Un uomo normale che – come tanti – si è ritrovato nell’abisso dell’orrore nazista, riuscendo per fortuna a sopravvivere ai campi di prigionia del Terzo Reich: ieri (28 gennaio) – nella sala consiliare del Comune di Montopoli Valdarno – è andata in scena l’iniziativa (in occasione del Giorno della Memoria, celebrato venerdì) di sensibilizzazione sul dramma della deportazione, grazie alla regia dell’associazione culturale Arco di Castruccio e che ha visto la sala consiliare piena. Un tutto esaurito benaugurante per l’associazione montopolese, che nelle prossime settimane renderà note le future iniziative nell'ambito culturale ma non solo.
Andrea Mancini - direttore artistico de “La conchiglia di Santiago” - ha colloquiato coi familiari di Renato Sani, il quale nel 2006 aveva scritto un diario sulla sua prigionia, dal titolo “Cronaca di un uomo normale. Diario di prigionia 1943 – 1945” (edito da Titivillus). Renato era cattolico e ha fatto il falegname tutta la vita, ha suonato fino all’età di 92 anni l’organo nella pievania cittadina e cantava nella corale Balducci di San Miniato. Il libro è un racconto dedicato ai suoi amici di sventura, ricco di interviste che spiegano l’inferno dei campi. E un modo per raccontare – a chi per fortuna non era presente – il dramma di quell’esperienza.
Sani è venuto a mancare nel 2008 all’età di 93 anni; nel 2014 gli è stata conferita la Medaglia d’Onore alla memoria in qualità di ex deportato. L’evento è stato possibile grazie al contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e degli altri sponsor (Conad, Unipolsai – Chiara Cioni, Bertolini Marco Costruzioni, La Patrie, Menichetti Cioccolato); l’amministrazione comunale, invece, ha concesso il patrocinio.
A introdurre è stata la professoressa Laura Baldini, presidente del Centro Studi sul Tardo Medioevo e nel cda di Fondazione CRSM; questo dopo i saluti dell’assessore Alessandro Varallo, del coordinatore dell’Arco Marzio Gabbanini e del presidente della Fondazione Antonio Guicciardini Salini, tutti concordi nel ribadire l’importanza di iniziative di questo tipo. Baldini ha ricordato per sommi capi il dramma degli IMI (internati militari italiani) i soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943. Tra questi c’era appunto Sani, che finì nello Stalag XX A a Toruń, in Polonia. Mancini da par suo ha letto alcuni passi del libro “Cronaca di un uomo normale”, alla cui redazione aveva partecipato: l’armistizio, l’esercito allo sbando e Sani che viene caricato su un treno merci che lo condurrà in Polonia, al termine di un viaggio terribile dove anche soltanto mangiare e fare i propri bisogni diventava un’impresa; Sani sarebbe potuto tornare in Italia se avesse accettato di aderire alla RSI, ma si rifiutò e rimase internato. Qui vive mesi di privazioni e dolore, poi viene liberato dai russi ma finisce nuovamente in un campo di prigionia, stavolta proprio in Russia. A salvarlo la forza di volontà, la fede e la voglia di rivedere i suoi cari.
Molto toccante l’intervento del nipote di Sani, Fabrizio Chiesi, che ha sottolineato come il libro del nonno dimostri che la guerra non fa vincitori né vinti – a differenza dei libri di storia – perché provoca soltanto sofferenza, lutti e dolore da qualsiasi lato la si guardi. Gabbanini, infine, ha letto la testimonianza di un altro nipote, mentre le due figlie di Sani hanno chiuso l’incontro ringraziando tutti per la presenza e l'attenzione alla figura del padre.
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