, che ha spiegato l’importanza della residenza che “immagina i nostri piccoli o medi teatri come case, abitati grazie a convenzioni tra più soggetti”. “La strategia del lavoro delle residenze è l’idea di prossimità, di stare nei cuori dei territori e di fare attività non solo per agevolare e qualificare la domanda del consumo di prodotti culturali ma per essere presidi culturali dove si sperimenta il linguaggio del teatro e si incontrano gli artisti”. Boldrini ha ricordato l’importante patrimonio teatrale della Toscana con circa 200 teatri attivi e dove già “nel ’90 si realizzò il progetto ‘teatri abitati’”. Riguardo al presente, “oggi – ha aggiunto – si parla di 31 imprese di teatro e danza professionali che gestiscono, con 52 comuni in convenzione e con ben 128 in forme di collaborazione fattiva, e abitano 135 spazi diversi (non solo teatri ma anche biblioteche, musei) questo dimostra la capacità delle residenze di un radicamento forte non solo dentro i teatri ma nel sistema territorio”. E poi alcuni dati, nel 2022 le repliche realizzate da queste residenze “sono state 2671 (951 in più del ’21)”, “mille 941 le attività di spettacoli” e sul lavoro, “sono mille e 131 le persone che hanno trovato un rapporto di lavoro nel 2022 nelle residenze e che sono riuscite a guadagnare circa 5mila euro l’anno”. Si tratta di luoghi dove “non solo si produce ma si programma e si forma”, si può parlare di “radicamento progettuale sui territori e nomadismo qualificato dei prodotti”. “Nel concepire il nuovo dispositivo legislativo – ha concluso – occorre salvaguardare l’esperienza delle residenze come forme unicellulari ma anche immaginate come possano diventare elementi di rete” e “si deve sostenere l’idea che questa esperienza si determinarsi anche nelle altre province della Toscana, di Grosseto, Pistoia e Massa Carrara”.

Alla sollecitazione della consigliera Luciana Bartolini (Lega) sul motivo per cui tre province, tra le quali Pistoia, non sia nella rete delle residenze, Boldrini ha replicato che “ci sono realtà che hanno un sistema territoriale già forte e significativo come l’associazione teatrale pistoiese o il Funaro”.

Da parte dei rappresentanti di Toscana Film Commission è stato fatto presente che il settore dell’audiovisivo è “una vera industria creativa che ha necessità di un confronto costruttivo con la Regione”. “Negli ultimi anni in Toscana – ha detto Stefania Ippoliti - non si riesce a far accettare l’idea che nel settore ci siano aziende di produzione e di servizio che hanno bisogno di cure” e che si tratta di un settore che impiega “molte capacità professionali e di imprese”. Si è ricordato il piccolo risultato, di “6milioni di euro fino al 2027 per bandi di attrazione delle produzioni” per una “Toscana che crea situazioni favorevoli all’occupazione e al lavoro”. Rammarico invece, è stato espresso perché non si è immaginato di intervenire con il Por Fesr rispetto alla crescita delle imprese dell’esercizio cinematografico che necessita un intervento pubblico.

“Per questa Regione l’esercizio cinematografico è invisibile, non esistiamo – ha detto Fabrizio Larini presidente Anec regionale (associazione nazionale esercenti cinema) – e si tratta di un settore con 270 schermi in Toscana con oltre mille dipendenti e che rappresenta un elemento identificativo non solo dal punto di vista culturale ma di socializzazione”. Larini ha ricordato “in Toscana siamo in difficoltà sugli investimenti, le nostre sale sono indietro, siamo ancora al cartaceo, non abbiamo spazi per pubblicità digitale, non andiamo verso l’innovazione”.

Mario lorini, presidente nazionale dell’esercizio cinematografico e gestore del Cinema Boccaccio di Certaldo, ha affermato con dispiacere “la Regione Toscana mette in campo 150mila euro per la sala Vieusseux e 150 mila euro per la mediateca per la formazione”, riguardo al fondo sui ristori per le perdite per il periodo di chiusura “le sale hanno ricevuto 497mile euro” e ancora “nel 2021 avevamo chiesto che nel Por-fesr fosse inserito il cinema audiovisivo ma non siamo riusciti a capire se le imprese cinematografiche siano state inserite o no”.

Emanuele Nespeca ha ribadito la necessità di scrivere “una legge cinema” ed “intervenire per sviluppare una rete in ogni provincia del territorio di micro e piccole imprese che producono contenuti audiovisivi”. Infine, “un occhio va alla formazione perché la Toscana manca di figure professionali nel settore”.

“Il problema è proprio - è intervenuta la presidente Giachi – che non siete considerati imprenditori e siete finanziati solo sui bilanci dell’offerta culturale; i cinema, invece, vanno considerati come imprese con funzione culturale per poter agganciare il sostegno imprenditoriale, le risorse per gli investimenti e gli adeguamenti tecnologici”. “Abbiamo lavorato per riattivare l’attenzione dal punto di vista culturale ed imprenditoriale sul tema dell’esercizio cinematografico e audiovisivo e – ha concluso Giachi - siamo orientati ad inserire un capo nuovo per il cinema nella legge 21”, “occorre lavorare sui finanziamenti dell’Unione europea”.

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