Una mattinata nel segno della storia e della memoria. Un momento dedicato alla riflessione su vicende umane e valori, con la volontà di ricordare chi ha perso la vita, strappato alla propria famiglia e alla propria quotidianità e deportato nei campi di concentramento. Oggi, martedì 10 gennaio 2023, il Palazzo delle Esposizioni prima e Largo della Resistenza poi hanno accolto un'iniziativa rivolta a tutta la cittadinanza e agli studenti del territorio per omaggiare, con la collocazione di nuove pietre d'inciampo, otto uomini, livornesi, alcuni sfollati. Qualcuno aveva ottenuto formalmente la residenza in città, altri ancora no. Furono arrestati a Empoli e deportati per ragioni politiche: Dino Benedetti, Pierino Bertellotti, Ermanno Calore, Alfredo Catanzano, Alfredo Nigiotti, Angelo Pensabene, Giosellino e Walde Rogai.
Questa giornata rappresenta una nuova tappa, la prima del nuovo anno, del percorso di collocazione delle pietre d'inciampo avviato nel 2022 quando ne sono state sistemate ventuno in memoria dei deportati empolesi lavoratori della Vetreria Taddei che non fecero ritorno a casa l’8 marzo 1944. Si tratta di un grande progetto nel cuore di ‘Investire in democrazia’ al quale Empoli ha aderito insieme agli altri cinque Comuni (Capraia e Limite, Cerreto Guidi, Fucecchio, Montelupo Fiorentino e Vinci), che hanno avuto deportati residenti nei propri territori e all’Aned, per entrare a far parte di un grande circuito culturale europeo e promuovere questa forma di memoria pubblica.
La giornata commemorativa ha preso il via al Palazzo delle Esposizioni, in piazza Guido Guerra, dove, alla presenza dei rappresentanti di autorità civili e militari e dei cittadini, dopo una breve introduzione da parte del presidente del Consiglio comunale di Empoli con delega alla Cultura della memoria, Alessio Mantellassi, sono intervenuti Brenda Barnini, sindaca di Empoli, Simone Lenzi, assessore alla Cultura del Comune di Livorno, Gunter Demnig, artista creatore delle pietre d'inciampo, e Roberto Bagnoli, presidente di ANED Empolese Valdelsa.
A loro il compito di illustrare l'impegno delle amministrazioni e delle associazioni, anche attraverso i linguaggi dell'arte, nel tenere viva la memoria e nel ribadire l'importanza di valori come la democrazia, di fronte a una platea di studentesse e studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado della città.
Studenti poi loro stessi promotori di una forte azione di ricordo e condivisione: in Largo della Resistenza, meta del corteo partito dal Palazzo delle Esposizioni e luogo scelto per la posa delle otto pietre d'inciampo, ragazze e ragazzi dell'Istituto Calasanzio e della Santissima Annunziata hanno dato voce alle storie di vita degli otto cittadini ricordati, affrontando il tema della deportazione al termine di un percorso formativo nato e sviluppato all'interno del progetto comunale "Investire in democrazia". Ad accompagnare le letture, la musica a cura del Centro Attività Musicali di Empoli.
Le dichiarazioni
"Grazie a tutti voi, bambini, ragazzi, insegnanti per essere qui: la vostra presenza è un valore aggiunto a questa mattinata, la vostra presenza fisica ed emotiva - ha sottolineato la sindaca Barnini - Tutte le volte che arriviamo a questi giorni che ci avvicinano al Giorno della Memoria mi interrogo su cosa possiamo fare come comunità e amministrazione per raggiungere l'obiettivo di non disperdere la memoria di questi fatti. Dopo tanti anni che viviamo in pace e democrazia, in un tempo in cui a ciascuno di noi è garantito il diritto di essere chi vuole, quei fatti sembrano impossibili invece sono accaduti qui e hanno coinvolto la stragrande maggioranza delle nostre famiglie. Più o meno in ognuna delle nostre famiglie possiamo trovare un frammento della storia della deportazione, della Resistenza, della guerra di Liberazione. Tutti disegnano il grande mosaico del 'da dove veniamo': questo è un valore profondo delle iniziative legate alla memoria. Oggi lo facciamo in un modo diverso grazie a questa grandissima idea delle pietre d'inciampo e alla presenza del Comune di Livorno: tra le tante storie che fanno parte della storia della deportazione della nostra città il fatto che ci siano queste otto persone andava celebrato in maniera adeguata. E' una storia profondamente triste e la tristezza va attraversata e accettata come tutti i sentimenti, perché ci insegna a non banalizzare il male e a non dare per scontato che quel male non torni mai più. Per questo c'è bisogno che ognuno continui a rappresentare un tassellino piccolo ma indispensabile del mosaico della memoria".
"Abbiamo scelto un luogo simbolico, Largo della Resistenza, per collocare queste otto pietre d'inciampo - ha evidenziato il presidente del Consiglio comunale di Empoli, Mantellassi - Vogliamo sottolineare il tema della Resistenza accanto a quello della deportazione politica. Oggi il Comune di Livorno ricorda cittadini che hanno lasciato la città per non tornare e noi ricordiamo cittadini che furono arrestati insieme agli empolesi e che persero la vita nei campi di sterminio. Una cerimonia, quella odierna, che ha senso anche perché vede due comunità camminare insieme. Ognuno ama la sua città, ma dobbiamo ricordare che siamo cittadini dello stesso mondo e, insieme, abbiamo il dovere di ricordare la sorte di chi finì la sua vita nei campi di concentramento".
"Grazie di cuore a nome della città di Livorno al Comune di Empoli che con questa iniziativa aiuta anche noi livornesi a ricordare questi nostri otto concittadini che qui trovarono un destino tragico - ha proseguito l'assessore alla Cultura del Comune di Livorno, Lenzi - Questi otto sfollati sono una parte di quei cittadini che sfollarono in tutte le campagne toscane, lasciando casa per cercare salvezza altrove. Sapere che nessuno lascia casa volentieri è un metro di giudizio che dobbiamo avere in mente anche quando valutiamo i fatti del presente. Le pietre d'inciampo servono a far sì che quando camminiamo e ne troviamo una sappiamo che una persona ha avuto una sorte tragica, una sorte che ci riguarda. Quando raccontiamo questa storia dobbiamo raccontarcela tutta perché riguarda anche noi italiani. La memoria deve guidarci nel presente: viviamo una società in cui godiamo di libertà e diritti che non sono stati un regalo, hanno comportato un prezzo di sangue enorme e per questo dobbiamo averli a cuore e dobbiamo essere orgogliosi di vivere in una società che consente diritti e libertà".
"L'autore delle pietre d'inciampo mi ha spiegato che nel corso del 2023 sarà posta la centomillesima in tutta Europa, segno che la volontà di mantenere viva la memoria è diffusa a livello europeo - ha affermato il presidente dell'Aned Empolese Valdelsa, Bagnoli - Ringrazio le istituzioni, i familiari dei deportati presenti, ringrazio i ragazzi presenti e ringrazio gli insegnanti che, con la volontà di partecipare al progetto Investire in democrazia, mostrano sensibilità nei confronti del mantenimento della memoria. Il progetto Pietre d'inciampo è iniziato lo scorso anno: sono state poste 21 pietre, una per ognuno dei deportati della Vetreria Taddei: quei deportati avevano commesso un 'errore', partecipare agli scioperi dell'8 marzo. Sono stati deportati e uccisi nei campi di concentramento per aver scioperato, una cosa che oggi è inconcepibile in un Paese dove c'è democrazia. Quest'anno proseguiremo con questo progetto per porre pietre d'inciampo per tutti i deportati. La pietra è un monumento piccolo e diffuso nel contesto cittadino: permette di riflettere, dà spunto per approfondire, restituisce un nome e dignità alle persone".
"Grazie per l'organizzazione di questa iniziativa perché da solo non potrei fare niente: ci vogliono luoghi e persone perché le pietre d'inciampo vengano installate - ha concluso l'artista, Demnig - Sono felice di ogni singola pietra che si aggiunge a tutte le altre, di ogni luogo e Paese che si aggiunge a tutti gli altri. L'obiettivo che sta dietro al progetto è che in ogni luogo dove nazisti e fascisti in genere hanno devastato luoghi e popolazioni vengano installate le pietre. Quest'anno sarà installata la centomillesima pietra non so ancora dove, saranno coinvolti 31 Paesi in Europa. Quello che fa piacere qui è la presenza di tanti giovani che vogliono sapere come è potuto succedere qualcosa così. Grazie".
Fonte: Comune di Empoli - Ufficio stampa
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