L'ex medico di famiglia Tesi: "Sanità al collasso, ridurre il carico di burocrazia"

(foto gonews.it)

Ormai come ex medico di famiglia in pensione dal primo gennaio di questo anno, leggo spesso sulla stampa quotidiana locale di disagi per i cittadini, mancanza di medici di famiglia, diversi pronto soccorso al collasso, guardia medica quasi inesistente e, proprio ieri, una ulteriore difficoltà per le richieste di trasporto sanitario da fare esclusivamente per computer.

È alquanto singolare che coloro che denunciano o fanno finta di non conoscere questi problemi, sono proprio quelli che, con il loro operato o omissioni, hanno creato questi disservizi e mi riferisco principalmente ai sindacati dei medici, agli Ordini dei Medici, ai dirigenti delle Asl e alla Regione Toscana con quasi tutti i politici che la governano.

Hanno voluto informatizzare la sanità come se fosse una scienza esatta quando invece è sempre stata un’arte medica e trasformare il paziente in un semplice numero senza considerare che nei decenni le malattie possono cambiare, ma un malato di oggi ha le stesse necessità di cento anni fa. Ma lo sapevano che gran parte dei nostri territori rurali sono sprovvisti di fibra o connessioni rapide ed affidabili?

Hanno voluto raggruppare tutti i medici di famiglia in medicine di gruppo, in poliambulatori, in Case della Salute e quant’altro per far sparire la figura del medico di famiglia in cambio di segretarie, infermieri, appuntamenti on line, prenotazioni e tutto ciò che potrebbe far lavorare meno spezzando così quel profondo rapporto di fiducia che lega il paziente al medico, confidando anche nel fatto che basta una mela marcia per corrompere tutte le altre sane.

Hanno voluto mettere il numero chiuso per accedere a Medicina favorendo la carriera dei figli di papà invece di dare la possibilità di diventare dottori anche a quelli più motivati ma meno fortunati. Non contenti hanno anche messo il numero chiuso per diventare medici di famiglia! Ed ora ci lamentiamo se mancano?

Sia ben chiaro che non voglio colpevolizzare i miei colleghi più giovani, né il personale paramedico o amministrativo, che stanno facendo miracoli per alleviare i problemi della gente e tenere a galla una barca che fa acqua da tutte le parti. Desidero invece denunciare il collasso della sanità Toscana che in questi 10 anni, da eccellenza nazionale, è giunta ormai ad un punto di quasi non ritorno.

Sono ben consapevole che è molto facile criticare l’operato altrui e ben più difficile essere propositivi, ma ci voglio provare anche se sembrerò populistico.

Vista la velocità con cui vengono emanati in continuazione nuovi regolamenti che affossano l’attività clinica dei medici, anche ospedalieri e di Pronto Soccorso, se con la stessa solerzia si riducesse della metà il carico burocratico, il medico di base si potrebbe dedicare di nuovo a quelle attività che fino a qualche anno fa erano di sua pertinenza e se tutti i giorni ogni medico potesse evitare un solo accesso all’ospedale, sarebbe già risolto il problema dei pronto soccorso e della carenza di posti letto.

Se poi i medici di famiglia, specialmente nelle zone rurali o spopolate, come la Garfagnana, la Maremma, la Valdicecina o, più vicino a me, piccoli paesi come Marti e Casteldelbosco, ritornassero ad operare singolarmente vicino ai loro assistiti si riapproprierebbero del loro ruolo fondamentale gratificato dalla riconoscenza della gente, dal miglioramento della sanità pubblica e dalla consapevolezza del bene svolto per tutta la comunità toscana.

Massimo Tesi, medico di famiglia in pensione

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