Il primo passo verso il regolamento che definisce le modalità per i referendum è stato fatto. Si è riunita infatti giovedi sera la commissione affari generali a cui è stato dato questo incarico ed ha iniziato il proprio lavoro in un clima sereno e collaborativo da parte di tutti.
L’accelerata, come si sa, è stata data dopo la bufera gassificatore e dopo la richiesta da parte di Tpe, sostenuta da Fabrica comune e Cinque Stelle, di indire due referendum, uno consultivo sul gassificatore ed uno abrogativo su una delibera che riguarda l’ingresso di Empoli nella multiutility.
Di accelerata si tratta visto che, comunque, due anni fa è stata istituita una commissione speciale per la riscrittura e l’aggiornamento dello statuto comunale che è già arrivata a metà del proprio lavoro e che, quindi, avrebbe comunque affrontato anche la mancanza di questo regolamento.
Ma, siccome è naturalmente sempre in vita quello del 2002, per poter indire questi referendum richiesti è necessario avere un regolamento di dettaglio al quale, appunto, lavora la commissione suddetta secondo una modalità che ne fa un lavoro condiviso fra maggioranza ed opposizione.
Quando questo sarà terminato, la bozza passerà alla segreteria generale ed a quel punto, se la conferenza dei capigruppo è d’accordo, potrà saltare il passaggio del ritorno in commissione ed andare così in consiglio per l’approvazione, a quel punto, scontata.
In attesa del nuovo statuto, il comune colmerà così questa lacuna e si potranno convocare i due referendum secondo le modalità che lo stesso statuto già definisce.
Più della lettura tecnica è naturalmente importante quella politica che va inquadrata all’interno della vicenda gassificatore e comunque multiutility e soprattutto contestualizzata nell’anno che precede l’appuntamento elettorale amministrativo.
Per spiegare il concetto partiamo dalle cifre. Servono infatti 100 firme per presentare il quesito (e su questo nessun problema) ad una commissione formata dal segretario generale, un rappresentante dell’università ed il presidente del tribunale o un suo delegato.
A quel punto, se arriva il sì, vanno raccolte 3500 firme (e su questo qualche problema in più ma pur sempre fattibile) per chiamare gli empolesi alle urne sui due quesiti che sono già stati scritti. E qui si arriva al punto politico, diciamo pure la scommessa politica da parte di chi lo ha proposto perché, se si arriverà davvero a portare gli empolesi alle urne, il referendum sarà valido solo se voterà il 50% più 1 degli aventi diritto al voto che, nel 2022, erano 34.935. Tradotto in cifre, a spanne, sulle 18mila persone.
Ora, se il referendum fosse ipoteticamente stato fatto nei giorni caldi della vicenda gassificatore di gente a votare ce ne sarebbe stata sicuramente tanta ma, se si arriverà a poter scegliere di entrare in cabina (fra quanti mesi?), quanti prenderanno davvero la penna in mano?
Chi ha chiesto i referendum riuscirà per gli X mesi che separano da ora all’ipotetico momento elettorale a tenere alta la questione multiutility?
Altri punti interrogativi: detto e scritto che il gassificatore non si farà, quello consultivo per chiedere alle persone cosa ne pensano avrà senso fra X mesi?
Mettiamo poi che il referendum abrogativo sulla multiutility si faccia e che vada a votare il 51% degli aventi diritto, sicuri che questo comporterebbe l’uscita di Empoli dalla multiutility?
Quest’ultimo punto ci fa da tramite alla lettura politica che ha due facce: è ovvio che, se quest’ultima ipotesi diventasse realtà, sarebbe comunque un macigno su cui l’amministrazione dovrebbe riflettere ma se invece il quorum non fosse raggiunto o se il risultato fosse a favore della multiutility si stapperebbero bottiglie nelle stanze di via del Papa (magari a poca distanza dalle elezioni).
L’unica cosa certa è che Empoli, in un clima sereno, avrà un regolamento su questa materia che mancava da anni. Per il resto sono tanti solo i punti interrogativi.
Marco Mainardi
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